Corriere della Sera, 20 giugno 2016
In questo Europeo mancano i centravanti
C’è un fenomeno comune a tutto questo Europeo, la mancanza di centravanti. L’incidenza dei loro gol è sotto il 10%, non ne ricordo uno di qualità diverse. Il più decisivo è stato Vardy entrato però nel secondo tempo. Il più incisivo nella lotta è stato forse Dzyuba, russo, quasi due metri, un guerriero con piedi non elementari. Kane è stato sostituito, la Francia ha Giroud, sempre molto contestato, la Germania Goetze, non un centravanti, perfino Ronaldo si defila. La crisi del primo attaccante è una conseguenza del possesso palla, ormai il modello di tutti. O lo fai ad alta velocità, ma allora sei una grande squadra, altrimenti la palla gira il campo in modo lento. Alla fine offre due soluzioni offensive: o l’uno-due, il triangolo stretto, ma anche per questo bisogna avere doti tecniche alte, o si va al cross dalle fasce a forza di raddoppi. Nel primo caso l’attaccante fa da sponda, non arriva al tiro. Nel secondo, il cross arriva in fondo a un’azione complessa, quindi trova la difesa degli altri schierata. Quando si giudica l’Italia, bisogna almeno mettere in conto che siamo gli unici a non giocare così. Andiamo avanti a scatti elettrici, questo mette disordine nell’avversario. Il centravanti in sostanza è un giocatore soffocato dai nuovi schemi, serve per fare spazio ai compagni, raramente a se stesso. Questo ha portato gli schemi di attacco a contare sempre più sulle mezzali. Sono loro che tirano in porta perché raccolgono le respinte delle difese o indovinano l’inserimento. A sua volta questo elimina il fantasista, altro ruolo scomparso. Salta cioè il dribbling sulla trequarti, quello che elimina la geometria e crea spazio. Questo mi sembra il limite di tutto il calcio europeo, si dà solo importanza alla geometria, che è una componente, non lo scopo finale. Un triangolo è un triangolo anche se non è equilatero. In compenso giocano tutti benino, conseguenza appunto della buona geometria. Ma è un calcio telecomandato, uno spettacolo prevedibile se non sei coinvolto dall’emotività nazionale. Per questo preferisco anche una piccola Italia, perché ha idee diverse, gioca le partite a memoria mettendoci dentro un po’ di confusione genuina.