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 2016  giugno 22 Mercoledì calendario

Tangenti a Roma sui campi rom: arresti in Comune • La bambina trovata nella piscina è stata violentata e poi uccisa • Contro Alberto Stasi c’è «un mosaico di indizi» • In Francia i pacchetti di sigarette saranno del colore «più brutto del mondo»

 

Tangenti 1 La Procura di Roma ha svelato un «sistema di corruzione diffuso e radicato» con epicentro al dipartimento Politiche sociali del comune di Roma che aveva come «punto di riferimento» Emanuela Salvatori (indagata), funzionario direttivo dell’Area inclusione sociale dell’ufficio Rom e Sinti, «già condannata in uno dei rivoli di Mafia Capitale» a quattro anni. I cui collaboratori, scrive il gip Flavia Costantini, hanno dimostrato «totale e continuo dispregio degli interessi pubblici». Poi ci sono imprenditori, aziende e cooperative tra i protagonisti del groviglio di mazzette e appalti per i servizi di presidio sociale e bonifica nei campi nomadi e nei centri di accoglienza. Affari da centinaia di migliaia di euro pilotati, tra il 2013 e il 2014, finiti nell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Roma, Paolo Ielo. Affari come quelli dell’imprenditore Roberto Chierici «amministratore di fatto» della Ralam e della Saro. La cui «spregiudicatezza», sottolinea il gip, si manifesta «nel corso delle opere di bonifica» dei campi nomadi di via della Cesarina, Castel Romano e il centro di accoglienza di via Salaria. Dando ai suoi operai indicazione «di interrare rifiuti tossici, quali eternit, e speciali» nei terreni che «avrebbe dovuto sanare». È lui che il 18 dicembre 2013 infila «una consistente mazzetta» nella borsa della Salvatori. «Ma sei impazzito...», esclama la funzionaria. «E mica ci sta la firma...», la tranquillizza l’imprenditore ripreso dalle telecamere piazzate dai carabinieri della compagnia di Roma Eur. Per Chierici il gip ha disposto la custodia in carcere come per gli imprenditori Loris Talone (per i servizi di bagni chimici: 93 posizionati contro i 200 previsti), Massimo Colangeli (per il ripristino dell’impianto fognario in via Candoni) e Salvatore Di Maggio (per il presidio sociale del campo in via Salone: un solo operatore impiegato contro i 14 previsti). Arresti domiciliari, invece, per Alessandra Morbillo, alter ego della funzionaria Salvatori, ed Eliseo De Luca (della polizia di Roma Capitale avrebbe ottenuto un escavatore da 20 mila euro). E sospensione da pubblico servizio nei confronti di Vito Fulco (subordinato della Salvatori) (Pitoni, Sta).

Tangenti 2 Tutto nasce quasi per caso dalle intercettazioni sul traffico di droga nel campo nomadi di Castel Romano. I capi della comunità Rom si lamentano per i lavori di manutenzione mai fatti nella struttura e alludono al giro di tangenti. Risalendo a monte gli inquirenti arrivano a filmare non solo le consegne di denaro (almeno nove, con cifre che vanno dagli 800 ai 3000 euro a volta), di un collier di Gucci, di biglietti per il teatro (quattro poltronissime da cento euro l’una), bottiglie di vino, buoni benzina, la promessa di una escavatrice (al vigile De Luca) e a documentare gli accordi per far assumere la figlia della Morgillo in una ditta di pulizie e quello per fare pubblicità allo studio dentistico della figlia della Salvatori su un paio di tv private. Agli atti ci sono anche tutte le pratiche illegali per pilotare i bandi. Finte bonifiche concordate per gonfiare i pagamenti, firme apocrife di dirigenti per retrodatare gli atti, e emergenze create ad arte per giustificare lavori d’urgenza (Fiano, Cds).

