24 giugno 2016
Intervista a Maria e Ornella, le due mamme arcobaleno oggi riconosciute anche dallo Stato
Maria Novella De Luca intervista Maria per la Repubblica
Maria non usa parafrasi: «Sto camminando sulle nuvole». Gioia pura. Da due giorni Maria è finalmente madre, anche per lo Stato, della bambina partorita dalla sua compagna Ornella. Irene, così la chiameremo, sette anni, un concentrato di allegria ed energia. Sono loro, Maria e Ornella, 53 e 45 anni, le protagoniste della battaglia per la stepchild adoption approdata in Cassazione e clamorosamente confermata dalla Suprema Corte.
Dopo oltre due anni di silenzio sofferto, di paura, di attese, di giorni di buio e di paura, quando durante la battaglia parlamentare «ci accusavano di comprare e vendere i nostri figli», oggi Maria e Ornella sorridono. E Maria che adesso potrà adottare Irene, finalmente racconta.
Come l’ha presa vostra figlia?
«È molto orgogliosa perché avrà anche il mio cognome accanto a quello di Ornella. Sa che abbiamo fatto una grande battaglia, ci ha viste festeggiare. Per il resto però l’abbiamo protetta in ogni modo».
Avevate paura che potesse essere emarginata perché figlia di una coppia omosessuale?
«No, tutto il suo mondo, dai compagni di classe alle maestre, ci hanno sempre viste come una famiglia, Irene è perfettamente integrata. Ma da quando fu resa pubblica la nostra sentenza abbiamo tenuto per mesi la televisione spenta. Sui nostri figli sono state dette parole atroci. Mi chiedo se quei “difensori della famiglia” si siano resi conto di quanto dolore hanno causato...».
È vero che avete iniziato un po’ per scommessa?
«Sì, tre anni fa nessuno in Italia parlava di adozione nelle coppie omosessuali, sembrava impossibile. Invece, ricordo, ero ad un convegno con avvocati e magistrati, e iniziai a chiedere notizie sulla stepchild. A sorpresa un’avvocata, Maria Antonia Pili, ci proposte di tentare».
Lei ci credeva?
«Fin da quando è nata Irene ho cercato tutte le strade per poterla tutelare, visto che non essendo la madre naturale, per lei legalmente non esistevo. Ornella non ha parenti, e dunque se le fosse successo qualcosa Irene sarebbe rimasta senza nessuno... ».
Oggi non può più accadere.
«No, ed è un sollievo enorme. La mia grande soddisfazione comunque è che d’ora in poi a nessun bambino nato da coppie omosessuali potrà essere tolto il diritto di avere due genitori».
Però la legge non c’è.
«È vero, ma ci sono i tribunali».
Ma i giudici possono anche negare l’adozione.
«Certo, il parere del giudice conta in tutti i percorsi adottivi. Anche nelle coppie eterosessuali. Ma la Cassazione ha detto con chiarezza che non ci può essere discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale».
Avete avuto paura di perdere?
«Sì, è naturale, un’alternanza di gioia e timore, e l’ultima udienza in Cassazione, quando il procuratore generale ha cercato di demolire la sentenza, è stata durissima. Un brutto clima».
Invece...
«Ce l’abbiamo fatta, oggi credo ancora di più nella Giustizia, anche la società è pronta. La scuola ad esempio. La maestra di Irene, Daniela, ha fatto un lavoro eccezionale, e nostra figlia è andata a scuola con la maglietta delle Famiglie Arcobaleno. Ma dobbiamo essere caute».
Perché?
«Basta leggere i commenti di molti politici usciti dopo la sentenza. Un incitamento all’odio».
Il cardinal Bagnasco ha detto di essere “molto triste” per la decisione della Cassazione?
«Come può la Chiesa essere triste se due madri cercano di tutelare una figlia? Assurdo».
Come avete festeggiato?
«Un brindisi di felicità con le altre Famiglie Arcobaleno».
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Grazia Longo intervista Ornella per la Stampa
«I bambini capiscono con naturalezza quello che molti adulti faticano ad accettare. Per nostra figlia noi siamo mamma Maria e mamma Ornella, e pazienza per chi invece ha una mamma e un papà». Dietro la sentenza storica della Cassazione che apre alla stepchild adoption (adozione del figlio del partner) c’è questa coppia omosessuale con una figlia, che chiameremo Laura, di 7 anni.
Ornella, 45 anni, romana, esperta di prodotti telematici è la madre biologica. Maria, 53 anni, psicoterapeuta, calabrese adottata da Roma ai tempi dell’Università, è quella adottiva. Delle due è lei la più chiacchierona.
Com’è possibile che Laura abbia tutto chiaro?
«Le faccio un esempio concreto: qualche giorno fa, per il mio compleanno, Ornella mi ha regalato un portafoglio, ma io le ho chiesto di cambiarlo con uno di un altro colore. È andata in negozio quando la commessa le ha chiesto “è per sua madre?”, Laura, che l’aveva accompagnata, ha risposto: “Ma no, è per sua moglie!”».
Che cosa sa Laura dell’iter giudiziario che ha riconosciuto l’adozione?
«Le abbiamo spiegato, con parole semplici, che sono stati necessari degli incontri con i giudici. Ma abbiamo sorvolato sul termine “adottata” perché per lei noi siamo da sempre i suoi genitori. “Siete le mie mamme” ci dice e quindi non era il caso di urtare la sua sensibilità. Abbiamo motivato i processi come tappe necessarie per avere entrambi i nostri cognomi. Laura ha cugini in Spagna, dove vige la regola dei due cognomi e quindi la cosa le è familiare».
Vi ha domandato perché gli altri bambini hanno una mamma e un papà e lei no?
«Certamente, è una curiosità naturale. Aveva due anni e mezzo quando ce lo ha domandato la prima volta».
E che cosa le avete risposto?
«Che noi ci eravamo innamorate e che l’abbiamo tanto desiderata al punto di andare in Spagna dove un uomo ha donato un “semino”. Crescendo, ci hanno aiutato molto le insegnanti, che hanno spiegato a tutta la classe, ovviamente con il linguaggio è la sensibilità idonee ai bambini di prima elementare, quello che era accaduto».
Nessuna discriminazione quindi nei confronti di vostra figlia?
«No, anzi la maestra ha consentito che portassimo le magliette della Famiglia Arcobaleno per tutti i bambini e Laura non ha alcuna difficoltà a comprendere la realtà. Il nostro amore genitoriale è infinito e incondizionato. Questo è quello che conta. Dopo di che sa bene, con la sua ingenuità di bambina, che ci sono coppie con moglie e marito».
Da che cosa lo deducete?
«Le offro un altro esempio: l’altra sera guardando la partita della Nazionale, Laura riferendosi ad un calciatore che non le piace ha detto “com’è brutto! Povera sua moglie”. E quando le abbiamo fatto notare che magari aveva un marito lei ha replicato: “E no! Non l’ho mai visto agli incontri delle famiglie Arcobaleno, quindi ha sicuramente una moglie”».
Sembra tutto rose e fiori. Mai avuto problemi?
«I due anni e mezzo di processi non sono stati semplici. Stiamo insieme dal 2003, per sposarci siamo dovute andare in Spagna, come per la fecondazione assistita. L’ex sindaco Marino ha trascritto le nostre nozze, ma lo scoglio più grave è stato questo dell’adozione. Un vero peccato che la politica non abbia risolto il problema. Confidiamo, per il bene dei bambini, che provveda presto».