Il Sole 24 Ore, 24 giugno 2016
L’eccezione inglese potrebbe diventare la norma europea
Nessuna frazione di punto nel conteggio finale fra i duellanti britannici potrà metterci al riparo dal rischio che l’eccezione inglese divenga la norma europea.
È l’eredità più dolorosa di quanto abbiamo visto andare in scena, al di qua e al di là della Manica, in questi ultimi mesi.
Un’eredità impermeabile al risultato perché è già divenuta esempio per populisti conclamati e demagoghi ancora restii a fare outing, tanto nel centro quanto nelle marche dell’Unione europea.
La via inglese corre su un binario duplice ed è, al tempo stesso, doppiamente pericolosa. Che l’Europa consenta una via d’uscita ai partner riluttanti è cosa nota, ma vedere una capitale minacciare di invocare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona squarcia il velo sul futuro che ci attende. D’ora in avanti sarà, forse, più semplice, sarà certamente più accettabile organizzare un referendum popolare con un quesito radicale come quello che Londra ha sottoposto ai propri cittadini. Nessun pudore, nessuna vergogna: avanti tutta con la “fuga” dall’Europa.
D’ora in avanti sarà, soprattutto, possibile, anzi probabile che dalle capitali dell’Unione si levino richieste di eccezioni specifiche. Il generoso welfare britannico s’è guadagnato tutele – nel negoziato Londra- Ue del febbraio scorso- dalle norme esistenti del single market. Il precedente è lì, insuperabile baluardo dell’eccezione inglese, doppiato, poi, dal permesso di divergere dall’obbiettivo comune di una crescente integrazione. Binario duplice, abbiamo detto, ovvero la possibilità di negoziare un trattamento ad hoc, minacciando la secessione a furor di popolo. Quanto di peggio possa offrire il menù europeo a meno che si possa sancire – al di là di quanto accade ora – che l’Unione è a cerchi concentrici più che a due velocità. La rappresentazione geometrica meglio si adatta, crediamo, a un progetto che non prevede una scansione temporale nel raggiungimento di un traguardo comune, ma compartimenti ben distinti d’azione, nella consapevolezza che Londra non è più lenta nel cammino verso l’integrazione rispetto agli altri partner, ma corre in un’altra categoria che non prevede future promozioni. Per questo l’eccezione inglese va blindata, rispondendo fin d’ora, da oggi stesso, alle spinte per meno Europa con un’accelerazione verso nuovi traguardi di integrazione.