la Repubblica, 18 giugno 2016
Il commento a Italia-Svezia di Gianni Mura
Un passo indietro per quanto riguarda il gioco e quel che al gioco è connesso: l’intensità, l’efficacia, quei picchi d’emozione che fanno saltare sulla sedia anche chi sta a casa. Un passo avanti, e che passo, nella classifica del girone. La qualificazione in tasca dopo due sole partite. E quanti ci avrebbero pensato? Pochi, ha ragione Conte. Tolosa gli dà ragione più d’una volta. Le conteremo più avanti. La missione compiuta in anticipo rende meno noiosa una partita da sbadigli, tutt’altra cosa rispetto a quella col Belgio. E non solo perché la Svezia non è il Belgio, anche perché l’Italia non era l’Italia. Pure, Conte aveva cambiato una sola pedina, Florenzi per Darmian, e anche qui ha avuto ragione. Tanti o tantissimi cambi potrà farli nell’ultima partita, rischiare ieri per eccesso di sicurezza era da stupidi, e Conte non è stupido. Stupito forse sì, per tutto il primo tempo, quando loro attaccavano male e noi difendevamo bene, ma oltre alla difesa nulla si vedeva. Oppure sì, ma non era un bel vedere: molti lanci lunghi sbagliati, pressing poco efficace perché non coordinato e simultaneo, attaccanti abbastanza isolati e poco mobili, Candreva terzino aggiunto, scarsità di occhi di tigre.Un piccolo mistero, non spiegabile con la prestazione della Svezia, che ha cercato di attaccare ma senza alcun problema per Buffon. È ovvio che non tutte le partite si possono giocare come quella col Belgio, grande ma anche dispendiosa. Può darsi sia affiorata un po’ di fatica, oppure si sia deciso di aspettare gli ultimi minuti per chiudere la pratica. Non esaltante l’Italia, ma senza rischiare nulla. Sembrava tutto incanalato verso lo 0-0, Ibrahimovic era ben contenuto da De Rossi quando arretrava, da uno dei difensori, di preferenza Chiellini, quando si presentava in area. Il gol dava due volte ragione a Conte: prima nel cambio Pellè-Zaza, che imbeccava Eder per l’1-0. Bravo Eder. Di venerdì 17 gol del numero 17 quando mancano più o meno 17 minuti alle 17. Ma questo riguarda solo i superstiziosi. Conte ha avuto ragione nel portare in Francia Eder sfidando un’opinione pubblica che lo dava per disperso, oppure non particolarmente utile alla causa. E già col Belgio Eder s’era fatto apprezzare non tanto come attaccante ma come difensore, spolmonandosi in rincorse sui contropiede di Lukaku e Mertens. Una dedizione così non può che far piacere a un ct che da una vita predica i valori del collettivo.Il passo avanti prendiamolo per più importante del passo indietro. Di grandissime squadre non c’è l’ombra. Non lo è certamente, per ora, la Francia, che ha il tabellone a favore. Lo sarebbe la Croazia, non fosse condizionata da un tifo idiota e violento. Può ringraziarli, la squadra. Aveva tre punti in tasca, i petardi hanno spezzato il filo del loro gioco. Dopo i russi, gli inglesi, i tedeschi, i marsigliesi, anche i croati hanno risposto all’appello. Nel nostro piccolo, è consolante che i tifosi italiani non creino problemi. Però non prendiamoci in giro evocando la totale sicurezza di stadi in cui, chissà come mai, entra di tutto.