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 2016  giugno 19 Domenica calendario

Quando Billy Wilder era un cronista

A qualcuno il racconto piace caldo. E questo qualcuno è proprio lui, Billy Wilder, scrittore e regista del capolavoro con Marilyn Monroe e Jack Lemmon che in originale s’intitola Some like it hot. Un artista straripante di energia che è l’antitesi perfetta di tutto ciò che è algido, rarefatto, immobile. E non solo al cinema. Come dimostrano i mille episodi di vita vissuta – protagonisti sovrani, fattucchiere, ministri, clown, giocatori d’azzardo – che animano le sue cronache da giornalista a Berlino, tra il 1927 e il 1930. E che l’editore Lindau pubblica nel volume Il principe di Galles va in vacanza.
Quando il giovane Wilder (classe 1906, scomparso nel 2002) scrive questi articoli è reduce dal progetto, subito abortito, di darsi all’avvocatura. I codici e le procedure giuridiche, in una Germania in crisi ma non ancora nazista, gli sembrano troppo aridi. Mentre là fuori – nelle strade, nei night club equivoci, nei caffè dove incrocia i personaggi celebri di allora – c’è la commedia umana che lo appassiona. E che nei decenni successivi, dopo lo sbarco a Hollywood, sfocia in cult come L’appartamento (con cui vince l’Oscar), La fiamma del peccato, Quando la moglie è in vacanza. Una filmografia eclettica, la sua. Come gli argomenti di cui si occupa da reporter.
E in effetti, leggendo gli articoli con lo sguardo onnisciente di chi sa quale sarà la sua vera carriera, trovare parallelismi tra il Wilder regista e il Wilder collaboratore di un quotidiano berlinese non è difficile. Ad esempio il racconto autobiografico che apre la raccolta, intitolato Cameriere, un ballerino per favore!, ci fa immergere in un’atmosfera da commedia, un po’ sofisticata un po’ farsesca. Il cronista rivela che, povero e derelitto, viene assunto come “cavalier danzante” in un hotel: «La porta girevole mi ha lanciato verso la felicità, ne sono sicuro». Il tono è autoironico. Con qualche riflessione triste: «Non è facile guadagnarsi il pane in questo modo. E non è un pane che una natura tenera e sentimentale possa riuscire a mangiare».
Ma non ci sono solo le avventure personali: dalla cronaca cittadina alle recensioni cinematografiche, nel libro troviamo ogni genere di reportage. Storie che, lette di fila, hanno lo stesso ritmo vertiginoso di alcune sue pellicole, come Prima pagina o Uno, due, tre!. E che messe insieme compongono un bell’affresco d’epoca. Imperdibili, poi, i ritratti. Come quello del principe di Galles, il futuro Edoardo VIII: «Un funny boy, un uomo in gamba», che però combatte la noia procurando guai a se stesso e agli altri. O quello di Erich Von Stroheim, suo futuro attore in Viale del tramonto, descritto come regista presuntuoso ma velenoso al botteghino a cui, annota Wilder, in fondo «teniamo, come ai cactus o ai levrieri». Sembra una battuta tratta dal film.