la Repubblica, 22 giugno 2016
Questa sera alle 21 l’Italia sfiderà l’Irlanda, terza e ultima partita di un girone già vinto. Poi però arriverà la Spagna
Del paesaggio gotico Conte nota le guglie, qui intese come punte avvelenate: l’Europeo si è fatto d’improvviso più ispido, lunedì prossimo a Parigi l’Italia troverà la Spagna campione in carica. Sarà la rivincita dello scioccante 0-4 di Kiev 2012 e gli azzurri ne avrebbero fatto volentieri a meno. Un paio d’ore prima del responso il capitano Buffon aveva rivelato che la preparazione atletica per gli ottavi è già cominciata: quasi un presagio: «Per molti ci sono 8-9 giorni specifici: sarà estremamente utile». Anche Conte non aveva voluto guardare troppo in là, verso il sogno dell’Europeo: «Cadere nel tranello sarebbe da stolti. L’umiltà fa parte dell’intelligenza. Siamo consci dei nostri pregi e difetti». Che le aspettative siano alte lo attestano i cori dei 500 tifosi davanti all’albergo di Lille. L’operazione per non deludere gli italiani a Saint-Denis inizia di fatto stasera, in una partita solo in apparenza ininfluente: «Io non sono rilassato, sono bello concentrato. Se perdi con l’Irlanda, arrivano le rotture di scatole. Evitiamole. Non vogliamo fare brutte figure». Nella fase finale di un Europeo o di un Mondiale è rarissimo il privilegio di un appuntamento con la qualificazione agli ottavi e il primo posto nel girone già in tasca: la Nazionale è avvezza a percorsi ben più tortuosi. Ma ieri, sotto il cielo a tratti cupo della Piccardia, gi azzurri hanno capito il messaggio: forare sul pavé, da queste parti, è una possibilità concreta. Tuttavia il messaggio più importante Conte non lo ha trasmesso a parole: basta l’eloquentissima formazione. Schierare stasera due terzi della difesa titolare, con Bonucci diffidato e Barzagli dai muscoli delicati sul peggiore prato dell’Europeo, significa chiarire che l’impegno è molto serio. Né la critica dovrà trarre la conclusione di gerarchie già prestabilite per l’incrocio fondamentale di Parigi. «Questa non è una partita che crea titolari e riserve, come sto già annusando. Le mie scelte dimostreranno quanto teniamo a battere l’Irlanda, che non ha certo sconfitto per caso la Germania nelle qualificazioni. Vincere aiuta a vincere e aumenta l’autostima. Queste sono gare spartiacque anche all’interno di un gruppo. L’Italia è una sola, con 23 giocatori: non ci sono titolari, né riserve». L’insistenza sul concetto sottintende l’esame per chi finora ha giocato poco o addirittura nulla: dovrà farsi trovare pronto a Parigi, all’occorrenza. La lista è lunga: Ogbonna, De Sciglio, Motta, il prescelto tra Bernardeschi ed El Shaarawy, ovviamente Zaza e Immobile. «I cambi saranno tra i 7 e i 9», preannuncia Conte. La media, rispetto alla formazione schierata con la Svezia, fa 8: i superstiti dovrebbero essere Florenzi e i suddetti Barzagli e Bonucci. Non si profilano travolgimenti tattici al 3-5-2, spiega il ct a Raisport: «Serve cautela, si può peggiorare. Con la Svezia ho visto troppi errori di approssimazione in costruzione. Noi costruiamo partendo da dietro». L’alto rischio di mettere in campo 2 diffidati su 6 – Bonucci e Motta, mentre restano in panchina Buffon, Chiellini, De Rossi ed Eder – nasce dalla necessità di non snaturare il gioco. Il solo ballottaggio vero è a sinistra, tra Bernardeschi ed El Shaarawy: più sfumato, a destra, quello tra il favorito De Sciglio e Darmian. Per l’escluso Insigne arriva una carezza: «È una sorpresa, uno dei più partecipi: spero di potergli dare spazio, in momenti particolari». Se la folla azzurra (15 mila gli italiani stimati) sarà vestita in tinta, come da desiderio del ct e senza il bagarinaggio di Tolosa, lo si constaterà al Grand stade. Il resto lo dirà il duello di Saint-Denis.