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 2016  giugno 22 Mercoledì calendario

Schwazer preparava il suo rientro per le Olimpiadi di Rio. L’hanno beccato di nuovo positivo al doping

Alex Schwazer positivo a un controllo antidoping. La notizia è rimbalzata su Internet nel cuore della notte lanciato dal sito di Gazzetta dello Sport con un articolo di Claudio Arrigoni, il marciatore altoatesino sarebbe finito nella rete di un controllo antidoping a sorpresa dei primi mesi dell’anno, mentre preparava il suo rientro alle competizioni dopo la lunghissima squalifica per doping. La sostanza dopante non è ancora nota. Schwazer, il cui rientro seguito da Sandro Donati aveva creato grandi polemiche, era stato squalificato nel luglio del 2012 dopo una positività all’Epo.
Lo scandalo doping, intanto, continua a tener banco in Russia: due colpi da k.o. in meno di 12 ore e Madre Russia passa dal ruolo di superpotenza dello sport a quello di spettatrice. Lunedì notte a Tolosa gli ex sovietici sono usciti tra i fischi dagli Europei di calcio con i tre gol incassati dal Galles. Ultimi nel girone C, i russi si sono distinti solo fuori dal campo per la violenza degli ultrà: la Francia li ha accompagnati in aeroporto con un sospiro di sollievo. E ieri a pranzo, a Losanna, la Russia ha ingoiato «sostegno e pieno rispetto» di Thomas Bach, il presidente del Cio, verso la federazione internazionale di atletica che l’ha fatta fuori dalle corse, i salti e i lanci dei Giochi. Zittendo anche il ministro dello sport Mutko, cui Bach non ha assicurato nemmeno il pass per vedere i Giochi: «Escluderemo non solo gli atleti – ha detto il capo dell’olimpismo in conferenza stampa – ma anche funzionari e dirigenti che hanno coperto il doping».
Il summit olimpico svizzero di ieri segna il punto più basso della storia sportiva della Russia ma anche quello di massima preoccupazione del Cio verso l’integrità dei Giochi. Bach non ha annunciato l’esclusione totale degli ex sovietici dalle Olimpiadi, come si aspettava qualcuno: impossibile sostenerla sul piano legale. Ma ha utilizzato la sospensione dei laboratori russi e keniani da parte della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, per un’operazione più complessa. «L’inaffidabilità del sistema antidoping dei due Paesi – ha detto il presidente – mette in discussione la presunzione d’innocenza verso gli atleti in tutte le discipline: l’assenza di test positivi non può essere interpretata come assenza di doping». Da qui il meccanismo che dovrebbe separare i russi e keniani buoni da quelli cattivi. Le federazioni internazionali di tutti gli sport dovranno valutare se gli atleti iscritti ai Giochi da quei due Paesi hanno superato controlli internazionali e, nel caso contrario, farli sottoporre a verifiche indipendenti. Meccanismo un po’ contorto ma accompagnato da altri provvedimenti.