19 giugno 2016
Oggi ci sono i ballottaggi. A Roma, Milano, Napoli, Torino e in altri 122 comuni
Roberto D’Alimonte per il Sole 24 Ore
Oggi si vota in 121 comuni. Sono tutti quelli sopra i 15.000 abitanti per cui il sistema elettorale prevede un secondo turno se nessuno arriva al 50% dei voti nella prima tornata. Due settimane fa erano 143. Quindi solo in 22 sono già stati eletti sindaco e consiglio. Un numero molto inferiore a quello delle precedenti elezioni amministrative negli stessi comuni. Ma - si sa - i tempi sono cambiati. Oggi la competizione non è più bipolare, ma tripolare, e in parecchi casi anche multipolare, e questa frammentazione fa crescere il numero dei ballottaggi.
La politica in numeri
C’è da chiedersi come potrebbero essere governati oggi i nostri comuni senza un sistema che riduce la frammentazione entro uno schema bipolare, dando agli elettori la possibilità di decidere chi debba governare.
Tra i 121 comuni al voto ci sono 20 capoluoghi di provincia, di cui 6 capoluoghi di regione. Due settimane fa erano 24. Il sindaco è già stato eletto a Cagliari (centro-sinistra), Cosenza (centro-destra), Rimini (centro-sinistra), Salerno (centro-sinistra). In questi 20 comuni si giocano le partite più importanti. Ma merita comunque dare una occhiata panoramica all’intero universo dei 121 comuni.
Il Pd è il partito, che da solo o con vari alleati, è riuscito ad arrivare primo o secondo, e quindi a guadagnarsi un posto al ballottaggio, nel maggior numero di comuni. Per la precisione sono 90. In 48 casi è arrivato primo e in 42 casi secondo. Dentro questa cifra ci sono anche 17 capoluoghi di provincia (su 20). In questi 17 è arrivato primo 10 volte. In breve Pd e alleati sono esclusi dal secondo turno solo a Napoli, Isernia e Latina. Quanto al tipo di sfide, quelle più numerose vedono di fronte il candidato del centro-sinistra e quello del centro-destra. È così in 45 comuni, circa un terzo del totale. Sono le sfide di una volta, quando la competizione era ancora bipolare. Adesso non lo è più, ma il passato resiste ancora. I casi più interessanti sono Milano e Bologna su tutti, ma anche Trieste, Grosseto, Savona, Varese.
Sempre restando sul Pd, c’è da aggiungere che negli altri 45 casi in cui va al ballottaggio incontrerà avversari di tutti i tipi. In 15 comuni sono candidati di liste civiche. In 6 affronterà un candidato di una destra senza Forza Italia. Per esempio a Novara. E in 11 comuni lo sfidante sarà il candidato del M5s. Va da sé che questi sono i casi più interessanti. Tre sono comuni capoluogo: Roma, Torino, Carbonia. Per il Pd, e per chi cerca di capire le dinamiche del voto in questa fase convulsa della nostra vita politica, questi 11 comuni, e soprattutto Roma e Torino, ci daranno delle indicazioni preziose sulle seconde preferenze degli elettori italiani.
Ai ballottaggi si vince riportando a votare i propri elettori – quelli del primo turno - ma cercando anche di convincere a votare per te una parte degli elettori i cui candidati sono rimasti esclusi dal ballottaggio. Queste sono le seconde preferenze. Non sempre determinano l’esito finale del voto, ma tante volte sì. Per un precedente articolo (Si veda Il Sole 24 Ore dell’8 Giugno) avevamo calcolato i flussi tra il primo turno delle comunali del 2011 e il primo turno di quelle odierne. Nei prossimi giorni calcoleremo i flussi tra il primo e il secondo turno. Sarà molto interessante vedere il comportamento degli elettori di Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia in tutti i casi di scontro tra Pd e M5S, e soprattutto a Roma e Torino. Quanti staranno a casa e quanti preferiranno il candidato del M5S a quello del Pd o viceversa? E non meno interessante sarà vedere la decisione di voto di coloro che al primo turno hanno votato i candidati delle varie formazioni della sinistra.
Nella sostanza saranno i flussi a dirci quanto pesi realmente a livello elettorale la “santa alleanza” di tutti contro il Pd. E questo test riguarderà anche il M5S e i suoi elettori. In fondo, il M5S sarà presente al ballottaggio solo in 20 casi su 121. In alcuni comuni, come Ravenna e Rimini, non si è presentato ma in tanti casi era in corsa ed è stato escluso dal secondo turno. Cosa faranno i suoi elettori? Resteranno a casa in massa? E se non sarà così, chi sceglieranno tra il candidato del Pd e quello del centro-destra? Sono le risposte a queste domande che ci aiuteranno a decifrare le tendenze elettorali anche in vista delle prossime politiche.
