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 2016  giugno 21 Martedì calendario

Appunti sparsi a 48 ore dalle amministrative. Renzi non intende minimamente dimettersi, sostiene di aver perso per aver rottamato poco, giura che il referendum è tutta un’altra cosa e che metterà in piedi una campagna per il sì talmente clamorosa da provocare una metamorfosi del partito

Appunti sparsi a 48 ore dalle amministrative. Renzi non intende minimamente dimettersi, sostiene di aver perso per aver rottamato poco, giura che il referendum è tutta un’altra cosa e che metterà in piedi una campagna per il sì talmente clamorosa da provocare una metamorfosi del partito. I suoi gli chiedono di riformare l’Italicum e un congresso che lo costringa a lasciare la segreteria, non essendo ammissibile il doppio incarico premier-segretario ed essendo chiaro che il Pd ha bisogno di qualcuno che ci si dedichi a tempo pieno. Secondo Renzi, è proprio il fatto che «perdiamo sempre quando andiamo al ballottaggio con i grillini» a dimostrare che al referendum sarà tutta un’altra cosa. Su 20 città in cui era al ballottaggio, il movimento di Grillo ne ha prese 19. Il segretario del Pd e i suoi cominceranno a battagliare venerdì in direzione. Grillo, meraviglioso per sintesi, l’altra notte ha fatto il suo discorso senza pronunciare una parola: s’è affacciato alla finestra dell’hotel Forum in Roma e col suo solito ghigno ha mostrato una gruccia, vale a dire un «appendino». Ieri ha tirato fuori l’aereo solare: «secondo gli esperti l’aereo solare non sarebbe mai riuscito a fare il giro del mondo, e il M5S non avrebbe mai sfondato in politica. Invece sono decollati tutti e due». La Appendino, vera vincitrice delle elezioni, ha chiesto le dimissioni di Francesco Profumo, presidente della torinese Compagnia di San Paolo, il quale ha fatto tirar fuori 400 mila euro alla sua Compagnia per aumentare lo stipendio dei vertici. La neo-sindaco (32 anni) se l’è presa anche con la nomina all’ultimo istante di Paolo Peveraro al vertice della società Iren: vuole istituire un semestre bianco per il sindaco di Torino (quindi a cominciare da lei) durante il quale gli sia impedito di far nomine. Appendino ha fatto un gran discorso l’altra notte, appena s’è saputo che aveva vinto: un discorso inclusivo, «sono il sindaco di tutta la città», in cui ha persino riconosciuto i meriti del piangente Fassino. Un’eco di questa intelligente - e del tutto nuova, per i pentastellati - tattica della prima cittadina torinese s’è sentita anche nel finalino del discorso diffuso ieri dal sindaco di Roma Virginia Raggi, apparsa però, già alla mezzanotte di domenica, e anche ieri, più livorosa che combattiva. Sergio Rizzo, sul Corriere, ha ricordato che la signora (39 anni) on ha ancora detto con chiarezza chi metterà in giunta (la Appendino sì), che è piuttosto prigioniera di Alessandro Di Battista e del famoso Direttorio di Casaleggio junior, e che in campagna elettorale, pur di vincere, ha fatto troppe promesse a quel luogo di malaffare che si chiama Atac. Su Repubblica Stefano Folli ha scritto: «La vittoria dei Cinque Stelle a Roma sarà su tutti i siti web e sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo [...] Quello che accadrà (nella capitale) è un enigma avvolto in un mistero».

Da tutto questo pistolotto iniziale si deduce che la partita si disputa tra Pd e Cinquestelle. Centro, centro-destra, sinistra-sinistra e il resto hanno cessato di esistere.
Intanto quelli di destra, al ballottaggio, votano Cinquestelle, mentre quelli di Cinquestelle, al ballottaggio, non votano quelli di destra. Poi: il centro-destra potrebbe esistere se si decidesse a essere qualcosa. Tra Salvini (che ha perso, e nettamente, pur pigliando qualche città come Savona o Pordenone) e Parisi (che ha vinto pur perdendo Milano) c’è un abisso, e mi riesce difficile immaginare che i due possano trovarsi insieme in un qualunque club. Salvini, stressando sulla sconfitta di misura di Parisi (partito da zero), s’è subito messo a dichiarare che «con i moderati si perde». E in Lombardia, non solo ha perso Varese, ma non ha conquistato neanche una città. Parisi oltre tutto è un uomo di spirito: l’altra notte i suoi lo acclamavano, e lui ha preso il microfono e ha annunciato: «Vorrei informarvi che abbiamo perso». Avercene.  

Veniamo alla sinistra-sinistra.
Basilio Rizzo esalta il suo 1 e passa per cento, giudicandolo decisivo per la vittoria di Sala. Può essere. Su tutto il resto, dichiarerei la sinistra-sinistra non pervenuta.  

C’è Bologna.
Già, il campione della sinistra-sinistra sarebbe Merola, il non-renziano che ha festeggiato la vittoria cantando Bella ciao
e che sta in campgna elettorale da due anni.
Marco Damilano l’ha definito «Rosso antico». Non mi pare che il futuro dei laburisti nostrani possa passare per la riscoperta dei partigiani di montagna di settant’anni fa.  

De Magistris?
L’aria è che voglia fondare una Lega del Sud e con quella dare l’assalto, in un futuro non lontano, a Palazzo Chigi.  

Poiché il mondo s’è messo a guardare con grande interesse alle faccende nostre, le vittorie grilline rafforzano o indeboliscono la Brexit?
Troppo difficile. Le elezioni italiane hanno mai influenzato qualche popolo al di là delle Alpi? Chi sa. In Inghilterra, danno il Remain in forte rimonta, ma come effetto dell’orrendo omicidio Cox. Domenica prossima, altra sarabanda con le elezioni in Spagna. E Podemos.