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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

Quei 90 miliardi che gli italiani tengono sotto al materasso

Nessuno si fida più di nessuno. La conseguenza, qualità della vita a parte, è che in Italia i materassi delle famiglie e i caveau delle banche stanno esplodendo di contanti. Negli ultimi 12 mesi, secondo uno studio Unimpresa basato su dati di Banca d’Italia, le riserve degli italiani sono cresciute di oltre 90 miliardi di euro. Un tesoro che fa gola al governo. Non tanto direttamente attraverso nuove imposte (anche se la mano sul fuoco non ce la metteremmo) ma indirettamente: se dovesse entrare nel circuito produttivo attraverso i consumi o nuovi prestiti delle banche, potremmo assistere a una ripresa certamente più sostenuta. Ma è proprio per la paura di nuove tasse che gli italiani tengono il braccino corto mentre, per quanto riguarda le banche, le nuove regole comunitarie sul capitale, il pesante fardello dei crediti deteriorati e le incertezze sul futuro dell’economia nazionale e globale frenano, per eccesso di prudenza, la loro naturale tendenza a prestare soldi. Non che agli istituti italiani manchi liquidità: da aprile 2015 ad aprile 2016 il totale dei depositi di famiglie, aziende, assicurazioni e banche è salito di quasi il 7% passando da 1.342 a 1.432 miliardi. Senza contare dei soldi a sconto che possono reperire presso la Bce. Le famiglie, insomma, non spendono e hanno lasciato in banca 33 miliardi in un anno (+3%), le imprese che possono permetterselo non investono e i loro fondi sono cresciuti di 28 miliardi (+13%), le banche non concedono prestiti e la loro liquidità è aumentata di 20 miliardi (+13%), sottolinea Unimpresa. In particolare, si legge nello studio, le riserve delle assicurazioni sono salite di 1 miliardo (+4%), quelle delle imprese familiari di 5 miliardi (+11%), quelle delle onlus di 1,7 miliardi (+7%). «I dati mostrano che le disponibilità finanziarie delle aziende e delle famiglie italiane sono congelate. Se i cittadini accumulano per paura di nuove tasse, le imprese non investono perché non hanno fiducia nel futuro. Discorso a parte va fatto per le banche che bloccano il credito perché da un lato i criteri sui parametri di bilancio sono troppo rigidi e dall’altro mancano progetti importanti da finanziare» commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. L’Italia dunque è a corto di fiducia e seppure le dichiarazioni ottimistiche del presidente del consiglio hanno l’obiettivo di riaccenderla, possono poco se alle parole non seguono i fatti. È da tempo che l’Italia brulica di disillusi. Di questi tempi è meglio guardare le statistiche piuttosto che fidarsi delle sviolinate.