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 2016  giugno 20 Lunedì calendario

Un’idea bella che si diffonde: il pianoforte condiviso, da suonare in stazione, per strada, sotto la metro e negli ospedali

Un pianoforte pubblico che si offre a tutti, bravi e scarsi, senza preferenze di stili o di generi musicali, sempre in luoghi frequentati. Lo “street piano” è un fenomeno che sta prendendo piede in Italia e nel mondo perché si basa su un concetto tanto semplice quanto rivoluzionario: è il pianoforte che esce dal suo habitat naturale e va in luoghi insoliti come le stazioni ferroviarie, i corridoi di un ospedale, l’atrio dell’università, il sottopasso di una metropolitana, un lungomare. Semplicemente per lasciarsi suonare. L’idea riscuote successo anche perché quelli bravi nel fare le cose difficili – come appunto suonare bene il pianoforte – godono di ammirazione sconfinata: non è un caso che, da quando si sono visti in giro i primi pianoforti “pubblici”, abbiano cominciato contemporaneamente a circolare sui social network video di anonimi talenti che suonano in pubblico, immortalati da passanti col telefonino.
Come tutte le cose più belle, anche l’idea dello street piano nasce per caso. Nel 2003 a Sheffield, nel Regno Unito, un giovane studente di nome Doug Pearman si trovò costretto a lasciare un pianoforte in Sharrow Vale Road: trasferirlo nel suo nuovo appartamento era impossibile. Insieme al cugino Hugh Jones, quasi per scherzo, decisero di lasciare un cartello per invitare i passanti a suonarlo. Nacque così il primo pianoforte condiviso che venne adottato dal quartiere e dalla città e che durò per tre anni. Nel 2008 l’artista Luke Jerram diede vita alla sua installazione Play me, I’m yours, sparpagliandone 15 per le strade di Birmingham e dando inizio a un movimento che si è poi diffuso in tutto il mondo: in otto anni sono stati portati oltre 1.500 pianoforti in 50 città.
In Italia i primi sono stati quelli di Grandi Stazioni, con un piano nella stazione di Venezia nel 2012. Da allora sono stati messi anche in altre sei grandi snodi ferroviari: Milano Centrale, Torino Porta Nuova, Roma Tiburtina, Firenze Santa Maria Novella, Napoli Centrale. «È stato un successo clamoroso – spiegano dalla società –, praticamente suonano tutti i giorni tutto il giorno. Al punto che sempre più spesso i pianoforti sono in manutenzione, visto che non nascono per un uso così massiccio. Il nostro obbiettivo è portarne uno in tutte le stazioni che gestiamo, anche se non nell’immediato, perché va studiato bene il posizionamento e in alcune non abbiamo ancora finito i lavori di ristrutturazione».
Nei luoghi di passaggio, la musica richiama l’attenzione e «migliora la giornata di chi ascolta», come dice Paolo Jannacci. Così all’ospedale San Paolo, periferia sud di Milano, nessuno si è lamentato quando ne è comparso uno nella hall tra le sedie dove i pazienti attendono prima di una visita. Ogni settimana, un infermiere che ha studiato al Conservatorio si siede e regala ai pazienti un mini-concerto di musica classica. Con altrettanto entusiasmo è stato accolto il Furcht Kawai posizionato nell’atrio dell’università Bocconi: qui studenti abituati a maneggiare teorie, curve e statistiche si lasciano sorprendere volentieri dai quei compagni che, oltre ai numeri, studiano anche i pentagrammi. «Il sistema si autoregolamenta, perché i ragazzi suonano nelle pause tra una lezione e l’altra – dice Paola Dubini, professoressa di Strategia e direttore del corso di laurea in Economia per le arti, la cultura e la comunicazione della Bocconi –. È molto utilizzato, soprattutto da studenti stranieri di passaggio e da chi non ne ha uno a casa, o magari non può permetterselo».
Libertà di espressione, ma anche un modo diverso per conoscersi e farsi conoscere. Come accade all’aeroporto di Fiumicino, dove ci sono quattro pianoforti a coda posizionati oltre i varchi di sicurezza e nei pressi degli imbarchi ai Terminal 1 e 3. Rimasta celebre sul web l’esibizione di Danilo Cristaldi, giovane musicista siciliano che ha strappato applausi mentre attendeva un volo per Amsterdam. C’è poi chi cerca il colpo a effetto, sfruttando la magia dei luoghi oltre a quella dei tasti: come è successo sul lungomare di Civitanova Marche il mese scorso, o come accade all’ingresso degli scavi di Ercolano, su corso Resina.
Rimane però una sfida quotidiana da vincere: quella contro i vandali. A Cagliari, nel giro di due settimane, il pianoforte posizionato nella metropolitana di piazza Repubblica è stato rigato con delle chiavi scatenando le ire del sindaco Zedda. Mentre a Napoli quello in stazione è stato distrutto per ben due volte. In entrambi i casi però il sogno spezzato dei viaggiatori è stato ripristinato. A Napoli per mano di un anonimo cantautore che ha accompagnato il suo regalo alla città con queste parole: «l’ho suonato tante volte, quando ho letto di quello che era accaduto non ci ho pensato due volte. E ho deciso di prendere l’iniziativa».