Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 23 Giovedì calendario

Oggi il voto sulla Brexit • Virginia Raggi ieri è stata proclamata sindaca di Roma • La stepchild adoption passa anche in Cassazione • Schwazer si difende dall’accusa di doping • Maria Ungureanua è morta dopo aver cenato a casa • La donna soffocata dal figlio

 

Brexit 1 Il Regno Unito oggi va alle urne per decidere se restare o lasciare l’Europa. Sono 46 milioni e mezzo gli elettori chiamati a rispondere «Leave» o «Remain» al referendum sull’Ue. Fuori è fuori», ha dichiarato il presidente lussemburghese della Commissione europea Jean-Claude Juncker, ribadendo il messaggio in precedenza inviato dalla Germania. Juncker ha detto che «non ci sarà nessun altro tipo di negoziato» dopo quello concluso nel febbraio scorso, quando il premier inglese David Cameron «ha ottenuto il massimo che poteva avere e noi abbiamo concesso il massimo che potevamo dare». Il presidente francese François Hollande ha confermato che l’uscita sarebbe «irreversibile». La cancelliera tedesca Angela Merkel ha auspicato che «la Gran Bretagna resti nell’Ue». Ma, informalmente, ha mobilitato le istituzioni di Bruxelles a prepararsi per una eventuale Brexit (Caizzi, Cds).

Brexit 2 Il Paese sembra essere spaccato in due tra giovani, le classi medio alte e intellettuali da un lato - nettamente europeisti - e i cittadini più anziani, quelli con istruzione più bassa e i residenti nelle zone rurali dall’altra, che si oppongono con forza all’alleanza europea (Sta).

Raggi Virginia Raggi ieri è stata proclamata sindaca di Roma dopo la vittoria al ballottaggio di domenica. Sempre ieri, in procura è stato aperto un fascicolo, senza indagati e senza ipotesi di reato, sugli incarichi da lei avuti dalla Asl di Civitavecchia. L’ipotesi è una presunta omissione di dichiarazione degli incarichi stessi, nel periodo in cui era consigliera comunale. Raggi ieri ha fatto poi la sua prima uscita pubblica con la fascia tricolore all’Università Lateranense in un evento legato al Giubileo («Sono onorata di servire la mia città» ha detto) e rilasciato un’intervista a Euronews.in cui ha parlato, fra l’altro, delle Olimpiadi: «In questo momento non sono la priorità dei romani. Più che Olimpiadi dello sport sono Olimpiadi del mattone. I dati ci dicono che tutte le città ospitanti si sono stra-indebitate. Io direi che Roma, con un debito di 13 miliardi, oggi non si può permettere di assumere un ulteriore debito per fare altre cattedrali nel deserto che poi resteranno tali. Se si vuole parlare di sport io sono favorevolissima, ma iniziamo dagli impianti sportivi comunali» ( a. d. a., Rep)

Stepchild adoption Due mamme arcobaleno ieri hanno ottenuto dalla Cassazione il sì definitivo alla loro “stepchild adoption”, a due anni dalla prima sentenza del Tribunale per i minori di Roma, che il 30 luglio del 2014 aveva riconosciuto alla madre non biologica la facoltà di adottare la figlia della sua compagna. Una sentenza storica, scritta dalla giudice Melita Cavallo, che d’ora in poi farà giurisprudenza, visto che ormai in mancanza di una legge (stralciata dal testo delle unioni civili) in tutti i tribunali d’Italia le richieste di stepchild adoption aumentano di giorno in giorno. In particolare ieri la Cassazione ha riconosciuto la validità dell’impostazione del Tribunale dei minori di Roma, che ha concesso l’adozione alla co-madre utilizzando l’articolo 44 della legge attuale, la numero 184 del 1993. Un articolo che prevede per il giudice la possibilità di superare i requisiti di legge (il matrimonio ad esempio), se in quel legame familiare «venga riconosciuto il prevalente interesse del minore ». Ed è quello che è accaduto alle due mamme romane, di 40 e 50 anni, che dopo una fecondazione eterologa in Spagna sono diventate genitrici in Italia di una bambina che oggi ha sette anni. Per la nostra legge però, com’è noto, si può definire madre soltanto colei che ha un legame biologico con il figlio o la figlia, visto che non è prevista l’adozione per le coppie omosessuali. E dunque, nel caso di M., la mamma per la nostra legge era soltanto quella naturale. Invece la sentenza della giudice Cavallo, utilizzando l’articolo 44, e dopo una accurata indagine sulla coppia, ha riconosciuto la possibilità per la seconda madre di adottare la bambina, come “caso speciale” (De Luca, Rep).

