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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

«A me dispiace per Maria ma io sono innocente». Petru Daniel Ciocan, l’unico indagato per l’omicidio della piccola romena, si difende: «Abbiamo fatto solo un giro in macchina. Poi l’ho lasciata davanti alla chiesa. Chiedete agli altri»

 Ti guarda obliquo. Non sai se è paura di te e della gogna. O terrore di lasciarsi scoprire. «Sono innocente, giuro. Sono un lavoratore. Mi arrangio a fare tutto. Non so che cosa è successo a Maria. Sono rimasto male, mi dispiace per lei. Chi se lo aspettava? Siamo gente tranquilla».
Petru Daniel Ciocan, ventunenne, originario di Reghin, Romania, è arrivato in Italia otto anni fa. Da cinque, vive con sua sorella Cristina, badante presso alcune famiglie, in questo paesino del beneventano tra boschi e antichi resti della città di Telesia. Nello studio del suo avvocato, Giuseppe Maturo, Petru è timido nelle risposte, provato per la tensione. Poco dopo, sarà costretto a tornare in caserma, a Cerreto Sannita, per il secondo lungo interrogatorio. Un altro corpo a corpo a caccia della verità sull’atroce delitto di Maria: 9 anni, violentata (forse «da mesi») e annegata.
Daniel, Maria è sparita domenica sera. Pochi minuti dopo la mezzanotte, il suo cadavere galleggiava in piscina. Lei l’ha portata in auto: cos’è successo?
«L’ho detto tante volte ai carabinieri. Stavo a casa, riposando. Abito a pochi metri dalla chiesa del paese. Erano le 19.30. Mi sono sentito chiamare da fuori. “Daniel, Daniel!”».
Chi era: Maria?
«Sì. Era lei. Mi sono affacciato. Sto al piano rialzato e ho chiesto cosa c’era. Mi fa: “C’è una ragazza che mi dà un po’ fastidio, posso stare un po’ con te?”».
Scusi, ma lei e la bambina eravate amici?
«No, ci siamo visti qualche volta».
Un passo indietro. Come conosceva Maria o la sua famiglia?
«Io ho conosciuto suo padre. Perché abbiamo lavorato qualche volta insieme, nei campi».
Lei cosa fa?
«Un po’ di tutto. Mi arrangio. Ma in generale aiuto i contadini, taglio l’erba. E lavorando così conobbi il padre di Maria».
E poi? Era diventato amico della famiglia?
«Amico proprio no. Però sono andato qualche volta a casa loro. Quindi Maria l’ho vista solo qualche volta».
E come faceva, allora, Maria, a conoscere il suo indirizzo? E a sapere che lei dal piano rialzato poteva sentirla?
«Ah sì. Questo lo sapeva, perché al mio compleanno, il 21 marzo scorso, io ho fatto una piccola festicciola. E sono venuti anche i genitori di Maria e la bambina».
Torniamo a domenica sera. Maria la chiama, lei cosa fa?
«Dico: aspetta giù. Infilo le scarpe e scendo. Poi le dico: guarda che io, però, sto andando a prendere mia sorella che ha finito di lavorare a Telese. Vuoi venire con me? E lei dice: va bene».
Però lei non ci arriverà mai a Telese. Né da sua sorella.
«Sì: perché ho preso la solita strada ma c’era una gara podistica, tanti atleti, le transenne e quindi non potevo passare. Sono tornato indietro. Sono rientrato nel paese e ho lasciato Maria davanti alla chiesa di Santa Maria Assunta. Chiedete agli altri: è vero, mi hanno visto che la bambina usciva dalla mia Polo blu. Dopo, non so che cosa è successo».
Siete stati in auto quanto tempo?
«Forse 30, forse 40 minuti».
E di cosa avete parlato?
«Non so, non mi ricordo, niente».
Scusi: la bambina aveva chiesto il suo aiuto, chiamandola dalla strada. C’era qualcuno o forse un’amichetta che le dava fastidio, e lei non le ha chiesto cosa succedeva? Come andava?
«Ma no. Abbiamo sentito la musica in macchina».
Si ricorda qualche brano, qualcosa che piaceva alla bambina?
«No, non mi ricordo».
Lei, dopo, che cosa ha fatto? Ha un alibi?
«Sono riuscito ad andare a prendere mia sorella. E poi con mia sorella siamo andati a casa di alcuni anziani signori del paese che ci conoscono, ci vogliono bene e ci hanno offerto una fetta di torta».
E poi?
«Poi sono andato a dormire».
E non si è accorto che intanto Maria era scomparsa e i genitori, con mezzo paese, erano in preda all’ansia?
«No. A me il giorno dopo me l’hanno detto in paese. Io ero tranquillo. Poi mi ha chiamato mia sorella: “Uè cosa hai fatto, ti cercano i carabinieri”. Ma a me dispiace per Maria. Io sono innocente».