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 2016  giugno 21 Martedì calendario

Il traduttore di Google fa davvero ridere

«Signorile, grassoccia Buck Mulligan è venuto dal stairhead, che porta una ciotola di schiuma su cui uno specchio e un laico rasoio incrociate». Che cos’è questo strano passo? Non lo riconoscete? Allora provate così: «Mulligan Dollaro e grandioso, grassoccio venne dallo stairhead, sopportando una ciotola di saponata su che un specchio ed una disposizione di rasoio attraversò». Niente da fare? Ultima possibilità: «Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall’alto delle scale portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio». Vi è venuto in mente? È il famoso incipit dell’Ulisse di James Joyce: nei primi due casi tradotto da Google e da Reverso, nel terzo tradotto da Giulio De Angelis nel 1960. E adesso sentite questa: «Era un giorno freddo luminoso nel mese di luglio, e gli orologi sono stati sorprendenti tredici». Che significa? Si tratta (si tratterebbe) dell’inizio del famoso 1984 di George Orwell, così come lo propone il traduttore automatico di Lexicool. Nella versione di Stefano Manferlotti, tutto appare molto più chiaro: «Era una luminosa e fredda giornata di aprile, e gli orologi battevano tredici colpi». I traduttori automatici non capiscono quasi niente: si confondono, ignorano il contesto, spesso persino le concordanze grammaticali e la catena sintattica, per non dire dei registri o dello stile. Il risultato è, il più delle volte, un nonsense sgrammaticato, uno sproloquio involontariamente comico e pressoché incomprensibile. Nessun programma digitale è riuscito, finora, a eguagliare il traduttore in carne e ossa, specie quando si tratta di un testo letterario. Un saggio di Umberto Eco, dedicato alla traduzione e datato 2003 (Dire quasi la stessa cosa), si apriva con un capitolo sull’ottusità traduttoria di Altavista: ebbene, da allora pochi progressi sono stati compiuti. Bene ha fatto, dunque, Tirature 2016, l’annuario della Fondazione Mondadori e del Saggiatore, a rendere omaggio all’arte di tradurre. Eppure, mentre a parole gli si riconosce lo statuto di «co-autore» e lo si dipinge come figura simbolo della globalità, il traduttore continua a godere di compensi molto bassi, se è vero che le case editrici italiane pagano in media 12-14 euro lordi a cartella, con casi di dumping in cui si accettano 6-8 euro (la revisione editoriale interviene eventualmente qua e là per tappare le falle della fretta). Tradotto: dignità economica quasi nulla per uno dei lavori più difficili, necessari e insostituibili del mondo.