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 2016  giugno 20 Lunedì calendario

La strada continua a mietere vittime, tre morti solo nel weekend. A tre mesi dall’entrata in vigore della legge i numeri non sono calati

Un 35enne, romeno, è stato arrestato in poco più di quarantotto ore. Tante ne erano trascorse dall’incidente che aveva provocato giovedì a Taranto, spezzando la vita di Rosa Secci, 41 anni, sei figli. Un’altra persone è ricercata in tutta la Toscana: è considerato responsabile della morte di Brunella Prosperi, 78 anni, falciata sabato davanti al cimitero di Fucecchio e deceduta nella notte al policlinico Careggi di Firenze. Due casi di cronaca, nell’ultimo fine settimana, hanno riacceso i riflettori sul reato di omicidio stradale, introdotto nel codice penale (articolo 589 bis) da una legge del due marzo. La speranza era che l’inasprimento delle pene (reclusione fino a diciotto anni) e il ritiro prolungato della patente (per trent’anni, se c’è l’omissione di soccorso) fungessero da deterrente. Ma a tre mesi dall’introduzione delle nuove misure, la frequenza del reato non appare in calo. Né è venuto meno il cattivo vizio che porta a pensare di farla franca.
Il numero di decessi provocati dagli incidenti è rimasto costante. Il primo arresto, formulato con l’accusa del reato di omicidio stradale, risale a pochi giorni dopo l’entrata in vigore della legge. Il 27 marzo era toccato a un uomo di Somma Vesuviana, già privato della patente nel 2011, finire ai domiciliari per aver provocato la morte di un ragazzo che guidava un’auto contro cui s’era scontrato frontalmente. Nel frattempo lo hanno seguito almeno in otto, protagonisti di incidenti fatali per altrettante vittime. Quattro a maggio: a Pontedera, a Perugia, a Macerata e alle porte di Napoli. Lo stesso numero nella prima metà di giugno: a Empoli, a Viterbo, a Pescara e a Monza. Infine tre nell’ultimo weekend. Agli episodi di Taranto e Firenze, occorre infatti aggiungere l’arresto di un 19enne che sabato sera alle porte di Siracusa ha perso il controllo di una Bmw e provocato la morte dell’amico Seby Miceli, 18 anni. Il conducente è risultato positivo all’alcol test: da qui l’ok alle manette.
I numeri risultano in linea con le stime diffuse dall’Osservatorio Il Centauro-Asaps (Associazione Amici della Polizia Stradale), secondo cui tra il 2014 e il 2015 sono stati all’incirca centocinquanta i reati che sarebbero passati in giudizio con l’accusa di omicidio stradale 
Che cosa rischiano i responsabili di questo delitto? Prima dell’introduzione della legge 41, il periodo massimo di reclusione era fissato a sette anni. Oggi, invece, il soggiorno in carcere può essere esteso a diciotto anni, se il conducente provoca la morte di più persone o il decesso di una e le lesioni (anche lievissime) di uno o più passeggeri. Non esisteva nemmeno l’arresto in flagranza di reato, adesso obbligatorio in presenza delle aggravanti (uso di alcol e droghe) e consentito anche nel caso in cui il responsabile dell’incidente si sia fermato e abbia prestato soccorso. Visti i presupposti, i protagonisti degli ultimi episodi di Taranto, Firenze e Siracusa rischiano fino a quindici anni di reclusione e la revoca della patente anche per tre decenni.