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 2016  giugno 18 Sabato calendario

Finanziamenti ai grandi soci e consigli sbagliati ai piccoli risparmiatori. Ecco cosa succedeva a Vicenza

 Una delle soglie da superare per essere definiti ricchi dalle banche è avere sul conto corrente oltre 500mila euro in contanti da investire. E la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin non era un’eccezione. Ma le piaceva consigliare di trasformare quel gruzzolo in azioni della stessa banca pur di tappare i propri buchi patrimoniali. Contro la legge prendeva quei titoli in garanzia per elargire finanziamenti speciali ai suoi paperoni con tassi agevolati. Da una lettera del 4 settembre 2014 trovata dagli ispettori della Bce (diretti da Emanuele Gatti con l’ispettorato di Bankitalia) indirizzata dall’Audit interno a Samuele Sorato, ma mai presa in considerazione, è emerso che ai primi 20 clienti con azioni in deposito per un controvalore di 500mila euro sono stati dati fidi senza spese per 265 milioni di euro a un tasso compreso tra lo 0,75% e l’1,2%. Ai piccoli risparmiatori, invece, è toccato solo un consiglio di investimento non adeguato al profilo di rischio e la beffa di aver perduto tutti i risparmi con l’azzeramento del valore delle azioni.
Ai grandi soci invece la Vicenza concedeva finanziamenti anche in conflitto di interessi o rischiando di non vederli tornare indietro: lo scopo principale era far sottoscrivere gli aumenti di capitale e garantire liquidità sul mercato secondario. Il credito arrivava pure tramite tre fondi lussemburghesi (Optimum multistrategy I e II – che fanno capo ad Alberto Matta – e Athena, riferibile a Raffaele Mincione) in cui la Banca di Vicenza aveva investito ben 350 milioni. I tre fondi compravano titoli Bpvi e finanziavano indirettamente i clienti azionisti sottoscrivendo i bond emessi dalle loro società. Gli ispettori scrivono chiaramente: «Quasi tutti gli investimenti sono stati fatti in chiaro conflitto di interessi (tra tutte le parti coinvolte: Metherios, Alfio Marchini, Girolamo Stabile, Raffaele Mincione)». E subito dopo aggiungono: «C’è stato un incremento significativo dell’esposizione della banca verso un certo gruppo di clienti con un basso merito di credito». A proposito dei due gruppi Degennaro e Marchini, gli ispettori ricordano che le loro posizioni sono state classificate come “unlikely to pay” (improbabile che paghino). In particolare per l’ex candidato sindaco a Roma, Marchini, gli ispettori ricostruiscono un’esposizione complessiva di 106 milioni: 75 milioni di finanziamento al gruppo dalla banca, ora classificato past due (scaduto), un milione di scoperto (probabilmente interessi non pagati) e 30 milioni di minibond emessi da Imvest spa (gruppo Marchini) e sottoscritti da uno dei fondi Optimum. La ricostruzione, tuttavia è contestata da Marchini, secondo cui dentro Imvest (società ceduta nel 2016) il gruppo non era il primo socio. La banca è «il primo azionista (32%) di Methorios» attraverso un sub-fondo. Methorios fino a poco più di un anno fa era collegata a Marchini (che nel frattempo ha venduto alla fiduciaria Finnat la sua società capofila, la Lujan). «Mai nessuno ha comunicato che dietro al fondo ci fosse al 100% la banca», conclude Marchini. E lo stop ai pagamenti sui prestiti? «Si è aperto un contenzioso tra la società e la banca, dopo che fu chiesto di vendere le azioni della banca e ci fu detto di aspettare, mentre poi arrivò la svalutazione. Fino a quel momento avevamo sempre pagato», dice Marchini. Il costruttore aveva 42 milioni di euro in azioni Vicenza.
Non è il solo. Anche il gruppo Sorgente (Mainetti) è stato finanziato per 25 milioni per ricomprare azioni della Vicenza dai fondi Optimum e Athena. Con una particolarità: Athena ha venduto al gruppo immobiliare 220 mila azioni – alla fine del 2014 – a 50 euro a titolo, quando all’epoca valevano ancora 62,5. E ancora, il gruppo Degennaro è stato finanziato per 27 milioni dalla banca e per altri 22 indirettamente, con la sottoscrizione di minibond da parte del sub-fondo Delta (Optimum). Optimum e Athena avevano azioni della Popolare per un controvalore di 54,7 milioni ma «la Vicenza viene informata il 30 giugno 2014 dell’importo significativo». Poi, a fine anno, i due gruppi comunicano di aver venduto le azioni della Vicenza, ma è stata la stessa Popolare a dare un «aiuto decisivo» per lo smobilizzo. Vicenza è uscita dal fondo Athena nel marzo scorso.