Il Messaggero, 26 giugno 2016
I grillini sono spaccati sulla Brexit
Prima no, poi sì, e ora di nuovo no. La posizione del M5S sul post Brexit, e sull’euro, è ancora ondivaga e fluttuante. Il Movimento è incerto nella lettura dei fatti britannici, spaccato sul dubbio se cavalcare o meno l’ondata anti europea o se proporre una guerra di posizione, più simbolica, «da dentro» come è stato spiegato solo 48 ore fa. L’ala moderata si era espressa sul blog di Beppe Grillo evidenziando che «il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’UE, ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano. L’unico modo per cambiare questa Unione è il costante impegno istituzionale, per questo il Movimento 5 Stelle si sta battendo per trasformare l’UE dall’interno». Una posizione che ha fruttato tantissime critiche da parte degli elettori che sul blog hanno tacciato Beppe Grillo di essere un voltagabbana. L’unico metro di misura sono ancora una volta mi piace sui social.
LA LINEA
La linea politica, dunque, scaturisce dai database elettronici del M5S dove si inneggia alla Brexit. Nel mirino è finito l’eurodeputato David Borrelli che è stato accusato di essere troppo morbido nei confronti dell’Unione Europea. «In tv ha ricevuto persino i complimenti e la stima in diretta da Mario Monti» esclama una fonte qualificata del M5S. Allora: dietrofront e via con una rapida rottamazione. Dopo Borrelli, è stato mandato in tv un altro eurodeputato: Marco Zanni, milanese, classe 1986, bocconiano e un passato nella banca d’investimento Imi. Lui è riuscito a rincuorare l’elettorato pentastellato che vede l’euro come cappio al collo e spinge perché il referendum sull’euro entri come punto nel programma elettorale delle prossime politiche. Lui va dritto e spara a zero: «Non abbiamo bisogno di più Europa». Argomenti che galvanizzano gli elettori del M5S che avevano firmato la proposta del referendum anti euro. «Se la consultazione popolare ci permette di essere considerati di più, facciamola» sintetizzano i pentastellati.
Una posizione non condivisa al 100% da Luigi Di Maio che aveva provato ad accreditarsi nelle cancellerie europee come volto moderato e pro Europa. «L’obiettivo non è uscire ma allentare la morsa tedesca» ragiona chi nel M5S è pronto ad andare alla roulette referendaria sfidando Angela Merkel senza fare la fine di Tsipras però sottolineano. Insomma, la linea è mandare avanti la posizione più estrema, sperando, un giorno di governare, sedersi a trattare. Non ci sono piani anti speculazione e nemmeno un disegno organico di politica economica nazionale, se non una guerriglia di opposizione rodata ma pur sempre senza responsabilità di governo. Il tema del governo sarà centrale però nella prossima festa Italia a 5 stelle che si terrà a Palermo il 24 e 25 settembre.