la Repubblica, 21 giugno 2016
Le mense delle scuole italiane fanno schifo, tra cibi riconfezionati e pane con la muffa
In Italia ci sono molte mense scolastiche da bocciare.
Perché hanno la muffa alle pareti e negli alimenti, perché usano piatti di plastiche contaminate, perché si spacciano per bio e invece hanno fatto la spesa al discount o infine perché ai bambini non è proposta una dieta bilanciata, adatta alla crescita. È molto ampio il ventaglio delle irregolarità, che riguardano un quarto dei servizi di refezione. A rivelare i problemi sono le ispezioni fatte dai Nas nelle scuole italiane tra il 2015 e il 2016. Ieri il generale Claudio Vincelli, comandante dei nuclei anti sofisticazione, e il ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin hanno presentato i risultati degli approfondimenti, partiti dopo una serie di segnalazioni di genitori arrivate al ministero nei mesi scorsi.
Ebbene, il 25% delle 2.678 mense controllate, cioè 670, sono state trovate “non conformi”. Nel senso che non erano rispettate le previsioni dei capitolati di appalto riguardo al servizio, oppure c’erano problemi di conservazione degli alimenti o comunque di qualità merceologica o ancora non erano rispettate le norme che prevengono la corruzione nella pubblica amministrazione. I Nas hanno chiuso 37 strutture, quelle nella situazione più grave. In tutto sono state comminate 164 sanzioni penali e 764 amministrative, per un totale di 491mila euro. Gli alimenti sequestrati perché mal conservati, alterati oppure impossibili da tracciare, raggiungono i 4.200 chili di peso. Le strutture chiuse e il materiale sequestrato hanno un valore stimato di 13 milioni di euro.
La violazione penale contestata più spesso, 58 volte, è stata la frode in pubbliche forniture, seguita dall’inquietante “commercio di alimenti nocivi” (23 segnalazioni). Dal punto di vista amministrativo, la segnalazione di gran lunga più frequente (è stata fatta 695 volte) riguarda carenze igienico strutturali. I controlli hanno rivelato problemi presenti in modo più o meno uniforme nel Paese,anche se le chiusure sono state poi più diffuse al Centro e al Sud.
Tra gli esempi citati dai Nas, quello di Alessandria, nella cui provincia sono stati sospesi servizi di mensa per gravi carenze igienico-sanitarie, con muffe sulle pareti e sporcizia. I Nas di Milano hanno sequestrato nel centro cottura di una scuola elementare 36.500 articoli, tra i quali piatti fondi che contenevano fluororato, un additivo non consentito. Molti i casi di fornitura di alimenti diversi da quelli previsti, ovviamente di qualità più scarsa. A Brescia non erano bio gli ingredienti consegnati a una mensa, a Firenze l’olio non era nazionale, il formaggio era meno stagionato del previsto, il pollo di una categoria peggiore.
Ad Ancorna un fornitore prendeva alimenti vicini alla scadenza e li riconfezionava per farli apparire più freschi. A Sassari un’azienda faceva la spesa al discount e poi sosteneva che si trattasse di alimenti bio. A Perugia sono stati trovati cosci di pollo con frammenti ossei, prosciutto cotto e frittate contaminati da vari batteri e pane con la muffa. In tre scuole di Palermo non erano state fatte le obbligatorie tabelle nutrizionali. A Cosenza sono stati chiusi alcuni depositi di alimenti perché in condizioni igieniche inadeguate, a Napoli, dopo che molti bambini hanno avuto una infezione di sospetta origine alimentare è stato denunciato il responsabile di una ditta appaltatrice.
Il ministro Beatrice Lorenzin, che giudica nel complesso i dati non allarmanti, ieri ha sottolineato che «come nel caso delle strutture per anziani, continueremo a fare controlli a sorpresa con la task force, perché uno dei temi che ci sta più a cuore è la salute dei nostri bambini, che passa anche per una corretta alimentazione. Io stessa farò controlli a sorpresa».