Corriere della Sera, 18 giugno 2016
A due giorni dal ballottaggio il pd attacca la Raggi sulle consulenze
Sono ormai le nove di sera, sul pontile di Ostia – il municipio sul litorale romano commissariato per mafia dove il Movimento Cinque Stelle ha sfiorato ha preso il 44% – è già calato il tramonto. E, a quel punto, è Virginia Raggi, la grande favorita nella corsa al Campidoglio, a riavvolgere il nastro di una giornata vissuta dai pentastellati sulle montagne russe: «Mi portano – dice lei – una noticina. Giachetti dice che siamo uguali agli altri: je piacerebbe... Lui ha due casali con cinque bagni, una piscina che pare il Titanic: ho capito, è lì che vuole organizzare le Olimpiadi». Mentre lei, che già parla di sé in terza persona, «è la donna più infangata di tutte le campagne elettorali».
I fuochi d’artificio arrivano proprio alla fine. Come, del resto, fu nel 2013: all’epoca, però, erano le vicende nella onlus di Ignazio Marino. E ora, invece, sono due consulenze (citate dal Fatto quotidiano ) con la Asl di Civitavecchia che rischiano di inguaiare Virginia. Una nel 2012 da 8 mila euro, l’altra nel 2014 per 5 mila euro, entrambe per un recupero crediti nei confronti di un imprenditore della sanità laziale (poi deceduto). Fino a qui tutto regolare. Solo che l’avvocato Raggi, come gli era già capitato per il praticantato da Previti e per l’altra consulenza con una società gestita da una collaboratrice di Franco Panzironi (figura centrale di Mafia Capitale), una volta diventata consigliera comunale a giugno 2013 si «dimentica» di citare l’incarico nella sua autocertificazione. «Dimenticanza» ripetuta anche nel 2014, quando Virginia barra la crocetta sul «non ho ricoperto altri incarichi presso altri enti pubblici». La consulenza con la Asl, però, torna nel 2015: «Legale fiduciario presso la Asl RmF, 1.878 euro, fattura 2014 pagata nel 2015». Occhio alle date, però. Raggi si ricorda dell’incarico il 13 ottobre, il giorno dopo la dimissioni formali di Marino (annunciate qualche giorno prima), e quando si capisce che al Comune si andrà al voto. Coincidenze? Chissà. Ma il governatore del Lazio (piddino) Nicola Zingaretti chiede una relazione alla Asl e, dai primi controlli, emerge che l’azienda sanitaria ha inviato due solleciti (senza ricevere risposta) alla Raggi nel 2016. A fronte dell’emissione delle fatture (la seconda sarebbe in pagamento), infatti, non risulta recuperato alcun credito.
Il Pd va all’attacco. Secondo Matteo Orfini «nella migliore delle ipotesi è una bugiarda seriale», mentre Giachetti lascia da parte il fair play: «Apprendiamo che la candidata Raggi avrebbe commesso un reato...». Secondo il magistrato Alfonso Sabella, già assessore alla Legalità con Marino e ora nella squadra di Giachetti, «un avviso di garanzia sarebbe un atto dovuto». E non per aver violato la legge Severino o il testo sulla Trasparenza, ma in base all’articolo 76 comma uno del «Testo unico» sulla documentazione amministrativa e all’articolo 483 del codice penale («falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico»). La Raggi reagisce con un’alzata di spalle: «È solo fango». I suoi fanno quadrato: «È un non caso. L’antipasto di quello che succederà se vinciamo», dicono nel suo entourage. L’avvocato Paolo Morricone la difende: «Raggi si è attenuta alle norme sulla trasparenza. Nel 2014 non ha dichiarato nulla perché non ha percepito reddito».
Ma i fans di Ostia neppure sembrano accorgersene. Paola Taverna equipara i Cinque Stelle «al ddt contro le cavallette che sono i politici», Di Battista attacca il Tg1 (lo definisce il «Pd uno») e l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone. Poi Virginia dà un piccolo assaggio di squadra: l’anti palazzinaro Paolo Berdini all’Urbanistica, il rugbista Andrea Lo Cicero allo Sport, l’ex «rutelliano» Luca Bergamo alla Cultura, una «tecnica» (Paola Muraro) all’Ambiente. E gli altri? Dopo il voto di domenica. «Quando entriamo al Comune, sarà finita per tutti», grida la Raggi. «E noi vogliamo unire la città», dice Giachetti. M5S già prepara la festa e avrebbe già «opzionato» il teatro Flaiano. In barba a qualsiasi scaramanzia o qualsiasi veleno finale.