Corriere della Sera, 20 giugno 2016
In Russia quindici bambini sono morti affogati nelle acque ghiacciate del lago Syam durante una gita. Gli organizzatori avevano ignorato l’allarme maltempo e le barche sono state rovesciate dalla tempesta
Li avevano portati fuori nonostante le condizioni meteo proibitive. Li avevano fatti salire su piccole imbarcazioni, forse barche a remi o fuoribordo dal fondo piatto. E quasi certamente non disponevano di radio o di altri mezzi per allertare i soccorsi in caso di bisogno (a parte i soliti cellulari che spesso si rivelano inutili). Così quando la tempesta prevista ha colpito in pieno la comitiva, è stata una tragedia. Due imbarcazioni si sono capovolte e decine di ragazzini fra i dodici e i quattordici anni sono finiti in acqua. Probabilmente avevano tutti i salvagente, ma per almeno 15 di loro non sono bastati, anche perché le acque del lago sul quale si trovavano sono assai fredde, meno di dieci gradi. In quelle condizioni, con venti che spazzano la superficie, non si resiste a lungo, soprattutto se si è piccoli.
Molti dei sopravvissuti del gruppo di 47 ragazzi e quattro adulti che si erano imbarcati per la gita sono finiti sull’isola che si trova al centro del lago. Alcuni in condizioni difficili, ma salvi. E ora si indaga sui responsabili di quella che sembra essere stata una tragedia annunciata. I ragazzini del campo Park Hotel Syamozero (nonostante il nome, è un ex camping dei Pionieri definito «inaccettabile» l’anno scorso da un giornale locale) non erano turisti qualunque da trattare come si deve. No, si trattava di orfani e di figli di genitori «difficili» (che vuol dire, soprattutto, alcolizzati) mandati lì dal comune di Mosca a spese dello Stato e tramite una organizzazione statale che, forse, non si preoccupava più di tanto del benessere degli ospiti.
Il luogo della tragedia è il lago Syamozero, uno specchio d’acqua «piccolo» nella Carelia, stretto tra due colossi come il lago Ladoga e l’Onega che si trovano tra il Golfo di Finlandia e il Mar Bianco. Il Ladoga, che arriva alle porte di San Pietroburgo, è un gigante largo 100 chilometri e lungo quasi 200 chilometri. Syamozero è piccolo solo secondo gli standard russi: è largo quasi quanto il Garda nel punto di massima ampiezza ed è lungo la metà.
Le autorità locali dicono che per la giornata dell’altro ieri era stato diffuso un preavviso di tempesta. Ed in effetti, pare che nessuno degli operatori privati che organizzano gite sull’acqua ed escursioni sulla grande isola abbiano fatto uscire i loro ospiti.
Ma al campo degli orfani, evidentemente, i responsabili la pensavano diversamente. Così i ragazzini sono stati imbarcati su un gommone e sulle altre due imbarcazioni. Magari qualcuno ha pensato che sarebbe stata un’avventura che avrebbe temprato i giovani.
Arrivata la tempesta, due barche si sono capovolte e tutti sono finiti in acqua. Non c’era modo di chiamare i soccorsi e i poveri ragazzini sono rimasti per ore in acqua. I più fortunati sono arrivati sulle sponde dell’isola o della terraferma dove, esausti, affamati e semiassiderati, hanno passato la notte.
La piccola Yulia di dodici anni è riuscita ad arrivare al villaggio di Kudama alle undici di ieri mattina e ha dato l’allarme. Sono scattati i soccorsi, ma ormai per 15 ragazzi era troppo tardi.
Quattro responsabili della gita sono stati arrestati. Il portavoce del Comitato Investigativo ha rivelato: «Nessuno degli istruttori ha fatto alcunché per salvare i bambini. Pensavano solo a se stessi». E difatti sono tutti vivi.