La Stampa, 18 giugno 2016
Carolina, la 14enne che si è tolta la vita lanciandosi dalla finestra del suo appartamento la notte del 5 gennaio 2013, è la prima vittima di cyberbullismo. Lo ha deciso il Tribunale dei minori di Torino
«Possiamo dire che la giustizia ha fatto il suo corso: siamo arrivati in fondo al primo vero processo per cyber-bullismo in Italia. I ragazzi hanno riconosciuto reati gravissimi. Speriamo che i pesanti percorsi di rieducazione che seguiranno contribuiscano a far loro capire gli errori commessi». Con queste parole Paolo Picchio, il papà di Carolina – la quattordicenne novarese vittima di cyberbullismo che si è tolta la vita lanciandosi dalla finestra del suo appartamento la notte del 5 gennaio 2013 – ha commentato ieri all’uscita dell’aula la decisione del Tribunale dei minori di Torino.
I percorsi di rieducazione
I giudici si sono pronunciati sul futuro dei cinque ragazzi coinvolti nell’inchiesta per il suicidio di sua figlia: messa in prova per un periodo variabile da 15 a 27 mesi a seconda delle posizioni e del numero di imputazioni a carico, che vanno dalla morte come conseguenza non voluta di altro delitto allo stalking, violenza sessuale di gruppo (contestata a 3 di loro), diffamazione, detenzione di sostanze stupefacenti, detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Ora la «palla» passa ai servizi sociali e agli psicologi che seguiranno i vari percorsi, in strutture di enti pubblici e associazioni di volontariato. Ci sarà un’udienza di passaggio il 12 ottobre, sempre a Torino, proprio per modulare i percorsi di rieducazione. Secondo i suggerimenti della magistratura, devono essere «a tema», quindi in realtà che si occupano dei reati che hanno visto come vittima la studentessa novarese. In aula ieri ha parlato per la prima volta anche l’ex fidanzato della giovane, l’unico non presente alla prima udienza del 13 aprile, per motivi di salute: come gli altri imputati, oggi a cavallo della maggiore età, ha ammesso tutti gli addebiti: «Se sono qui è per chiedere scusa. Ho capito di aver sbagliato».
Il ddl fermo in Parlamento
Nel frattempo continua la battaglia di Paolo Picchio e della senatrice Elena Ferrara, ex insegnante proprio di Carolina alle scuole medie, per l’approvazione definitiva del Disegno di legge sul cyber-bullismo, fermo in Parlamento: «Non si può aspettare: serve un lavoro nelle scuole, di educazione e formazione – ha ribadito il signor Picchio -. In questi anni ho fatto più di 70 incontri con gli studenti: i ragazzi, anche più piccoli, viaggiano tutti con lo smartphone. Adulti e insegnanti devono essere pronti e vigilare».