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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

«Hillary dice le bugie, è corrotta e serva di Wall Street». Il ritratto della Clinton dipinto da Trump

Campionessa mondiale delle bugie. Disonesta. Corrotta. Al servizio di potenze straniere. Ma anche serva di Wall Street. Dedita a “riciclare denaro” per il marito. È il ritratto di Hillary Clinton: guai se una canaglia simile dovesse conquistare la Casa Bianca. Parola di Donald Trump. E di parole come queste saranno saturi i prossimi quattro mesi. È cominciata la campagna elettorale più “negativa” della storia. Trump ha dato il suo contributo ieri in un discorso teso esclusivamente a demolire la rivale. A onor del vero, lei lo aveva preceduto il giorno prima con un comizio speculare e simmetrico. I due si stanno adeguando alla diagnosi degli esperti: che sottolineano l’unicità di una sfida elettorale tra i due candidati più odiati della storia. Ciascuno dei due raggiunge un record di opinioni ostili. La gara sembra segnata. Probabilmente diventerà presidente chi convince una (pur sottile) maggioranza di elettori che l’altro(a) è ancora peggio.
Trump ci è andato giù con la solita abbondanza, nel discorso che ieri ha pronunciato alla Trump Tower di Soho, uno dei suoi grattacieli a Manhattan. «Hillary Clinton ha perfezionato la politica dell’arricchimento personale e del furto». Una prima linea di attacco, il candidato repubblicano l’ha dedicata così ai rapporti dell’ex First Lady ed ex segretario di Stato con i grossi finanziatori. Un problema reale, che crea disagio e insofferenze anche nella base di sinistra. Tant’è che Bernie Sanders ne aveva fatto un suo cavallo di battaglia durante le primarie democratiche. Trump ha lanciato un vigoroso appello ai seguaci di Sanders perché lo votino a novembre. Il tycoon newyorchese ha preso in prestito testualmente uno degli slogan del socialista Sanders, dicendo che «questo sistema è truccato». Ha citato cifre molto esagerate sui guadagni dei coniugi Clinton: «Insieme hanno ricevuto 153 milioni di dollari per le conferenze a pagamento a favore di lobbisti, ad, governi stranieri. Questi poteri forti la possiedono, che Dio ci aiuti se mai dovesse diventare presidente». Trump ha attaccato la candidata democratica anche da posizioni liberal, rinfacciandole i finanziamenti sauditi alla Clinton Foundation, «soldi donati da un paese che calpesta i diritti delle donne e dei gay». Accusa vera, che coglie uno dei punti deboli della “macchina Clinton”: formidabile nel raccogliere denaro, sia pure a scopi filantropici, ma inevitabilmente esposta ai sospetti di collusioni coi ricchi finanziatori.
Un’altra linea di attacco: le bugie di Hillary. E anche qui c’è del vero. La volta che raccontò di essere atterrata in Bosnia sotto il fuoco nemico. O quando, molto più di recente, pasticciò le diverse giustificazioni per avere usato un indirizzo email privato invece di quello ufficiale del Dipartimento di Stato. In quanto alla sua azione come segretario di Stato: «È riuscita quasi da sola a destabilizzare l’intero Medio Oriente». Un po’ forte, perché non risulta che il Medio Oriente fosse stabile ai tempi di George W. Bush. Ma di certo anche qui c’è un tema sentito da una parte dell’opinione pubblica americana: il mondo che ci lascerà Barack Obama non è in uno stato di salute rassicurante. Infine, nuova convergenza con il radicale di sinistra Sanders: l’attacco ai trattati di libero scambio. Trump il protezionista, ha accusato Hillary di voler trasformare l’America in un colabrodo, permeabile all’invasione d’immigrati nonché di prodotti made in Mexico o made in China. Una delle constituency a cui lui guarda è la classe operaia del Mid-West, i perdenti della globalizzazione.