La Stampa, 20 giugno 2016
Dopo il pari con la Svizzera, la Francia ci crede sempre di più
A pensar male alle volte si sbaglia. Certo: si potrebbe dire che questo pareggio profuma di biscotto dolcissimo. Ma non è vero. Non bisogna essere sempre cattivi. Il risultato più atteso e geometrico, quello che piazza la Francia in testa al girone e qualifica la Svizzera, è arrivato alla fine di una partita vera e bella. Forse la migliore fin qui, almeno per numero di occasioni create. Tutti hanno provato a vincere. Stili diversi, certo. La Svizzera con il possesso palla e l’insistenza sulle fasce. La Francia con folate di classe e orgoglio. «Marchons, Marchons!», urlavano i tifosi intonando la Marsigliese. Ma non sempre si può trovare il gol all’ultimo respiro.
Pari atteso, partita vera
Primo tempo alla squadra di Deschamps, secondo tempo alla Svizzera o quasi, che alla fine reclamava un rigore. Equilibrio, botte. E neppure l’ingresso in campo tardivo del talismano Payet, acclamato come nessun altro, ha cambiato la logica della partita. Però che traversa! È stata l’azione più bella in assoluto. Contropiede di Sissoko sulla fascia destra, a furia di sportellate e corsa. Cross dolce con lo zucchero, questo sì. E lui, il giocatore più famoso degli Europei, quello che a 19 anni faceva ancora il commesso, insomma Dimitri Payet, colpisce al volo e prende la traversa. E il Polpo Paul?
Pogba lo vedevi ovunque, anche se non sempre era un bene. Considerato che al 7’ svirgolava clamorosamente davanti al suo portiere rischiando l’autogol. «Oddio», sentivi commentare in tribuna. Ma era solo eccesso di zelo. Voglia di spaccare il mondo. Perché era sempre lui a infrangere un tabù francese poco più tardi. Eccolo: tiro a girare all’incrocio, con il portiere Sommer che smanaccia sulla traversa. La cosa speciale è che non era mai successo prima. Nelle partite precedenti la Francia non aveva mai centrato lo specchio della porta nel primo tempo. Ancora Pogba: esterno sinistro. Sempre lui: traversa da trenta metri. Finalmente lo stadio urlava il suo nome. Sembrava quasi di vederlo giocare contro il mondo intero. Particolare non secondario, il campo, questo stesso campo su cui mercoledì giocherà l’Italia, è in condizioni schifose. Ogni tanto la classe dei Blues si impantanava in una zolla. Ma era come se la Francia, finalmente sicura delle qualificazione, si fosse scrollata qualche peso di dosso. Una Francia senza ansia da prestazione.
Bloccati dai pali
In compenso gli attaccanti della Svizzera – Shaqiri, Embolo e Seferovic – si candidano al ruolo di magnifici inconcludenti. Tanto lavoro. Puntonate. Corse. Cadute. Ma neppure una magia. Francia contro Svizzera è stata una partita fra amici, ma non un’amichevole. C’erano bandiere in vendita con entrambi i colori, c’era la voglia di prevalere. Alla fine, sono state bicchierate in piazza, pacche sulle spalle, campanacci di mucche e scherzi. Nulla è andato storto. La Francia, prima del girone, ora ha un’autostrada in discesa verso la semifinale: una delle terze, poi una seconda. La Svizzera si qualifica per la prima volta nella sua storia per gli ottavi. E vissero tutti felici e contenti, fino alla prossima sfida.