la Repubblica, 18 giugno 2016
Quando i fatti contano zero, le opinioni tutto
Morte le ideologie la politica diventerà più pragmatica, più attenta ai fatti e alle persone, meno faziosa. Così si dice da parecchi anni, forse per compensare con una maggiore serenità la perdita delle illusioni. Ma ci siamo sbagliati di grosso, le illusioni sono alle spalle ma il tasso di emotività e di faziosità è impressionante non solamente nello storico referendum inglese, bagnato dal sangue della povera Jo Cox, ma perfino nelle elezioni amministrative italiane, nelle quali i programmi e le persone contano molto meno del desiderio di vedere la tribù nemica nella polvere. A un cortese tassista milanese, che mi ha detto di non voler votare Sala perché “ha messo nella sua squadra Albertini, che ha già fatto il sindaco vent’anni fa”, ho fatto presente che veramente Albertini è nella squadra di Parisi (tra l’altro, uno dei pochi nomi di vaglia di quello schieramento). Fantastica e definitiva la sua risposta: “Fa lo stesso, si vede che mi va di votare Parisi e basta”. I fatti (perfino il fatto che lui stesso, il tassista, aveva posto come determinante per il suo voto, ovvero la presenza di Albertini in una delle due liste al ballottaggio) contano zero, le opinioni tutto, e non sono più neanche opinioni convogliate da ideologie o partiti, sono umori a briglia sciolta, è un vento di generico disappunto, di malanimo a prescindere che non ha tempo da perdere con i fatti.