la Repubblica, 22 giugno 2016
Soldi, benzina, vino, gioielli e perfino un escavatore. Così 4 imprenditori, finiti in carcere, si sarebbero comprati 5 funzionari capitolini per gestire i campi Rom
Soldi, buoni benzina, biglietti del teatro, posti di lavoro, casse di vino, gioielli, pubblicità gratuite, perfino un escavatore. Così 4 imprenditori, finiti nel carcere di Regina Coeli, si compravano cinque tra funzionari e dipendenti del dipartimento politiche sociali del comune di Roma. Impiegati capitolini finiti nel registro degli indagati per reati che vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio, dal falso alla turbativa d’asta. In ballo (dalla fine del 2013 a marzo del 2014) c’erano gare pubbliche a cinque zeri su alcuni campi nomadi della capitale. Per questo la procura ha emesso ieri 6 ordinanze di custodia cautelare (4 in carcere e 2 ai domiciliari) e la Finanza è tornata a perquisire gli uffici del Campidoglio. Sembra un’ennesima branca di Mafia Capitale. Gli elementi ci sono tutti, dalle cooperative che si occupano di sociale ad alcuni nomi che compaiono anche nell’inchiesta di Buzzi e Carminati. Eppure la procura spiega che le due indagini corrono su binari differenti. Due storie di corruzione diverse, insomma.
LE RACCOMANDAZIONI
Emanuela Salvatori, già condannata in abbreviato nell’inchiesta Mafia Capitale a 4 anni per corruzione, è la funzionaria dell’Area inclusione sociale dell’ufficio Rom. È lei la regista che tutto pianifica per orientare gli appalti. Il titolare delle coop “Saro” e “Ralam” Roberto Chierici da lei incassa numerosi aiuti e così l’imprenditore contraccambia. «Propone di pubblicizzare sulle sue reti private, Fiumicino Channel e Roma Uno, lo studio dentistico della figlia della Salvatori», scrivono nell’ordinanza il procuratore aggiunto Paolo Ielo e i sostituti Carlo La Speranza, Edoardo De Santis e Luca Tescaroli. «È una cosa che ti faccio personalmente perché sei giovane e ai giovani bisogna aiutarli», dice, in una conversazione intercettata, Chierici alla figlia della funzionaria prima di fissare l’appuntamento in redazione per realizzare lo spot. Alessandra Morgillo, braccio destro della Salvatori, piazza, sempre grazie a Chierici, la figlia in un’azienda nell’aeroporto di Fiumicino. «A te ti porterò sempre avanti», spiega la dipendente all’imprenditore dopo che l’uomo le ha comunicato l’assunzione della figlia.
LA BONIFICA CON L’ETERNIT
Chierici è tra i quattro imprenditori arrestati (Massimo Colangeli, Loris Talone e Salvatore di Maggio) quello più spregiudicato. Il manager non si fa scrupoli e interra nel campo nomadi di via della Cesarina dell’eternit. Lavoro che fa eseguire ai suoi operai durante operazioni «di bonifica commissionati dal comune di Roma» per il quale riceve 192mila euro, «grazie alla compiacenza del funzionario amministrativo Salvatori».
IL POLITICO
Francesco D’Ausilio consigliere al Comune di Roma col Pd non è tra gli indagati. Il suo nome è in questa indagine, così come era già accaduto in Mafia Capitale tanto da spingerlo a dimettersi, a giugno del 2015 dalla sua carica in Campidoglio. «Chierici ha dimostrato una peculiare attitudine a delinquere – si legge nelle carte dell’inchiesta – che si è concretizzata negli accordi corruttivi con la Salvatori e la Morgillo e anche nella spregiudicata ricerca del sostegno politico». Chierici si sarebbe rivolto all’allora «capogruppo del Pd in seno all’assemblea capitolina Francesco D’Ausilio» e anche «a Calogero Salvatore Nucera (ex capo segreteria di D’Ausilio e indagato in Mafia Capitale ndr), al fine di ottenere vantaggi per la propria attività imprenditoriale».