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 2016  giugno 19 Domenica calendario

Ecumenismo e convivenza religiosa

All’interno della nostra Chiesa cattolica emerge sempre più il termine «dialogo interreligioso». C’è chi lo vorrebbe allargare, e chi restringere. Chiedo semplici lumi. Ho sempre creduto fin dai primi anni di catechismo che il compito principale dei cattolici fosse evangelizzare e battezzare, oppure oggi il compito principale è curare i feriti proprio come un ospedale da campo, tipo Emergency. Gradirei una sua risposta laica.
Bruno Nunziati  Caro Nunziati,
A differenza delle verità politiche, sempre soggette al mutamento dei bisogni e delle idee dominanti, le verità religiose sono assolute e possono essere discusse, eccezionalmente, soltanto all’interno della casa madre. Anche l’ecumenismo cattolico esclude quindi la possibilità che dal dialogo tra le comunità religiose emerga una nuova fede cucita, come il vestito di Arlecchino, con pezzi provenienti da fedi diverse. Dietro ogni confronto fra due fedeli di religioni diverse si nasconde ancora la convinzione di entrambi che «la mia sia verità e la tua menzogna».
Ma i tempi sono cambiati. Viviamo in un mondo interdipendente in cui le vecchie società nazionali stanno diventando sempre più multinazionali e multireligiose. Possiamo vivere insieme ed evitare scontri sanguinosi soltanto dando prova di reciproca tolleranza. L’ecumenismo, in questo nuovo quadro mondiale, può consistere nella migliore conoscenza delle reciproche verità, ma deve rinunciare allo zelo missionario di cui la Chiesa cattolica ha dato prova nelle Americhe, dopo la scoperta, in Africa e in Asia nell’epoca del colonialismo.
Gli ordini religiosi educativi ne sono consapevoli. Al Cairo, qualche anno fa, ho visitato l’Istituto Don Bosco. I salesiani sono in Egitto dal 1896, ma la scuola del Cairo fu fondata nel 1926. È scuola professionale e istituto tecnico, ha 60 alunni, ma offre anche corsi di italiano per adulti. Molti studenti sono copti, quindi cristiani, ma altri sono musulmani. I suoi insegnanti sono prevalentemente religiosi, ma si attengono scrupolosamente alle norme di uno Stato in cui l’apostolato delle altre religioni è vietato. Questa correttezza ha fatto del Don Bosco uno degli istituti scolastici più rispettati e ambiti della città. Ne ho avuto una dimostrazione quando ho visitato una delle maggiori istituzioni musulmane del Cairo. Alla fine dell’incontro, mentre mi avviavo verso una automobile, un funzionario della istituzione mi ha seguito per dirmi che suo figlio aspirava a una borsa di studio del Don Bosco.