Corriere della Sera, 22 giugno 2016
Trump ha finito i soldi
New York Il formato è quello di Bernie Sanders. I contenuti, invece, sono tipici di Donald Trump. Ieri mattina il costruttore newyorkese ha scritto una mail ai suoi sostenitori, nome di battesimo del destinatario e poi l’annuncio: «È la prima volta che vi chiedo soldi», scrive Trump. Ed è vero. Il miliardario di Manhattan ha speso, secondo le cifre pubblicate dal Washington Post, circa 45,7 milioni di dollari dall’inizio della sua avventura politica. Ma si presenta alla volata finale per la Casa Bianca praticamente senza benzina: dispone solo di 1,3 milioni di dollari pronta cassa, contro i 42 milioni raccolti da Hillary Clinton. Non c’è mai stato un divario così ampio, notano gli esperti, tra i due contendenti presidenziali. Trump deve reggere l’urto dell’offensiva di Hillary, che ieri, lo ha definito «un pericolo per l’economia», prospettando il rischio di una «Trump Recession». Nello stesso tempo appare in evidente difficoltà con la tesoreria. Anche la mail di ieri ne è una conferma. Il tycoon si propone di recuperare 2 milioni di dollari in 48 ore, attingendo al portafogli dei suoi elettori. Cinque fasce di donazione: 10, 20, 25, 50 e 100 dollari. Il candidato verserà l’equivalente di tasca propria. Quindi, nel migliore dei casi, 4 milioni entro due giorni. Troppo poco per spostare gli equilibri. Soltanto nel mese di giugno Hillary Clinton e le lobby che la sostengono hanno stanziato 26 milioni di dollari per gli spot televisivi.
Sia chiaro, anche l’area pro conservatori è ricca di risorse. Il problema, per Trump, è che finiscono altrove. I fratelli David e Charles Koch, petrolieri, sono pronti a immettere nel circuito repubblicano 750 milioni di dollari. Ma finora stanno sovvenzionando solo singoli senatori, attraverso organizzazioni indipendenti, come l’Afp, the American for Prosperity Conservative, 1.200 dipendenti. Giusto per calibrare le proporzioni: lo staff di Hillary conta 700 persone; quello di Trump solo 70. Il network dei petrolieri ha già speso 15,4 milioni in pubblicità televisiva e ha pianificato investimenti per altri 30 milioni tra agosto e settembre. Le cose non vanno meglio con le imprese più innovative. Tim Cook, amministratore delegato di Apple, organizza il 28 giugno a Menlo Park, nella sede della società, in California, «una colazione di fundraising» con Paul Ryan, lo speaker repubblicano della Camera.
Il candidato outsider aveva percepito per tempo questa ostilità e aveva cercato una strada alternativa, puntando sulla finanza. All’inizio di maggio aveva chiesto a Steven Mnuchin, gestore di fondi con un passaggio alla Goldman Sachs, di fargli da tesoriere. Proposta accettata. Nelle ultime settimane Mnuchin ha sondato azionisti e manager degli Hedge Fund, la categoria dei nuovi miliardari. Risultato? Zero, per ora. Sheldon Adelson, proprietario dell’Hotel-casinò Bellagio di Las Vegas aveva rassicurato Trump: per te ci sono pronti 100 milioni di dollari. Al momento non pervenuti neanche quelli.