Il Messaggero, 22 giugno 2016
Ellen Lawless Ternan, l’amante segreta di Dickens
Quando si incontrarono lei aveva diciotto anni, lui quarantacinque. La ragazza era una giovane e sconosciuta attrice, il signore di mezza età l’uomo più popolare dell’intero mondo di lingua inglese. Ellen Lawless Ternan divenne subito l’amica e l’amante di Charles Dickens ma la loro relazione fu tenuta segreta sino all’inverno del 1933, quando Henry Fielding Dickens, ultimo figlio rimasto in vita del narratore ammise infine l’esistenza di un legame noto dal 1858 in tutti i circoli culturali o i salotti della capitale britannica.
A questa donna rimasta sempre nell’ombra Claire Tomalin ha dedicato una splendida biografia ora proposta in Italia da Archinto (La donna invisibile, 320 pagine, 29 euro, traduzione di Marina Premoli) nella quale ricostruisce sulla base dei pochi elementi a disposizione la vita di Nelly, come veniva chiamata, che dopo la scomparsa di Dickens nel 1870 si sposò con George Wharton Robinson, gestì insieme a lui una scuola a Margate, ebbe due figli e morì nel 1914 senza aver rivelato a nessuno il legame con Dickens o aver scritto una parola a riguardo. L’attrice, che smise di recitare poco dopo l’incontro con Dickens, non fu la sola della sua famiglia a venire cancellata. La sorella Fanny, donna notevole sotto ogni profilo, subì un trattamento simile nella fluviale autobiografia in tre volumi del marito Thomas Adolphus Trollope, fratello di uno dei protagonista della letteratura vittoriana. Nelly e Fanny Ternan furono censurate per due ragioni. La prima, ovvia, è che Nelly era una macchia al buon nome di Dickens, e l’apparato promozionale del grande scrittore era di un’efficienza senza pari. Dickens voleva essere, ed era, oggetto di generale venerazione parola non troppo forte per uno alla cui morte si evocò il paragone con Cristo e che si definiva l’inimitabile in quanto incarnazione di virtù, di convivialità e armonia familiare.
REPUTAZIONELa parte gioviale e casalinga della sua reputazione l’aveva acquisita presto, con i primi romanzi. La seconda era legata al loro mestiere: alle attrici si guardava ancora con sospetto all’epoca quasi fossero donne perdute. Divorziare dalla moglie Catherine, dalla quale aveva avuto dieci figli, era impensabile per chi nei libri difendeva il valore della famiglia. Così decise di pubblicare a pagamento un annuncio sui principali quotidiani per informare il pubblico che era costretto ad andarsene via da casa perché purtroppo le condizioni mentali di Catherine non le permettevano di svolgere i suoi doveri di madre e di sposa.
L’enorme pubblico dei lettori lo ritenne una vittima della sorte avversa e divenne agli occhi dei sudditi di Vittoria un padre sfortunato e premuroso. Anche il fan più entusiasta, afferma Tomalin non avrebbe accettato la presenza di Nelly nella vita di Dickens. Quanto a lui, si sa che un paio di volte ha avuto dubbi in proposito, ma i suoi amici assolutamente no. Gli fecero capire che era fuor di luogo l’ammissione pubblica di una relazione con la giovane e mantennero il silenzio. Arduo, poi far luce senza incertezze su un’ipotesi avanzata da Tomalin: che dalla relazione sia nato in Francia un bambino morto in tenerissima età.
ARCHIVIGli archivi anagrafici della cittadina dove Nelly trascorse oltre un anno andarono bruciati in un incendio e quindi si possono solo fare supposizioni sui motivi di un soggiorno oltremanica così lungo (in compagnia della madre), sul perché le due donne non rientrarono a Londra neppure per assistere al matrimonio di parenti molto stretti e sui frequenti viaggi di Dickens per andarle a incontrare. I tre erano a bordo del treno che il 9 giugno 1865 attraversava il Kent, sul quale c’erano molti passeggeri arrivati da Calais, precipitò da un ponte causando la morte di dieci persone e il ferimento di quaranta. Dickens fece tutto il possibile per nascondere durante l’indagine sull’incidente l’identità di chi era con lui e nulla trapelò.
INTERESSENessuno, osserva Tomalin, ancora oggi legge Dickens senza condividerne l’interesse per ciò che è in apparenza insignificante: le figure minori ai margini del quadro, uomini, donne e bambini sconosciuti che occupavano le zone non segnate della topografia sociale britannica, i poveri e i gentiluomini decaduti, quelli che si ammassavano nelle affollate strade londinesi e nei luoghi di divertimento, quelli che si aggrappavano con le unghie e con i denti a una precaria rispettabilità e quelli che mollavano la presa. Una ragione in più, conclude la biografa, per guardare da vicino la vita della piccola figura di un’attrice non illustre, nascosta ai margini dell’universo dickensiano, la persona qualunque come la definirono a lungo i critici, che finora ha attratto su di sé scarso interesse e ancor meno simpatie.