Corriere della Sera, 20 giugno 2016
Rosberg trionfa a Baku e Vettel arriva secondo. Cronaca di uno spettacolo un po’ deludente
Nella cosiddetta terra del fuoco si riaccende la fiamma di Nico Rosberg, il pilota che a Baku, su un circuito «minotauro» un po’ stretto e lento e un po’ ampio e ultraveloce, la pista dove avrebbe dovuto succedere di tutto e dove non capita nulla tranne il pericoloso svolazzare di sacchetti di plastica intercettati dalle auto, incrocia la perfezione della sua Mercedes: fuga dalla pole, trionfo e giro record. Hat trick completato. Monaco e Montreal, dove le aveva buscate da Hamilton, sono cancellate.
E la Ferrari, seguita anche qui dal presidente Sergio Marchionne, piombato a Baku sabato notte? Seconda con Vettel, ma con uno «spread» dalla Mercedes tornato netto (16’’6), e quarta con Raikkonen, sorpassato per il podio da Perez all’ultimo giro ma in ogni caso dal destino segnato per una penalizzazione nata da una svista: Kimi ha toccato con le quattro ruote la riga che segna l’ingresso in pit lane, i 5’’ aggiuntivi l’avrebbero comunque condannato.
Riassunto. Se Nico aveva smarrito le redini del Mondiale, le ha riprese: Vettel ha limato 8 punti a Hamilton, ma Lewis ne ha persi 15 e Ricciardo, sotto schiaffo, ha ceduto a Raikkonen il quarto posto nella classifica generale.
Eddie Jordan ha provato invano a scucire a Rosberg riflessioni in proiezione iridata – «Non rispondo: mi godo questo giorno e basta» – però i numeri parlano per Nico. «Avevo delle preoccupazioni alla vigilia? (riferimento al rischio di un terzo k.o., ndr ). No: avanti a tavoletta». Sensazione: quando Hamilton non è nei paraggi, Rosberg si scatena. Ha battuto Lewis anche nello smanettare per risolvere un difetto nelle regolazioni, la buca in cui l’inglese, già penalizzato dal crash in qualifica, ha visto inciampare, e bloccarsi al quinto posto, una tenace rimonta.
Il Gp delle safety car mai uscite – sorpresa salutata con piacere dai piloti: «Prova la nostra qualità» – e della gente che non ha riempito gli spalti è stato noioso e ha tradito le attese. Vettel per scalare il secondo posto ha dovuto disubbidire a un consiglio degli strateghi: all’ottavo giro, invitato a rientrare per passare dalle gomme supersoft alle soft, ha sparato un morbido signornò («Are you sure?») e ha tirato diritto. Poi ha spiegato: «L’idea era di bloccare l’undercut di Ricciardo. Ma le gomme tenevano bene e sono rimasto in pista». Beata insubordinazione: se non ci fosse stata, forse saremmo al bis delle discussioni sulle scelte di Montreal. Kimi Raikkonen, invece, ce l’ha con gli steward che non gli hanno levato di mezzo il traffico mentre tentava di staccare Perez. «È stupido punire un’infrazione ininfluente se poi chi te la infligge non fa il suo lavoro per esporre le bandiere blu».
Alla resa dei conti, è una Rossa che ha sventato la stangata profilatasi al venerdì (Marchionne: «Il risultato è importante e fa guardare al futuro con fiducia») ma che borbotta. Vettel: «Sono felice e orgoglioso per il recupero, però lo scarto non soddisfa. Alla Mercedes fanno qualcosa di intelligente per sfruttare le gomme. Dobbiamo essere intelligenti quanto loro». Diversamente gli «zero tituli» proseguiranno. E svanirà il sogno di Maurizio Arrivabene. Quale? «Vedere un testa a testa tra i miei piloti e quelli là».