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 2016  giugno 20 Lunedì calendario

Brexit, ultime dai sondaggi. Dopo l’omicidio della Cox il Remain è in recupero

«È una via senza ritorno, capace solo di dividere invece di riunire, una via verso la recessione e l’impoverimento generale… Vi dico: non rischiate». Parola di David Cameron. Dopo tre giorni di silenzio nel rispetto della memoria di Jo Cox, la deputata laburista ed eurofila assassinata da uno squilibrato con passioni neonaziste, la campagna referendaria sull’adesione della Gran Bretagna all’Unione europea è ricominciata con i toni acuti di sempre. L’altolà a Brexit espresso dal premier in un articolo sul Sunday Telegraph e ribadito alla Bbc s’è scontrato con la battuta, vagamente machista, di Michael Gove, che nel governo britannico è ministro della Giustizia e di Cameron era grande amico, fino allo strappo ideologico sul destino europeo di Londra. «La Gran Bretagna – ha detto il Guardasigilli, leader dei brexiters insieme con l’ex sindaco, Boris Johnson – può fare i conti con qualsiasi cosa il mondo le riservi». Una scelta «senza vie di scampo», dunque, a cui si contrappone «la fiducia cieca» nelle risorse del Regno, gli slogan approssimativi della propaganda hanno segnato con queste note il ritorno sul ring dei combattenti di Leave e Remain. 
Parole d’ordine che accompagnano la marcia del Paese verso l’ultimo miglio di questo eterno confronto. Le urne s’apriranno giovedì mattina alle 7 per chiudersi alle 22 ora britannica e vedranno in coda un numero record di elettori, secondo le stime degli istituti di statistica. Andranno al voto accompagnati da sondaggi che fino alla fine di maggio assegnavano un solido margine a Remain, per poi girare, progressivamente, a favore di Leave. Fino alla scorsa settimana, quando i brexiters erano dati in vantaggio, contenutissimo, ma in vantaggio sia negli opinion polls online sia in quelli telefonici, considerati più affidabili. 
Gli ultimi due, diffusi ieri, indicano un rallentamento della spinta a favore di Leave e confermano il sostanziale equilibrio, sotto il segno, però, di un marginale ritorno di Remain (YouGov 44/43, Survation 45/42). I sondaggi sono stati elaborati in coincidenza con la morte di Jo Cox e quindi tengono conto, ma solo parzialmente, dell’effetto emotivo che l’omicidio ha suscitato nel Paese e che si ritiene possa dare un’accelerazione significativa a favore degli eurofili. In realtà – convengono i sondaggisti – si sta assistendo soprattutto al posizionamento degli indecisi che, come vuole la tradizione, negli ultimi giorni si orientano massicciamente a favore dello status quo.
Che la partita, per i brexiters, si stia mettendo meno bene del previsto lo ha notato anche Nigel Farage, leader dell’Ukip, esplicito nel ritenere che l’assassinio di Jo Cox abbia frenato il trend a favore dei brexiters. Un’ulteriore accelerazione crediamo la possa dare l’intervento del premier ieri sera alla Bbc. Rispondendo al pubblico, ha insistito sulla sicurezza nazionale garantita dalla continuità «perché i terroristi vogliono vederci divisi», per poi ribadire che in caso di sconfitta non si dimetterà. Poi ha insistito su quella che resta la pietra angolare della campagna referendaria di Remain: il rischio economico. Cameron ha ribadito che istituti indipendenti concordano su un possibile buco «nei conti pubblici di 30 miliardi di sterline» che dovrà essere ripianato, probabilmente con una manovra straordinaria. «Se usciamo da questa organizzazione – ha aggiunto – l’impatto sulle nostre vite è chiaro. E, sia chiaro, se usciamo non si tornerà mai indietro». L’Fmi due giorni fa aveva confermato tempi di recessione per l’economia più brillante dell’Unione, immaginando un effetto negativo sulla crescita del Pil del 5,6% entro il 2019 rispetto allo scenario di base. Per il Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, è una stima cauta. «Temo che possa essere molto peggio di così. È un rischio che minaccia posti di lavoro, beni, proprietà dei nostri cittadini». E l’impatto non si misura solo con percentuali di Pil, se è vero che anche deal intraeuropei di prima grandezza come la fusione fra London stock exchange e Deutsche Borse sono minacciati dal rischio Brexit. Dalla Germania rimbalzano dubbi crescenti sul merger dei listini e un “no” all’Europa potrebbe davvero affossarlo. 
E da Berlino ha fatto sentire la sua voce, una volta di più, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. In caso di Brexit – ha detto in sostanza- non potrà essere “business as usual”, perché «tanti potrebbero avere la stessa idea». Schäuble ha voluto lanciare un messaggio tranquillizzante nel contesto ansiogeno creato dalla consultazione. «Attendiamo la decisione del popolo britannico e poi la rispetteremo. Siamo pronti a evitare sviluppi caotici». Un aiutino inatteso e certamente non sollecitato a David Cameron è giunto anche da un improbabile europeista. Il leader ungherese Viktor Orban s’è augurato una vittoria di Remain. 
L’ultima mano di un’estenuante partita è cominciata, l’esito resta imprevedibile, ma le conseguenze nell’uno e nell’altro scenario sono ormai largamente definite. Un salto nel vuoto o la continuità ? La parola a un popolo incerto.