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 2016  giugno 18 Sabato calendario

Thomas Mair leggeva manuali di armi, guide ideologiche naziste ed era un seguace della National Alliance, un’organizzazione per la supremazia bianca della Virginia occidentale

La sera prima di uccidere Jo Cox in modo brutale e feroce, Thomas Mair era andato a trovare la madre per aggiustarle la televisione. Si presentava spesso, racconta la vicina della signora, Rosemary Surman. «Aiutava a pulire la casa, faceva la spesa. È sempre stato un figlio bravo». È pieno di contraddizioni il ritratto che emerge del cinquantaduenne responsabile di un crimine che per la sua violenza ha sconcertato il mondo.
La polizia del West Yorkshire non esclude il movente politico. L’inchiesta, nella quale è coinvolta l’unità anti-terrorismo, sta seguendo varie tracce, tra cui anche quella dei legami con organizzazioni di estrema destra. A casa di Mair, a un quarto d’ora a piedi dal luogo dell’omicidio, gli agenti hanno trovato articoli «nazisti». Divise, fascicoli, libri. Dalle ricerche del Southern Poverty Law Center, un ente statunitense contro il razzismo e la discriminazione, emerge che Mair negli anni 80 e 90 era stato un seguace della National Alliance, un’organizzazione per la supremazia bianca della Virginia occidentale. Attraverso il gruppo aveva acquistato libri come Chimica delle polveri e gli esplosivi, Il manuale delle munizioni improvvisate nonché una copia di Ich Kampfe, guida ideologica distribuita ai membri del partito nazista nel 1942.
Non aveva un lavoro fisso: arrivava a fine mese mettendo a posto il giardino dei vicini e dando una mano al centro di collocamento, eppure vent’anni fa Mair con la National Alliance aveva speso più di 600 dollari. Era stato un abbonato di una rivista estremista sudafricana. Stando a testimoni oculari prima di uccidere Cox ha gridato due volte «Britain first!», nome di un partito estremista britannico. Il partito però nega che Mair fosse un suo membro e ha biasimato senza mezzi termini l’accaduto. Eppure emerge che Cox, che con il suo primo intervento aveva sottolineato di essere orgogliosa di appartenere a una comunità multiculturale e che aveva formato e presiedeva il gruppo parlamentare per la Siria, aveva recentemente criticato «il razzismo e il fascismo» di Britain first.
Squilibrato o fanatico? La famiglia di Mair così come i suoi vicini non riescono a credere che sia stato proprio lui, l’uomo «solitario, tranquillo e gentile» che abitava tra di loro, che salutava educatamente, che «faceva volontariato tra gli emigrati, aiutandoli a imparare l’inglese», a uccidere Cox. «L’ho visto in tv, l’ho riconosciuto, sono caduto dalle nuvole», racconta il fratellastro Duane St Luis, 41 anni. Non l’ha mai sentito pronunciare una parola razzista (se ne sarebbe accorto, il padre di Duane è nero) o fare un discorso politico. Non ha la più pallida idea di come si sia procurato una pistola. «Gli piacciono i libri, la sua casa ne è piena, non le armi». Concorda l’altro fratello, Scott Mair, 49 anni: «Non riesco a crederci, mio fratello non è un uomo violento, e non è particolarmente interessato alla politica».
Cosa è successo allora? L’inchiesta della polizia sta mettendo a fuoco anche il profilo mentale di Mair, che era stato un paziente del Pathways Day Centre di Mirfield. Il fratello Scott ha raccontato che Mair aveva avuto problemi mentali in passato e aveva preso medicinali, ma che ultimamente stava molto meglio. Lo stesso Mair aveva spiegato a un giornale locale di aver trovato grande sollievo attraverso il lavoro che il Pathways gli aveva trovato presso un parco, un «impiego fisico e utile» che gli aveva regalato tante soddisfazioni. Era ancora in cura? Il suo medico era a conoscenza delle sue difficoltà?
Le domande senza risposta sono tante. L’assistente di Cox, Fazila Aswat, ha raggiunto la deputata pochi secondi dopo gli spari, ha cercato di soccorrerla, dicendole di lottare: «Non ce la faccio Fazila, ho troppo dolore», le ha risposto Cox prima di perdere conoscenza. Il marito Brendan assieme alla famiglia ha creato un fondazione a scopo benefico in sua memoria. In poche ore ha già raccolto più di 200.000 euro per tre organizzazioni a lei care.