Passando al centro-destra, i suoi partiti si sono presentati in ordine sparso. Roma non è un caso unico. In 15 comuni Lega Nord e Fratelli d’Italia sono riusciti ad arrivare al secondo turno senza l’appoggio di Forza Italia. Ma sono molti di più i comuni - 61, cioè uno sue due - in cui il centro-destra unito è riuscito a piazzare un suo candidato al ballottaggio. Vuol dire che quando lo “schema Milano” prevale sullo “schema Roma” il centro-destra rimane uno schieramento competitivo. I casi di Milano, Trieste, Varese, Savona, Benevento ne sono una prova. Quindi, nonostante tutto il clamore suscitato dalla performance del M5s in queste comunali, non è detto che sia Di Maio a sfidare Renzi tra due anni. Lo “schema Milano” potrebbe cambiare pronostici affrettati. Intanto aspettiamo a vedere cosa succede oggi.
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Annalisa Cruzzocrea per la Repubblica
Una vigilia dei ballottaggi avvelenata da attacchi incrociati e colpi sotto la cintura. La giornata di oggi – con quasi 9 milioni di elettori e 126 comuni al voto dalle 7 alle 23 (l’ora in cui saranno rivelati gli exit poll) – è la prova del nove per la tenuta del Pd di Matteo Renzi e per il Movimento 5 Stelle dei volti nuovi: Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, ma soprattutto le candidate di Torino e Roma Chiara Appendino e Virginia Raggi.Così, il silenzio elettorale del sabato è come non fosse mai esistito. Comincia al mattino il democratico Andrea Romano con un tweet in codice che sembra la rivelazione di un sondaggio. Subito dopo, è la candidata dei 5 stelle Virginia Raggi a pubblicare su Facebook l’autocertificazione del 2015 in cui denunciava il suo rapporto di consulenza con la Asl di Civitavecchia. «Solo per dimostrare la pochezza di certe accuse», scrive. E spiega di aver rivelato l’incarico solo nel 2015 perché nel 2012 non era ancora consigliera (e non esisteva alcun albo cui l’ente avrebbe dovuto attingere) e nel 2014 non era ancora stata pagata. «Con questa mia ultima delucidazione sull’ennesimo attacco montato ad arte dal Pd – conclude – si chiude una delle campagne più sporche degli ultimi anni».Su Facebook l’aveva già difesa l’esponente del direttorio M5S Alessandro Di Battista: «Per la prima volta chi ha utilizzato Roma, Torino e tante altre città come bancomat può perdere i suoi privilegi, i suoi appalti spesso gonfiati. Avete capito le ragioni del loro costante nervosismo, del loro fango quotidiano, dei loro attacchi scomposti?».Per tutta risposta, moltissimi esponenti pd cominciano ad attaccare Virginia Raggi con tweet e messaggini, accusandola di aver violato il silenzio elettorale e violandolo a loro volta. «Violano il silenzio elettorale per dire bugie. Le cose stanno così, altro che tutto regolare», twitta il presidente dem Matteo Orfini linkando un’intervista dell’ex assessore alla Legalità romano Alfonso Sabella che dice: «Rivelò tutto quando io cominciai a controllare le certificazioni». Poi Anna Ascani, «se ci fosse un seguito di Pinocchio lei sarebbe protagonista. Ma Roma merita un sindaco così bugiardo?». E la vicesegretaria pd Debora Serracchiani: «Virginia Raggi ha detto il falso. L’ha scoperta il Fatto Quotidiano non il Pd. Lei oggi si conferma #bugiarda». E ancora i parlamentari pd Davide Ermini, Walter Verini, Alessia Morani, Giuseppina Maturani, Andrea Marcucci.I 5 stelle contrattaccano. Il senatore Nicola Morra, su Facebook, prende di mira il candidato pd Roberto Giachetti: «Altro che rottamatore, è un rigattiere, nella giunta ha tre assessori che erano già con Marino». Ma il Pd usa anche WhatsApp e i messaggini per far girare il video di Sky che inchioderebbe la candidata M5S a una bugia. E a sera, interviene il sito di Beppe Grillo lanciando l’hashtag #iostoconvirginia e denunciando l’esposto fatto contro la candidata da un dirigente del Pd romano attraverso un’associazione: «Un falso incredibile e che non ha precedenti nella storia delle campagne elettorali», scrive il blog.