la Repubblica, 19 giugno 2016
Salvini e la sua disgustosa frasetta sulla Boldrini
Matteo Salvini ha definito «risorse boldriniane da castrare chimicamente» i tre africani che hanno stuprato una donna in Toscana. Attribuendo alla presidente della Camera una sorta di patronato etico- politico nei confronti degli immigrati stupratori. Nello stesso modo, e con uguale disgustoso arbitrio, si potrebbe definire “risorsa salviniana” l’uomo bianco inglese che ha ammazzato Jo Cox, odiata perché donna, perché favorevole all’accoglienza e perché di sinistra, le stesse tre prerogative che rendono Boldrini odiatissima dalla destra xenofoba nostrana della quale Salvini è il leader. E ogni delitto o violenza tipicamente local, di quelli che sprigionano dall’odio che così spesso e volentieri trasuda dalle parole di Salvini e dei leader europei suoi consimili, potrebbero essere ugualmente scaricati sulle loro spalle. Se questo non accade – e se mi sono sentito in dovere di definire “disgustoso arbitrio” un uso politico così vile e scorretto di un fatto di cronaca – è perché devono valere regole di rispetto per le persone e soprattutto per la logica. A rendere orribile quella frasetta di Salvini non è solamente l’intenzione di “sporcare” il nome di Boldrini accostandolo a uno stupro di gruppo; è anche l’intenzione di “sporcare” il dibattito sulle migrazioni attribuendone la colpa a questo o quel politico, come se fossero un fenomeno innescato a bella posta dai “nemici della Patria” per indebolirla. Purezza nazionale contro corruzione esterna. Già l’abbiamo sentita, e non è andata a finire bene.