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 2016  giugno 20 Lunedì calendario

Ecco perché Coppa America è molto più emozionante di questi Europei

Lo so che è da viziosi, della terza età. Ma in fondo, dopo una settimana di Europei a schiuma frenata, passata a centellinare quel poco di emozionante che si è visto, perché negarsi una notte bianca di Copa America? Argentina-Venezuela e Cile-Messico: possibile annoiarsi come a Irlanda-Svezia o Islanda-Ungheria, per tacere di Germania-Polonia? La prima risposta dopo meno di due minuti. Un’entrata su Messi da cui il fenomeno avrebbe anche potuto non rialzarsi. Ha preso più botte nel primo tempo col Venezuela, Leo, che in tutto il campionato spagnolo. Comunque si è tirato su, si è dato una scrollatina delle sue e da lì a poco, palla al piede, ha visto un taglio di Higuain trenta metri più avanti. E gliel’ha messa come a Suarez, da calciare in spaccata senza nemmeno guardare il portiere. 
La faccia del Pipita, mentre correva ad abbracciarlo: il fumetto era, sì, certo, quest’anno ne ho fatti 35 ma quanti ne potrei segnare col nano benedetto? Qualche ora più tardi, alle prime luci dell’alba, il Cile preso per mano da uno straordinario Vidal ha prima sopraffatto e poi disintegrato il Messico in un quarto di finale che tutti quotavano grosso modo alla pari. Sette gliene han dati: quattro firmati da Edu Vargas che da noi è passato lasciando ricordi contrastanti, e dalla scorsa notte qualche rimpianto in più.
Un racconto di Soriano
Ma poi c’è il rigore di Sejas che sembra tratto di peso da un racconto di Soriano. Ci vorrebbe quella penna, si capisce, perché uno che si è immaginato il rigore più lungo del mondo chissà dal rigore più ‘loco’ del mondo che cosa avrebbe cavato. Ad ogni modo siamo alla fine del primo tempo, l’Argentina sta difendendo la doppietta di Higuain ma il Venezuela spinge forte (anche con Martinez, che con quella maglia sembra un altro) e Romero con l’aiuto del palo ha già salvato tre palle gol in pochi minuti. Rigore, su Martinez. Sul dischetto si presenta tale Sejas, che non ha l’aria sgherra di molti suoi compagni ma le gambe di Messi le ha randellate come e più degli altri. Sassata rabbiosa sotto la traversa? Sarebbe la modalità ideale del momento, per dare agli argentini casomai non l’avessero capita l’idea di che cosa li aspetti da lì in avanti. Ma forse no. Forse da come ha angolato il punto di rincorsa più probabile un sinistro di qualche pretesa, tenendo d’occhio i movimenti del portiere. 
Un minuto di proteste
È passato più di un minuto, tra le proteste degli uni e degli altri. Troppo per lo sventurato, che tra la botta centrale e quella angolata non solo ha cominciato a pensare alla terza via: ma soprattutto se l’è fatta leggere negli occhi da quel vecchio bucaniere di Romero. Che difatti non si muove né di qua né di là: resta lì, ben piantato sulla linea di porta, e raccoglie con le mani il cucchiaio più idiota della storia. Potrebbe stopparlo di pancia, tanto gli era chiara la soluzione. Ma ne ha mangiato di pane nero in carriera, e di infierire non gli va. Storie di Sudamerica, dove il superiore talento con un pallone tra i piedi cede sovente il passo alla follia. 
E dove una notte bianca con un po’ di Argentina e tanto, tantissimo Cile ha risvegliato la passione per il gioco più bello del mondo.