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 2016  giugno 22 Mercoledì calendario

La piccola Maria Ungureanu, la bimba trovata cadavere in una piscina nel beneventano, è stata stuprata prima di morire annegata. Indagato un connazionale ventunenne che si professa innocente: «La consideravo una sorella»

C’è un indagato per la bambina romena trovata morta nella piscina di un agriturismo nel Beneventano a mezzanotte di domenica scorsa. D. C., 21 anni, operaio agricolo, era un amico di famiglia e ora è lui il maggiore indiziato del giallo che scuote la tranquilla comunità di San Salvatore Telesino. Le ipotesi: omicidio volontario e stupro. Lui si difende: «Sono innocente. Per me Maria era come una sorella, non le avrei mai fatto del male». L’autopsia di ieri ha accertato che Maria Oana Unguranu, 9 anni, aveva segni di violenza sessuale che forse risalivano anche a prima di domenica sera, e che è morta per asfissia in seguito all’annegamento nella vasca del resort dove sicuramente qualcuno l’ha spinta. Tra le ipotesi, quella che la piccola si sia ribellata agli stupri e sia stata oggetto di una vendetta. Quando l’hanno gettata nella piscina del locale, che quel giorno era chiuso, era ancora viva.La Procura di Benevento, coordinata dal reggente Giovanni Conzo, e i carabinieri, che lavorano sul caso indagando con i Ris e una squadra speciale dei Ros, ipotizzano i reati di omicidio volontario e violenza carnale. Ci vorrà del tempo per capire, dall’esame del Dna, se il sospettato sia l’autore del crimine, se fosse solo o in compagnia di altri ad abusare della bambina e poi a disfarsi del corpo. Maria non presentava escoriazioni o segni di percosse, ma sul suo sangue verrà eseguito un esame tossicologico per accertare se aveva ingerito alcol o droga: la madre sostiene infatti che Maria sapeva nuotare, quindi si suppone che al momento della morte fosse priva di conoscenza. Così come sarà necessario attendere i risultati dei test per restringere il range degli orari dell’uccisione e dell’epoca a cui risalgono le violenze. Tra i moventi possibili, la volontà di Maria di mettere fine agli abusi raccontandolo ai suoi.La versione dell’indagato è al vaglio degli inquirenti. Ha detto di aver accompagnato nella sua Volkswagen Polo blu la piccola Maria che glielo aveva chiesto dopo essere uscita dalla chiesa di Santa Maria Assunta, ma di averla lasciata poco dopo nello stesso posto, perché, a causa dei divieti per una gara podistica, non era riuscito a lasciare il paese com’era sua intenzione per andare a prendere sua sorella. La bambina, ha raccontato l’uomo, era andata con lui per non incontrare un’amica con la quale aveva litigato. L’indagato avrebbe poi fatto un giro nei paesi vicini per rincasare solo alle due di notte, quando la bimba era già morta da alcune ore. A ritrovarla nella piscina del resort che quel giorno era chiuso, infatti, era stata la dipendente di un bar vicino, pochi minuti dopo la mezzanotte.
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«Ho perso tutto». Andrea Unguranu, 27 anni, originaria della Moldavia, aveva avuto quella figlia appena diventata maggiorenne. «Me la vedo ancora qui intorno, correre con la sua bicicletta». In via Belledonne, una stradina chiusa, nel centro di San Salvatore Telesino, davanti al bilocale al piano terra degli Unguranu – saltuari lavori da badante lei, operaio da poco assunto in un resort Marius, il marito – la gente del paesino del Sannio va a portare la sua solidarietà. Lui, le mani consumate dal lavoro, ha una trentina d’anni, ma ne dimostra di più. Grande dignità per entrambi: non hanno mai chiesto aiuto a nessuno, neppure alla Caritas che sul posto lavora molto. Gli immigrati sono soprattutto nordafricani e c’è una ventina di romeni. «Mai un problema, però, finora», dice il sindaco, Fabio Romano: «Questo è un dramma che tocca il cuore di tutti. Ci riuniremo con il parroco e con i genitori per decidere come ricordare Maria. Il Comune proclamerà una giornata di lutto e al processo che spero ci sarà presto, ci costituiremo parte civile». I vicini cercano di sostenere la madre, che sembra un arco che sta per scoccare una freccia, offrendole un gatorade. Lei rifiuta: «Voglio solo la mia Maria. L’avevamo chiamata così perché è nata l’11 agosto alle 11.45 di sera, il giorno dopo sarebbe stata la festa di Santa Maria».
Che cosa pensate sia accaduto a vostra figlia?
La madre: «Era una bambina perfetta. Non avevamo bisogno di essere severi con lei. Ma stavamo attenti, l’accompagnavamo dovunque: la portavo anche a scuola e andavo a riprenderla. Se non fosse mancata poche ore da casa, se si fosse allontanata tanto, allora sentirei di essere responsabile. Ma non è così: qui è successo tutto in pochi metri, a pochi passi da casa nostra. Non potevamo sospettare niente».
Il padre: «Maria era veramente una bambina. Un giorno l’ho portata a pattinare, era felice di giocare con gli altri suoi coetanei, aveva tanti amici. Domenica quando mi sono accorto che erano le 21 e non rincasava, sono corso a cercarla in chiesa: il sacrestano mi ha detto che era uscita dopo le 19.30. Qualcuno aveva visto mia figlia a bordo della Polo blu di quel ragazzo, D.».
Che cosa pensate dell’indagato?
Il padre: «L’ho incontrato in caserma, mi ha detto: “Ti voglio bene, non ti avrei mai fatto una cosa simile. Volevo telefonarti per dirtelo, ma poi non l’ho più fatto”. Ecco perché non gli credo: se si fosse allontanato con mia figlia senza avere cattive intenzioni, allora per quale motivo non ha chiamato per avvertirmi?».
Quel ragazzo frequentava casa vostra, è vero che l’avete anche aiutato procurandogli dei lavori ?
La madre: «Lui non era originario della nostra zona, noi siamo del nord della Romania. Non veniva sempre da noi. Io sono una persona seria e lui entrava in casa solo quando c’era mio marito: senza di lui non faccio entrare nessuno. Noi pensiamo soltanto a lavorare: all’inizio quando ho raggiunto Marius qui, non avevamo una casa e neppure un lavoro. Abbiamo dovuto fare grandi sacrifici. Quando mia figlia ci ha raggiunto, all’età di 7 anni, dopo aver vissuto con i nonni in Romania, abbiamo fatto sacrifici ancora più grandi per tirare avanti. Ma è stato bello averla con noi. E ora non ho più niente, vorrei solo riavere la mia bambina».
Che cosa farete?
La madre: «Andrò in chiesa a domandare a tutti: a chi di voi ho fatto del male per ricevere questo in cambio? E quell’uomo, quello che abbiamo ospitato a casa nostra tante volte, lo dica guardandoci in faccia, se è vero che non è stato lui».