Il Messaggero, 26 giugno 2016
Cambiare l’Italicum sarebbe un autogol per Renzi, dice il professor D’Alimonte
Il professor Roberto D’Alimonte è considerato l’ispiratore dell’Italicum, ovvero il regista tecnico della nuova legge elettorale che, come quasi nessuno ricorda, entrerà in vigore fra pochi giorni: il primo luglio. L’Italicum, com’è noto, prevede il ballottaggio fra le due liste più votate purché nessuna raggiunga il 40% al primo turno. A lui giriamo le mille domande che tutti si fanno dopo i risultati dei ballottaggi di domenica scorsa.
Professore, l’idea renziana del ballottaggio fra due liste (e non fra due coalizioni) inserita nell’ultima versione dell’Italicum è davvero un gigantesco favore al Movimento 5Stelle? O, se preferisce, un clamoroso autogoal?
«Io ci andrei piano con queste affermazioni».
Nessuna autocritica?
«Nessuna. Ma non per protervia e vorrei spiegare perché».
Prego.
«Iniziamo col dire che l’idea del premio di maggioranza alla lista, e quindi di un sistema basato sulla competizione tra liste singole e non tra coalizioni, fu accettata all’epoca sia dai centristi di Alfano che da Berlusconi. Entrambi però da qualche tempo hanno cambiato idea e vorrebbero il ritorno al premio di coalizione. E su questo punto sono in compagnia di tutti gli altri partiti ad esclusione del M5s. L’idea dietro questa proposta è quella di favorire la formazione di una coalizione di centro-sinistra e di una di centro-destra che escluderebbe il M5s dal ballottaggio, vista la sua indisponibilità ad allearsi con altri. Se fossi in Renzi però non seguirei questi suggerimenti».
Perché?
«Il voto alla lista semplifica la competizione e la formazione dei governi. Inoltre cambiare ora, dopo le comunali, la legge elettorale farebbe pagare a Renzi un prezzo politico altissimo su due fronti».
Quali?
«Primo: tornare al premio di coalizione sarebbe un segnale di debolezza. Gli elettori lo vedrebbero come il tentativo maldestro di cambiare le regole del gioco per paura di perdere. Questo sarebbe il primo regalo al M5s».
E poi?
«Secondo. Dato che questa modifica farebbe comodo al centrodestra, alla minoranza Pd e alla sinistra a sinistra del Pd farebbe risaltare ancora di più la diversità del M5s rispetto a quelli che molti elettori considerano il vecchio establishment partitico da rottamare. E questo sarebbe il secondo regalo al Movimento». L’ex sindaco di Torino, Piero Fassino, però sembra suggerire una riflessione anche sul ballottaggio e non solo sul premio alla lista.
«Questa modifica sarebbe ancora più negativa. Eliminare il ballottaggio equivale a tornare all’ingovernabilità. Faccio un esempio: se il consiglio comunale di Roma fosse stato eletto con un sistema proporzionale ora ci sarebbero una ventina di consiglieri M5S sui 48 totali».
E quindi?
«Sarebbe impossibile eleggere il sindaco e si tornerebbe a votare. Oppure si dovrebbe fare una coalizione dal Pd a Fratelli d’Italia. Davvero vogliamo tornare ai tempi in cui sindaci e presidenti del consiglio duravano in carica una decina di mesi e i piccoli partiti i Ghino di Tacco’ – avevano diritto di vita e di morte sui governi?».
I detrattori del ballottaggio sostengono che sia una forzatura eccessiva.
«È esattamente il contrario: il ballottaggio esalta la democrazia. Dà agli elettori un secondo voto con cui scegliere direttamente il governo del comune o del paese».
Fatto sta che i 5Stelle vanno al ballottaggio col 30% dei voti ma poi vincono raccogliendo gli elettori di destra o di sinistra intenzionati a fermare quelli che ritengono i loro avversari.
«Il M5s vince perché è il vero partito della nazione, quello che riesce a attrarre voti da tutte le parti. Quello che sa interpretare meglio la voglia di cambiamento. Non c’è nulla di male in tutto ciò. Per vincere contro il M5s Renzi dovrà conquistare voti alla sua sinistra e alla sua destra. Come ha fatto Sala a Milano. Ma non è detto che alle prossime elezioni politiche il suo avversario sia Di Maio. Uno dei segnali che vengono da queste elezioni comunali è che il centro-destra unito è ancora competitivo e può arrivare secondo e sfidare il Pd di Renzi».
Parole anodine. Professore, vuol dire che sarebbe utile a Renzi, oltre che al sistema politico italiano, avere un centrodestra più tonico?
«Sarebbe utile a Renzi perché è meno probabile che al ballottaggio gli elettori del M5s votino un candidato moderato. Per questo è diffusa la tentazione di cambiare l’Italicum facilitando la formazione di una coalizione di centro-destra competitiva che possa escludere il M5s dal ballottaggio».