Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 20 Lunedì calendario

Le passerelle di Milano sono senz’anima. Manca lo show

Il penultimo giorno di Milano Moda Uomo sancise senza dubbio la fine di un’era: quella delle sfilate con i modelli e le modelle che vanno su e giù per la passerella, in una cornice più o meno interessante e con un ritmo più o meno veloce. Il format che ha funzionato per quasi un secolo, oggi mostra tanti, troppi segni di stanchezza. Il fatto è lampante in questa kermesse milanese: le passerelle dei marchi piccoli e grandi dedicati al minimalismo o al classico, per esempio, sembrano avvenimenti senz’anima, senza interesse. Compiti eseguiti alla perfezione che non suscitano alcun entusiasmo. Al contrario: i brand che hanno trasformato i propri eventi in spettacoli, show o avvenimenti ad alto contenuto di intrattenimento, stanno indovinando l’evoluzione del settore. E se è vero che le settimane della moda maschile perdono nomi e presenze a tutti i livelli e a tutte le latitudini (Londra soffre, Parigi arranca e New York fatica persino a nascere), è altrettanto vero che chi è rimasto nel gioco sta conducendo una partita più grandiosa e più dispendiosa di prima. Il fulcro è semplice: i consumatori di oggi non chiedono soltanto un abito. Vogliono essere intrattenuti. E chi non lo fa, sparisce.