Libero, 21 giugno 2016
Veronica Panarello, la mamma di Lorys accusa, il suocero. Ma stando ai periti non sta bene di mente
«È stato mio suocero a stringere il filo del computer intorno al collo di Lorys. Lo ha ucciso lui e soltanto lui. Io guardavo immobile per il panico. In quel momento c’ero e non c’ero...». Parla in aula a Ragusa Veronica Panarello: la mamma di Santa Croce Camerina accusata di avere strangolato il figlio Lorys il 29 novembre 2014, per poi gettarlo nel canalone in cemento che corre ai piedi di un vecchio mulino nelle campagne del Ragusano. Di nero vestita, decisa e agguerrita, rilascia dichiarazioni spontanee dopo che il gup, Andrea Reale, ha deciso che lei nel processo ci può stare. Eccome. E alla pari di qualsiasi altro imputato, la mamma assassina presunta, può rispondere alle accuse che le vengono contestate: omicidio volontario premeditato e occultamento del corpo.
Veronica Panarello, 28 anni, infatti stando ai periti del giudice e di parte civile, sarebbe sana di mente. Nessuna follia. Nessun oscuramento della mente, scrivono gli psichiatri in 110 pagine di perizia, nonostante «la personalità disarmonica». Tutto questo a dispetto del difensore, Francesco Villardita, che invece non molla. E alla prima udienza del processo celebrato col rito abbreviato condizionato, prova a smontare il verdetto dei dottori della psiche: «Questa donna ha una seminfermità», dice l’avvocato, «come prova la risonanza magnetica. Il suo cervello è morfologicamente uguale a quello dei malati di mente. Chiedo venga acquisito il referto suddetto». Il gup ammette. Il referto sarà acquisito, nonostante i periti (suoi e della Procura) abbiano già messo per iscritto che la risonanza magnetica «non ha segnalato nulla di clinicamente rilevante». La battaglia di perizie infuoca. Mentre Veronica insiste: «Mio suocero lo ha ucciso con quel filo Usb perché Lorys minacciava di dire a suo padre che noi avevamo una relazione». Suo suocero (indagato per omicidio, ma come atto dovuto) è in aula a pochi centimetri da lei: respinge le accuse, esibisce un alibi, chiede e ottiene di restare nel processo come parte offesa. «Io, quella mattina», va avanti imperturbabile Veronica, «mi ero autoconvinta che Lorys fosse andato a scuola. Questo fino a quando non sono arrivata al cimitero: lì all’improvviso ho ricordato che mio suocero lo ha ucciso col filo Usb».
Un dato che però fa a pugni con le conclusioni del medico legale, il quale ha depositato una integrazione della sua relazione. Nell’atto si dà rilievo a quella fascetta di plastica che invece sarebbe l’arma del delitto: «lascia un segno continuo come quello trovato sul collo del bambino», scrive il medico legale Giuseppe Iuvara «quel solco non combacia con l’oggetto indicato dall’imputata né la sua ultima ricostruzione coincide con la dinamica dell’uccisione del figlio». E scrive ancora Giuseppe Iuvara: «sul collo del piccolo non sono stati rilevati i segni di un incrocio che l’utilizzo di un cavo avrebbe comportato». Veronica non demorde, ripete che è stato il suocero anche a buttare il corpo nel canalone. Ma i segni di trascinamento rimasti sotto i piedi del bambino, escludono anche questa ricostruzione. Al contrario, le tracce rilevate, combacerebbero con l’altezza di lei, ché più bassa del suocero. Il fascicolo di Andrea Stival, indagato per omicidio dopo la chiamata in correità della nuora, resta aperto. Mentre della presunta relazione con lei, che poi sarebbe il movente dell’omicidio, la Procura non ha trovato riscontri. Si torna in aula il 18 luglio.