Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 21 Martedì calendario

Dopo Brexit, Frexit. Le Pen vuole indire un referendum per «rester» o «partir» dall’Europa nel 2017

Per festeggiare la «primavera patriottica», preludio a un’estate di grandi mutamenti per l’Europa, il leader del Partito della Libertà austriaco (Fpö), Heinz-Christian Strache, ha deciso quest’anno di invitare come ospite d’onore Marine Le Pen, la presidente del Front national, per porre assieme le basi di una «cooperazione per la pace, la sicurezza e la prosperità dell’Europa». La patron frontista ha accettato senza indugi l’invito del suo omologo austriaco e nel weekend è volata a Vienna per essere la protagonista della convention di Europe of nations and freedom (Enf), il gruppo euroscettico che copresiede e attira sempre più consensi tra i cittadini europei, e che Bruxelles, invece, sogna al più presto di smantellare. Sullo sfondo della capitale austriaca, c’erano tutti i rappresentanti dell’Internazionale di destra, come l’ha recentemente definita il settimanale tedesco Die Zeit («Die rechte Internationale»), ma a brillare c’era soprattutto lei, Marine. Prima accolta con un baciamano da Norbert Hofert – ex candidato alle presidenziali austriache per l’Fpö – poi acclamata da un pubblico caloroso, la presidente del Fn ha dato il suo massimo sostegno ai difensori della Brexit, e ribadito, soprattutto, quale sarà la sua prima mossa in caso di vittoria all’Eliseo nel 2017: l’organizzazione di un referendum entro i primi sei mesi da capo di Stato per chiedere ai francesi se vogliono restare o meno nell’Unione europea. In attesa che i cittadini del Regno Unito si esprimano giovedì sulla sorte della loro terra, la condottiera della destra identitaria francese sogna già la Frexit, l’uscita della Francia da questa Unione europea che non rispecchia ciò che lo slogan della convention di Vienna ha messo in chiaro: «Per un’Europa dei popoli». La Le Pen contava di recarsi a Londra per continuare la sua campagna pro Brexit, ma l’assassinio della deputata dei Labour ha spinto la numero uno del Fn a rinunciarvi, «per non essere accusata di ingerenza» e evitare di ripetere il «passo falso» di Barack Obama (il presidente americano aveva suscitato le ire dei pro Brexit e di settimanali autorevoli come lo Spectator, per aver lanciato un appello netto in favore della permanenza di Londra nell’Unione Europea, impicciandosi un po’ troppo degli affari britannici). E così, ha scelto di difendere la sua idea di indire un referendum per «rester» o «partir» dall’Europa nel 2017 dal palcoscenico viennese. L’intervento lepenista è piaciuto molto agli euroscettici austriaci, fermamente convinti, alla stregua dei loro omologhi europei, di un effetto domino in caso di successo del «Leave». Mentre su Le Monde, l’attuale ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, metteva in guardia dalla «contaminazione del Brexit», avvertendo i britannici che la Francia sarà intransigente con le imprese d’oltremanica in caso di vittoria del «Leave», Marine Le Pen picchiava duro contro l’Europa attuale che «genera solo disordine, confusione, caos e distruzione», esaltando la «primavera dei popoli» organizzata da Strache, citando De Gaulle e difendendo il suo progetto di «Europa à la carte»: un’Europa delle Nazioni agli antipodi del federalismo difeso da Parigi e da Berlino, dove ogni Stato potrà negoziare le proprie condizioni. La leader frontista è certa che il suo progetto di Europa sarà possibile in caso di Brexit, ma anche che «la Francia ha mille ragioni in più degli inglesi di voler uscire dall’Ue». A marzo, un’indagine condotta dall’Università di Edimburgo aveva evidenziato che il 53% dei francesi erano favorevoli alla Frexit, terrorizzando Bruxelles e gli eurocrati che non hanno certo dimenticato il «Non» della Francia alla ratifica del Trattato costituzionale dell’Unione europea nel 2005. A Parigi il governo socialista attende con angoscia il risultato di giovedì prossimo, consapevole che una vittoria del «Sì» potrebbe galvanizzare, e non poco, gli euroscettici francesi.