Corriere della Sera, 19 giugno 2016
Come cambia il costo del lavoro
Difficile dare un’interpretazione e un senso compiuto alle statistiche recenti sul costo del lavoro. La cosa certa è che in Italia cala più che in ogni altro Paese europeo. Eurostat ha pubblicato venerdì il Labour Cost Index, cioè l’indice che misura l’andamento a breve termine del costo orario che deve sostenere chi impiega dei lavoratori. Nel primo trimestre del 2016, è aumentato dell’ 1,7% nell’area euro rispetto allo stesso periodo dell’anno prima; esattamente quanto nella Ue a 28. Il Paese dove è cresciuto maggiormente nello stesso periodo è la Romania ( +10,4% ), seguita dalla Bulgaria ( +7,7% ) e dall’Estonia ( +6,9% ): comprensibile, hanno parecchio ritardo da recuperare. Gli unici due Paesi dove invece il costo orario del lavoro è sceso sono Cipro ( -0,3% ) e Italia ( -1,5% ).
Nel 2015, il costo medio del lavoro è stato di 25 euro nella Ue e di 29,5 euro nell’eurozona. Con enormi differenze, però, che vanno dai 4,1 euro della Bulgaria ai 41,3 della Danimarca. L’Italia è a 28, 1 euro, sopra la media Ue ma sotto quella dell’eurozona. E questa situazione è vera anche se si disaggrega l’analisi per settori. Nell’industria, l’Italia è a 28 euro e l’area euro a 32,3; nelle costruzioni il rapporto è 23,8 a 25,8; nei servizi siamo a 27,1 euro in Italia e a 28,6 euro nell’eurozona. Per fare un paragone con i Paesi a noi più vicini, quello che è il costo del lavoro medio in Italia di 28,1 euro, in Germania è di 32,2, in Francia di 35,1, nel Regno Unito di 25,7, in Spagna di 21,2. La percentuale che non va ai salari ma agli oneri sociali è in Italia il 27,9% del costo totale, la più alta dopo quella della Svezia ( 32,1% su un costo orario di 37,4 euro) e della Francia (33,2% ): la quota più bassa è il 6,6% di Malta, ma bisogna dire che il 16,8% del Regno Unito è un livello che si stacca, a favore dei lavoratori, da tutti quelli dei grandi Paesi europei.
Interessante è la differenza dei costi del lavoro orari all’interno dell’eurozona. Si va, sempre nel 2015, dai 39,1 euro del Belgio ai 14,5 della Grecia (dato 2014 ), dai 33 della Finlandia e i 30 dell’Irlanda ai 21,2 della Spagna e ai 6,8 della Lituania. Un altro segno che la convergenza nell’area euro ha ancora molta strada da correre, sia per quel che riguarda il valore assoluto del costo del lavoro sia per la sua parte non salariale. Una curiosità: in Norvegia, il costo del lavoro è di 51,2 euro l’ora (in calo dai 56,4 del 2012 ).