la Repubblica, 20 giugno 2016
Le passerelle di Milano sono senz’anima. Manca lo show
Il penultimo giorno di Milano Moda Uomo sancise senza dubbio la fine di un’era: quella delle sfilate con i modelli e le modelle che vanno su e giù per la passerella, in una cornice più o meno interessante e con un ritmo più o meno veloce. Il format che ha funzionato per quasi un secolo, oggi mostra tanti, troppi segni di stanchezza. Il fatto è lampante in questa kermesse milanese: le passerelle dei marchi piccoli e grandi dedicati al minimalismo o al classico, per esempio, sembrano avvenimenti senz’anima, senza interesse. Compiti eseguiti alla perfezione che non suscitano alcun entusiasmo. Al contrario: i brand che hanno trasformato i propri eventi in spettacoli, show o avvenimenti ad alto contenuto di intrattenimento, stanno indovinando l’evoluzione del settore. E se è vero che le settimane della moda maschile perdono nomi e presenze a tutti i livelli e a tutte le latitudini (Londra soffre, Parigi arranca e New York fatica persino a nascere), è altrettanto vero che chi è rimasto nel gioco sta conducendo una partita più grandiosa e più dispendiosa di prima. Il fulcro è semplice: i consumatori di oggi non chiedono soltanto un abito. Vogliono essere intrattenuti. E chi non lo fa, sparisce.