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 2016  giugno 22 Mercoledì calendario

La Corte costituzionale tedesca ha dato ieri il via libera a uno dei più importanti strumenti anti-crisi della Banca centrale europea, il piano Omt

La Corte costituzionale tedesca ha dato ieri il via libera a uno dei più importanti strumenti anti-crisi della Banca centrale europea, il piano Omt. In una settimana nervosa per i mercati finanziari, dominata dall’attesa del risultato del referendum britannico di giovedì sulla permanenza nell’unione europea, l’annuncio della Corte di Karlsruhe aiuta almeno a superare il primo ostacolo. Il piano Omt è stato tra l’altro invocato come un possibile strumento per contenere le turbolenze che potrebbero essere causate da Brexit, anche se appare improbabile che qualche Governo voglia sottoporsi alle condizioni richieste dall’applicazione del piano, a meno che non venga investito da una crisi estrema che ne metta a repentaglio la partecipazione alla moneta unica.
La sentenza in quattro pagine chiude un procedimento aperto quasi quattro anni fa dopo il ricorso di decine di migliaia di euroscettici tedeschi contro il piano Omt lanciato dal presidente della Bce, Mario Draghi nell’estate del 2012, in seguito al suo annuncio che avrebbe fatto «tutto il necessario» per salvare l’euro. Anche se la sentenza contiene alcune condizioni, dà in sostanza la luce verde al piano che prevede l’acquisto, potenzialmente illimitato, di debito dei Paesi in crisi in cambio dell’adozione di un programma economico approvato dalle istituzioni europee.
L’annuncio del piano Omt ebbe un forte impatto psicologico sui mercati, mettendo una diga contro i timori di rottura dell’euro nella fase più acuta della crisi, tanto che non ci fu bisogno di metterlo in atto. La sua bocciatura da parte della potente Corte costituzionale tedesca avrebbe avuto anche un pesante impatto politico, riattizzando le polemiche in Germania contro l’operato della Bce e provocato nuove turbolenze di mercato. La sentenza evita inoltre un conflitto istituzionale con la Corte europea di giustizia, cui la Corte tedesca aveva inviato il caso, riservandosi però l’ultima parola, e che aveva già approvato l’Omt lo scorso anno.
I ricorsi chiedevano alla Corte di Karlsruhe di bloccare la partecipazione della Bundesbank al piano, ma i giudici li hanno respinti, ritenendo sufficienti le sei condizioni già individuate dalla Corte europea di giustizia. Al Governo tedesco e alla stessa Bundesbank la Corte chiede semplicemente di “monitorare” i termini dell’applicazione del piano. Le condizioni già indicate dalla Corte europea, e che quella tedesca fa sue, comprendono il divieto per la Bce di annunciare gli acquisti in anticipo, un limite alle operazioni, il rispetto di un periodo minimo fra l’emissione delle obbligazioni e gli acquisti da parte della banca centrale, in modo da impedire la distorsione delle condizioni di emissione. Possono esser acquistati solo titoli di Paesi che abbiano accesso ai mercati e solo in casi eccezionali i titoli possono essere detenuti fino a scadenza. Infine, gli acquisti vanno interrotti non appena gli interventi non siano più necessari.
Uno dei ricorrenti, l’ex deputato cristiano-sociale, Peter Gauweiler, ha definito la decisione «scandalosa», considerato che in precedenza la Corte aveva determinato nella sua pronuncia preliminare che con il piano Omt la Bce eccede i suoi poteri. Il presidente dell’Ifo, il centro di studi economici di Monaco di Baviera, Clemens Fuest, ha criticato la sentenza affermando che «è ovvio che il programma Omt persegue anzi tutto l’obiettivo fiscale di mantenere l’accesso al credito degli Stati altamente indebitati. I contribuenti tedeschi sono a rischio, per la quota che loro compete».
La sentenza di Karlsruhe era sotto la lente dei mercati anche per le possibili ripercussioni sulle modalità degli acquiati di titoli pubblici in corso con il quantitative easing (Qe). La pronuncia non sembra evere effetti significativi sul Qe in quanto questo in parte incorpora già alcune delle condizioni delineate dalla Corte europea. Nell’ottobre scorso, Gauweiler e altri hanno già annunciato nuovi ricorsi alla Corte costituzionale anche contro il Qe. Dopo la decisone di ieri, la loro strada appare in salita, anche perché in questo caso la Bundesbank, a differenza che sull’Omt, si è dichiarata a favore della legittimità degli acquisti come strumento di politica monetaria.
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Non sarà una settimana facile, ma almeno non è cominciata con il piede sbagliato.
La successione di eventi fino a domenica ha un potenziale altamente destabilizzante per i mercati finanziari, per l’economia reale e per il futuro assetto dell’Unione europea e dell’area dell’euro. Ma la sentenza della Corte costituzionale tedesca, che ieri ha approvato il piano Omt della Banca centrale europea, un importante strumento anti-crisi, anche se mai utilizzato, ha consentito intanto di saltare il primo ostacolo, probabilmente il più basso.
Il più alto sarà invece senza dubbio il voto di giovedì nel referendum britannico sulla permanenza del Regno Unito nella Ue, sul quale, nonostante il recupero nei sondaggi di “Remain” e l’euforia dei mercati che l’hanno accolto, l’incertezza resta sovrana.
Le elezioni spagnole di domenica, che probabilmente riprodurranno l’esito senza un vero vincitore di quelle dello scorso anno e quindi apriranno un nuovo capitolo di negoziati e di vuoto di potere, sono quelle più sottovalutate. Perché possono rappresentare una bocciatura quanto meno parziale del Governo di un Paese che è passato attraverso le forche caudine di un piano di aiuti europei e ne è uscito con un’economia in ripresa. Il modello degli ultimi anni fa acqua politicamente anche dove ha avuto gli esiti migliori.
Il vero riflettore dei mercati e della politica europea comunque è su Brexit. E la giornata di ieri ha ribadito anzi tutto una cosa: che le banche centrali si sono preparate a dovere e sono pronte a intervenire se necessario. Lo ha ripetuto il presidente della Bce, Mario Draghi, al Parlamento europeo e lo ha detto chiaramente il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al forum organizzato dal Sole 24 Ore (di cui riferiamo alle pagine 2, 3 e 5). Stamane il consiglio della Bce farà un’ultima analisi delle misure possibili. Un’eventuale crisi post-Brexit non è la prima e probabilmente non è la più grave che i banchieri si sono trovate ad affrontare negli ultimi anni. Il paragone con il quasi meltdown del dopo-Lehman non regge, secondo molti esponenti di spicco del central banking. Il che non significa che sarà una passeggiata nel parco, ma che quanto meno le banche centrali hanno gli strumenti per affrontarlo e sanno come usarli.
Purtroppo, ancora una volta, alle capacità di intervento di emergenza delle banche centrali si contrappone una risposta molto nebulosa da parte della politica. C’è un vertice europeo già fissato per la prossima settimana, ma sui contenuti, in caso di Brexit, è buio pesto. Bisogna distinguere il breve dal lungo periodo, ha detto ieri Visco. È su quest’ultimo che oggi si addensano le preoccupazioni maggiori.