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 2016  giugno 24 Venerdì calendario

Tutti i record di Ronaldo, il più grande antipatico dell’Europeo

Ha risposto come Bartleby lo scrivano, e pure con lui non c’è stato verso di tirargli fuori altro: «Preferirei di no». Tanto per confermare la sua fama di Grande Antipatico dell’Europeo, Cristiano Ronaldo l’altra sera a Lione si è rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti nel dopopartita, nonostante fosse obbligato visto che era stato eletto “man of the match” e gli toccava la conferenza stampa di prammatica. Macché. Oltre a presentarsi all’odioso appuntamento un’ora e mezza dopo la fine di Ungheria-Portogallo (ma ci è andato dopo infinite questioni e resistenze, poi ha dovuto piegarsi altrimenti scattava la multa), l’eroe della qualificazione portoghese agli ottavi ha voluto ribadire che le regole saranno anche uguali per tutti, ma lui è più uguale degli altri. Così ha rilasciato un paio di stanche dichiarazioni su domande formulate dall’addetto stampa dell’Uefa, perché aveva preteso così, poi se n’è andato, e a chi sull’uscio gli chiedeva un commento o un’altra dichiarazione ha mormorato: «Preferirei di no, ho deciso così», e arrivederci alla prossima.
Lui è fatto in questo modo, semplicemente se ne frega. Io sono io, con quel che segue, alla stregua del Marchese del Grillo. Lui è Ronaldo, la star, e fa come gli pare, e chi se ne importa se nelle altre 35 partite giocate fin qui gli altri “men of the match” si sono presentati tutti alla loro brava conferenza stampa. Difficile strappargli un sorriso, o un qualcosa che esuli dalle sue strette competenze e dalla sua solitudine incarognita: corre, gioca, tira in porta, eccede in egoismi ogni volta che entra negli ultimi trenta metri palla al piede, a volte segna gol meravigliosi come quello di tacco all’Ungheria, spesso col linguaggio del corpo e dei gesti manifesta tutto il suo disappunto per un mondo che non lo capisce e non lo segue, poi esce dal campo e il suo lavoro finisce lì, basta. E quando ha qualcosa da dire, spesso è per graffiare o mordere, come da sua celebre profezia al termine dell’ultimo Portogallo-Islanda 1-1: «Gli islandesi hanno parcheggiato l’autobus davanti alla porta, hanno fatto due azioni e segnato un gol. Hanno una mentalità piccina, certo non andranno lontano», infatti si sono qualificati, e davanti al Portogallo. Alla vigilia della sfida con l’Ungheria gli è scappata la pazienza di nuovo: il cronista troppo intraprendente che gli faceva una domanda in un momento di relax si è visto strappare il microfono di mano, poi CR7 gliel’ha buttato in un laghetto lì di fianco, e addio, anche se si trattava di un’emittente portoghese che spesso si occupa dei gossip intorno a Cristiano e lui li odia da tempo. Ma a lui non interessa cambiare, né di travestirsi da eroe positivo. Tanto la popolarità planetaria c’è e i contratti pure, compreso quello che il Real Madrid gli rinnoverà a fine Europeo, fino al 2020, pare per 21 milioni all’anno di ingaggio. Lui ora è proiettato verso il suo prossimo obiettivo, anche questo un record personale tra i tanti: arrivare a 9 gol nelle fasi finali dell’Europeo, eguagliando Michel Platini. Per la simpatia, e per la disponibilità nei confronti del mondo, meglio rivolgersi altrove.