Maria 1 Maria Ungureanu, la bambina che avrebbe compiuto dieci anni tra due mesi, trovata morta nella notte tra domenica e lunedì nella piccolissima piscina di un agriturismo a San Salvatore Telesino (Benevento), è stata violentata e poi uccisa. La conferma a quello che fin dal primo momento era stato il sospetto degli investigatori è arrivata dall’autopsia. Da cui è emerso anche che la violenza di domenica non è stata la prima subita dalla bambina: sicuramente era vittima da tempo di qualcuno che abusava di lei. Il procuratore di Benevento Giovanni Conzo e la sostituta Isabella Scamarcio, che coordinano le indagini condotte dai carabinieri del comandante provinciale Pasquale Vasaturo, hanno iscritto nel registro degli indagati, per omicidio e violenza sessuale, Daniel Petre Cioican, romeno, 21 anni, operaio saltuario, origini rumene, come Maria Ungureanu e i suoi genitori. Il giovane è stato ascoltato a lungo tra lunedì e ieri e poi rilasciato. I sospetti sono concentrati su di lui perché secondo alcune testimonianze la bambina era stata vista scendere dalla sua auto poche ore prima che venisse trovata morta. L’indagato ha confermato questa circostanza, ma ha sostenuto di aver accompagnato nel pomeriggio di domenica Maria, che conosceva, in un paese vicino e poi di averla riaccompagnata a San Salvatore Telesino. Quindi di non averla più vista. I magistrati lo hanno indagato per consentire al suo difensore, l’avvocato Giuseppe Maturo, di nominare un consulente che assistesse all’autopsia, ma non hanno ritenuto che ci fossero i presupposti per sottoporlo a fermo. Di certo le indagini al momento sono concentrate su di lui. Il giovane ha fornito un alibi che i carabinieri stanno verificando, e durante l’interrogatorio si è più volte proclamato innocente, aggiungendo che Maria «era come una sorella». Fondamentale per le indagini sarà il raffronto tra il suo profilo genetico e quello del violentatore di Maria, che gli inquirenti contano di ricavare da alcuni esami eseguiti durante l’autopsia (F. B., Cds; Longo, Sta).

Maria 2 Maria dopo essere stata stuprata è stata gettata nella piscina ancora viva (Longo, Sta).

Maria 3 Maria non presentava escoriazioni o segni di percosse, ma sul suo sangue verrà eseguito un esame tossicologico per accertare se aveva ingerito alcol o droga: la madre sostiene infatti che la bambina sapeva nuotare, quindi si suppone che al momento della morte fosse priva di conoscenza. Così come sarà necessario attendere i risultati dei test per restringere il range degli orari dell’uccisione e dell’epoca a cui risalgono le violenze. Tra i moventi possibili, la volontà di Maria di mettere fine agli abusi raccontandolo ai suoi ( s. cer., Rep)

Maria 4 A San Salvatore Telesino, un paese di 4.000 abitanti in provincia di Benevento, Maria, lunghi capelli biondi e lo sguardo timido, era arrivata nel 2013 dalla Romania assieme alla madre, Andrea, 27 anni, badante. Si era iscritta alla seconda classe della scuola elementare «San Giovanni Bosco» e poi, pian piano, si era perfettamente integrata nella piccola comunità. La bambina violentata e uccisa domenica sera, mentre il paese era in festa per il patrono Sant’Anselmo, era diventata chierichetta della chiesa di Santa Maria Assunta, frequentava il corso di catechismo, si preparava alla promozione in quarta e alla prima comunione. Il padre, Marius, giardiniere, chiede giustizia: «Mia figlia ha subito la cosa peggiore che può succedere a un bambino. Abbiamo fatto tanti sacrifici per farla venire in Italia dalla Romania, due anni fa. Era la luce della nostra vita che si è spenta per sempre». (Benedice, Cds).

Stasi Contro Alberto Stasi un «mosaico di indizi» e ciascuno «risulta integrarsi perfettamente con gli altri». Tutti a creare «un quadro d’insieme convergente verso la colpevolezza». Così la Cassazione sul delitto di Garlasco del 13 agosto 2007. I giudici della suprema corte hanno depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 12 dicembre 2015 hanno condannato Alberto a 16 anni di reclusione per aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi «con un rapido susseguirsi di colpi di martello al capo — scrivono — sferrati all’ingresso dell’abitazione con rabbia ed emotività». I giudici di primo e secondo grado avevano assolto Stasi prima che fosse la stessa Cassazione a rimandare indietro il processo in appello con l’indicazione di valutare meglio gli elementi raccolti contro di lui. L’appello bis finì con la condanna a 16 anni e la corte suprema confermò. Motivando quella decisione ora i giudici tornano alle indagini dall’andamento «non limpido, caratterizzato anche da errori e superficialità» e spiegano che Alberto agì «con dolo d’impeto» e «senza programmazione preventiva». La sua condotta fu «una risposta immediata o quasi a uno stimolo esterno. La mancata individuazione di uno specifico movente non incide sul quadro indiziario né appare necessario individuarla nel caso di un omicidio d’impeto» (Cds)

Sigarette In Francia il pacchetto di sigarette avrà come colore il pantone 448C, un verde scuro che secondo le ricerche di mercato è il «colore più brutto del mondo», evocativo di malattia e morte (Nava, Cds).

(a cura di Roberta Mercuri)