Schwazer Il marciatore altoatesino Alex Schwazer, quattro anni dopo lo scandalo doping che gli costò una lunga squalifica, è stato trovato positivo in un test antidoping. Il test incriminato in realtà è la ripetizione di un esame effettuato il primo gennaio scorso dalla federazione internazionale di atletica leggera, quando Schwazer si trovava a casa, a Calice. Allora l’esito fu negativo, ma la ripetizione sulla stessa provetta svolta al laboratorio internazionale di Colonia il 12 maggio scorso, qualche giorno dopo il trionfo nella 50 km al Mondiale per nazioni di Roma, ha evidenziato un tasso di testosterone undici volte superiore al consentito. Ma Schwazer, a differenza da quattro anni fa, quando crollò al peso delle sue responsabilità scoperte alla vigilia dei Giochi Londra, stavolta nega tutto e in conferenza stampa, a Bolzano, attacca: «Qualcuno non vuole che vada a Rio, è un incubo, ma state certi che andremo fino in fondo. Non ho sbagliato nulla, non ho nulla da farmi perdonare, sono pulito». Il suo allenatore, Sandro Donati, seduto accanto a lui, aggiunge: «Ci hanno consigliato di perdere. Chi? Persone che hanno un ruolo importante, questo verrà specificato nelle sedi competenti. Non lascio Alex». L’avvocato Brandstaetter non vuole parlare di «complotto», però «sporgeremo denuncia penale verso ignoti. Abbiamo molti sospetti, ci sono troppe incongruenze». A partire dalle tempistiche, quei cinque mesi trascorsi fra analisi e notifica. «Devono essere spiegate — ha proseguito Donati — Il laboratorio di Colonia è di alto livello, il risultato è affidabile: ma perché si è arrivati a riesaminare un campione di cinque mesi prima? Chi l’ha voluto? Se prima non era comparso niente vuol dire che era lontano da qualsiasi tipo di positività». Una dinamica che Donati, celebre per la sua eterna battaglia al doping, ricollega a scenari da battaglia di sistema, a una questione più politica che individuale: «Questo è odio nei miei confronti, e Alex è vittima di una vendetta. Un campione risultato pulito a gennaio è stato riesaminato non si sa perché, e trovato positivo. Inoltre il testosterone, trovato in tracce minime, ad Alex non serve. Questo potrebbe essere il doping di uno scemo. L’atleta positivo diventa la preda sulla quale il sistema sportivo può dimostrare in ogni momento la propria durezza e inflessibilità, peccato che questa venga mostrata nei soggetti deboli». Nel mirino ci sono Iaaf, la federazione internazionale, e Wada, l’agenzia mondiale antidoping «la cui situazione è sotto gli occhi di tutti» ((Passerini, Cds).

Maria Ieri i genitori di Maria Ungureanua, la bimba di quasi dieci anni violentata e poi lasciata annegare, domenica sera, nella piccola piscina di un agriturismo di San Salvatore Telesino, hanno risposto per quasi dieci ore alle domande dei carabinieri nella caserma di Cerreto Sannita, quartier generale delle indagini. E quando sono andati via, è stato convocato Daniel Ciocan, il ventunenne, anche lui rumeno, indagato per omicidio e violenza sessuale dai magistrati della Procura di Benevento che coordinano le indagini, il procuratore Giovanni Conzo e la sostituta Maria Scamarcio. Daniel ha ammesso di aver dato domenica un passaggio in auto a Maria, che conosceva bene, ma sostiene di averla poi lasciata intorno alle 20 davanti alla chiesa dell’Assunta, a pochi passi dalla strada in cui abitano gli Ungureanu. Circostanza confermata da una ricostruzione oggi più dettagliata delle ultime ore di vita della bambina, che proprio poco dopo le 20 è rincasata e ha cenato con i genitori. Ma poi è uscita di nuovo e da quel momento si sono perse le sue tracce: è ricomparsa soltanto nella piscina in cui è stata trovata annegata e senza vestiti. Il ventunenne sostiene di non averla più vista, dopo averla lasciata davanti alla chiesa, e di essere stato, da quel momento in poi, sempre in movimento, spostandosi tra San Salvatore e i paesi vicini (Telese e Castelvenere), e sempre in compagnia di persone che possono confermare il suo alibi. Il giovane racconta anche che Maria, nel pomeriggio, era andata a chiedergli protezione «perché mi ha detto che c’era una sua compagna che le dava fastidio», e perciò lui l’aveva portata con sé in macchina quando è uscito per alcune commissioni: «Ma non sono mai entrato dove c’è quella piscina. Ora però ho paura di andare in carcere. Sono innocente, perché devo pagare per una colpa che non ho?». Il difensore di Daniel, l’avvocato Giuseppe Maturo, ha sottoposto agli inquirenti una ipotesi alternativa che conduce ad altri abitanti di San Salvatore, stavolta di origine maghrebina. Ma le verifiche in questo senso fatte dai carabinieri finora non avrebbero portato da nessuna parte (Bufi, Cds)

Delitto Paola Borghi, 65 anni, ex funzionaria della Asl Rm/A, persona colta, sensibile, impegnata politicamente a sinistra. Madre di Lorenzo, 24 anni, studente di Scienze statistiche alla Sapienza, braco ragazzo con qualche problema («a volte il suo sguardo ti metteva paura») che portava il cognome della madre perché il padre era sparito quando aveva solo 2 anni. Mamma e figlio, a detta di tutti molto legati, ’altra notte litigarono furiosamente. D’un tratto il ragazzo saltò addosso alla mamma e le pigiò un cuscino in faccia finché non smise di respirare. Quindi chissà perché le strinse una molletta al naso e chiamò la polizia: «L’ho trovata sul pavimento con un cuscino in faccia. A svegliarmi sono stati strani rumori, è stata uccisa da un ladro entrato in casa con le chiavi che lei aveva perso. Mancano pure i soldi che aveva ritirato qualche giorno fa al bancomat». Dopo dieic ore di interrogatorio crollò: «La odiavo da anni, mi nascondeva tutto, anche chi fosse mio padre». Notte tra martedì 21 e mercoledì 22 giugno in un appartamento in via Enea 53 all’Alberone, rione popolare sull’Appia, a Roma.

(a cura di Roberta Mercuri)