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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

Italia-Irlanda vista da Mario Sconcerti

S ia detto a bassa voce, ma è stata la partita più brutta dell’Italia negli ultimi anni. Troppi errori da dilettanti, mai un’idea di organizzazione, un insieme occasionale e distratto preso a spinte dagli irlandesi. Credo che il campo abbia inciso, pieno di zolle e buche, ma era lo stesso campo anche per l’Irlanda. Non siamo stati niente, né lotta né governo, abbiamo bruciato in un colpo solo tante idee di riserva di cui abbiamo invece un gran bisogno. E non è questa un’Italia che possa far risultato anche giocando male. Siamo poco, ogni partita è un’impresa o non è. Unica nota buona l’ingresso di Insigne, sommerso dalle leggerezze di Bonucci, l’inconsistenza di Bernardeschi, Sturaro, Florenzi, le oscillazioni di Sirigu, la poca qualità di tutti. Abbiamo pensato subito troppo alla Spagna e ci siamo dimenticati la partita. Ma è difficile a questi livelli giocare così male, non avere un’idea di calcio. Fa tornare qualche certezza sui limiti che spaventavano prima del Belgio. Andiamo comunque avanti, la Spagna è un avversario enorme e scolorito, è un po’ logora ma completa, Morata ha portato un soffio d’aria concreta in area dando un senso anche ai passaggi infiniti della squadra. Il loro centrocampo (Busquets-Fabregas-Iniesta) è molto più forte del nostro, qualunque sia, ma avrà poco spazio per dare corpo a questa superiorità. Giocheremo con una lunga linea di mediani davanti ai tre centrali di difesa. Il loro Giaccherini si chiama Silva, in compenso hanno un’ala sinistra che finge forte ma è fumoso, Nolito. Sul piano tecnico non c’è molta partita, la Spagna è più forte individualmente, ma ha un’organizzazione pignola, quasi secchiona. Soffre l’italianità del gioco, più che temerla ne è annoiata, infastidita. È una squadra che ama sorprendersi ma non ha più il ritmo per farlo stabilmente. È meno furba della Croazia, l’altro avversario possibile, può capitare che cada nel nostro contropiede. Ma onestamente, e senza guardare la partita di ieri, la differenza con l’Italia è tanta. E non a favore nostro. Resta l’unica vera arma che abbiamo, il fanatismo di Conte, la sua capacità di riprendere al volo quella piccola virtù disciplinata che sembra volata via.