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 2016  giugno 18 Sabato calendario

Quando il sindaco di dà appuntamento alle 4.30 del mattino. Succede a Fenis «È un orario comodo per coloro che lavorano in campagna o nell’edilizia»

«Che fa, sindaco, lascia la luce accesa come il Duce? Sono passato sotto il Comune neanche un quarto alle 5 e le finestre erano illuminate». La telefonata di un impresario edile è del maggio di un anno fa. La luce è quella dell’ufficio di Mattia Nicoletta, classe 1980, sindaco di Fénis da quando ha vinto le elezioni con l’unica lista che si è presentata. Al telefono risponde a quel cittadino: «No, ero in ufficio dalle 4,30». Quella è l’ora in cui comincia a pigiare tasti sul computer e a smistare la posta, inviare messaggi o domande per gli uffici. L’indomani il costruttore alle 4,30 fa di nuovo squillare il telefono e il sindaco è lì. È stato il primo appuntamento all’alba di una serie ormai lunga quanto un’agenda. «Orario comodo per coloro che lavorano in campagna o nell’edilizia», dice il primo cittadino di un Comune che ha 1900 abitanti e una storia medioevale da protagonista. Il castello di Fénis con scalinata e affreschi era sia una macchina da guerra sia una residenza principesca dei conti di Challand, famiglia dominante della Valle d’Aosta, vicina alla corona di Francia. La copia di quelle mura merlate è il castello del Valentino, a Torino. Ora Fénis è un paese agricolo che ha un’economia turistica basata sulla fortezza. «E grazie alla televisione – dice il sindaco – abbiamo avuto un’impennata. Prima le immagini di “Alle falde del Kilimangiaro”, di Rai Tre, poi una trasmissione di Sky».
L’appuntamento per il cronista è a un’ora più accettabile, alle 6,30. «Prima mi pare esagerato», dice Mattia Nicoletta. Ma, scusi, che cosa le chiedono all’alba? «Non certo favori, di solito sono segnalazioni di cose che accadono, come le perdite dell’acquedotto. Oppure vogliono avere informazioni sul deposito degli inerti, sulle area destinate alla produzione nel Piano regolatore». Alle 6,40 arriva il messo comunale e dieci minuti più tardi il vicesindaco Fabio Cerise. Ancora Nicoletta: «Sa, io inseguo un’utopia, quella di vivere tutti in pace e tranquillità. Lavorando e aiutandosi in questi tempi difficili. E voglio dare l’esempio. Questo è stato un paese che ha subito disagi per la lotta politica, divisioni, amarezze. Credo che non abbia senso scontrarsi per un partito. Io voglio amministrare, far funzionare le cose in un paese che si regga sull’armonia di chi ci abita».
Un anno fa la lista civica guidata da Nicoletta e Cerise si è ritrovata da sola alle elezioni. Ora il Consiglio è formato da 15 consiglieri, di cui quattro, compreso sindaco e vice, in giunta. «Lavoro e tradizioni. Noi parliamo il nostro patois, di cui siamo fieri», dice Nicoletta che di mestiere fa l’ortolano. Laureato alla facoltà di Agronomia di Torino, enologo, fa andare avanti un’azienda di quattro ettari di terra coltivata a orti e un piccolo frutteto. Con lui il fratello Alessio, agronomo. Il sindaco ha lavorato in alcune aziende vitivinicole, poi qualche anno alle dipendenze della Regione Valle d’Aosta, quindi il grande passo. «Avevamo 2500 metri quadrati intorno a casa. Abbiamo affittato un po’ alla volta altri terreni e ora vendiamo i nostri prodotti sia qui, sia nei mercati di Aosta», dice il sindaco, mentre alcuni bombi stanno volando da un fiore all’altro di pomodori cuor di bue. L’arnia di questi cugini grassi delle api è stata messa al centro di una grande serra per l’impollinazione. Non distante il sindaco alleva colombi candidi, galli e galline. «I due colombi che avevo liberato davanti alla chiesa il giorno del mio matrimonio han fatto famiglia», dice il sindaco, padre da due mesi di Julie. «Apro quest’area sovente per far venire i bambini». A gironzolare intorno al recinto c’è «Barbera», bastardino più largo che lungo, astigiano d’origine.