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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

Cosa misura (e cosa non misura) il Pil

Non sparate sul Pil, per favore. Certo, non è il migliore dei numeri possibili per misurare lo stato di salute di un Paese, ma svolge ancora molto bene il suo lavoro. Quello di fotografare la situazione degli investimenti, delle esportazioni, dei consumi. E dunque rende possibili i confronti tra i Paesi, punto centrale per capire dove sta andando un’economia. Ci dice per esempio che l’Italia continua a vedere la crescita dell’1 per cento come un miraggio. Eppure, fatta questa difesa, bisogna ragionare sui limiti del Prodotto interno lordo. Così la scelta di sottoporre ai maturandi la voce della Treccani e lo storico discorso di Robert Kennedy del 18 marzo del 1968 ha un grande merito: interrogare i ragazzi sulla complessità nella quale sono immersi. Può, da solo, il Pil rappresentare il mondo? Certamente no. E le parole di Bob Kennedy sono una riflessione permanente: dentro il Pil, disse pochi mesi prima di essere assassinato, c’era anche il napalm per la guerra in Vietnam. Poteva considerarsi un fattore di sviluppo? No, però il punto è che non si può chiedere al Pil di svolgere un compito non suo: «Misura tutto – disse Bob Kennedy – eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta». Non calcola, ad esempio, il valore della poesia o i costi sociali dell’inquinamento. Forse anche per questo si cercano altri indicatori, come il Bes, l’indice di benessere equo e sostenibile.