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 2016  giugno 18 Sabato calendario

In margine all’espulsione dell’atletica russa dai Giochi di Rio e anche dei raid dei tifosi russi agli Europei - su cui vedi nelle pagine precedenti - ci si chiede se stia nascendo o se sia già nata una nuova guerra fredda tra Mosca e l’Occidente

In margine all’espulsione dell’atletica russa dai Giochi di Rio e anche dei raid dei tifosi russi agli Europei - su cui vedi nelle pagine precedenti - ci si chiede se stia nascendo o se sia già nata una nuova guerra fredda tra Mosca e l’Occidente. L’espressione «nuova guerra fredda» è stata effettivamente adoperata ieri da Putin a San Pietroburgo. Però per negarla. «Non vorrei ragionare in termini di nuova guerra fredda, noi non vogliamo nessuna guerra fredda, non è necessaria nessuna guerra fredda. Siamo per una logica di sviluppo delle relazioni internazionali, non per una contrapposizione globale».

Come mai esce fuori questo argomento in un momento in cui si direbbe che l’attenzione è concentrata da tutt’altra parte?
C’è stata un’importante manifestazione di mercato a San Pietroburgo e ci sono andati solo Matteo Renzi, alla testa di parecchie aziende italiane, e il presidente della Commissione europea, Juncker. Niente americani, niente tedeschi, cioè l’Occidente ha adoperato questo appuntamento per rimarcare la sua distanza da Mosca. Aggiungiamo la storia dell’atletica russa e quella dei tifosi russi in Francia e mettiamoci in più il fatto che alla fine di giugno saranno di sicuro rinnovate le sanzioni decise due anni fa al culmine della guerra in Ucraina, e avremo un primo quadro del problema.  

Quindi siamo noi a fare la guerra fredda a Putin.
C’è un secondo quadro del problema, ed è che Putin si è piazzato su tutte le linee di frattura del mondo occidentale e le favorisce. Prendiamo la Brexit, cioè il referendum di giovedì prossimo in cui gli inglesi decideranno se uscire dalla Ue. Putin non solo tifa per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, ma finanzia bellamente il partito-guida della rottura, cioè l’Ukip di Farage. Andiamo in Francia: chi vuole la fine dell’Unione Europea? Marine Le Pen e il suo Front National. Come sono i rapporti tra la Russia e il Front? Splendidi. Un fiume di rubli scorre dalle casse moscovite a quelle di Marine. Spostiamoci in Italia. C’è qualche partito che si dichiara a gran voce amico di Putin, e che sul tema delle sanzioni dà senz’altro ragione a Putin?  

La Lega.
Cioè, lo zar russo lavora alacremente per un’Europa disunita in cui poter esercitare più efficacemente la sua azione. La guerra fredda - cioè la costruzione per l’immaginario collettivo russo di un nemico globale «che ce l’ha con noi» - aiuta potentemente il leader russo a far dimenticare i problemi interni e le difficoltà economiche provocate dal petrolio che non si sblocca, per ora, da quota 50 dollari. L’abilissima manovra in Siria ha contribuito a gettare scompiglio tra i paesi occidentali. La dipendenza energetica dell’Europa dalla Gazprom è un altro elemento di ansia generale. Persino la scarcerazione della pilota ucraina porterà alla fine scompiglio: Nadia Savchenko si candiderà alle elezioni presidenziali, le vincerà e aumenterà il tasso di militarismo ucraino contribuendo ad arroventare il clima nei rapporti internazionali. Anche la simpatia manifestata da Putin verso Trump (e ricambiata) fa parte dello stesso gioco, favorito dalla prossima uscita di scena dell’odiato Obama.  

In questo clima come si spiega che Renzi è andato a questa manifestazione di San Pietroburgo disertata da tutti gli altri?
In questo Forum, intitolato «Capitalizzare sulla nuova realtà economica globale» l’Italia era il paese ospite. Non a caso: la Russia soffre parecchio le sanzioni, e l’Italia soffre parecchio le controsanzioni di Mosca che hanno colpito settori importanti della nostra economia. Ieri Renzi e Putin si sono incontrati, poi Renzi ha annunciato l’intenzione di chiedere la revisione delle sanzioni contro Mosca. «Noi e la Russia abbiamo valori comuni. Mosca è strategicamente importante per la risoluzione dei conflitti internazionali. E l’Italia vuole essere più presente economicamente in Russia». Poi ha aggiunto: «Abbiamo chiuso accordi per più di un miliardo di euro, che potenzialmente spalancano partnership per oltre 4-5 miliardi. Con il buon senso le soluzioni si troveranno facendo uno sforzo tra le autorità russe e quelle europee».  

Quanto costano le sanzioni a loro e le controsanzioni a noi?
Secondo l’Associazione Conoscere Eurasia, nel biennio 2014-’15, «gli scambi tra Italia e Russia sono calati del 31 per cento, per una perdita di 9,6 miliardi di euro, con l’export made in Italy che ha segnato un meno 34 per cento e una contrazione del valore di 3,6 miliardi dal 2015 sul 2013. A risentire della crisi sono stati soprattutto i settori delle tecnologie sofisticate applicate al comparto Oil&Gas, il settore bancario e creditizio che non può erogare linee di credito oltre i 30 giorni e poi anche i prodotti agroalimentari oggetto di sanzioni, i prodotti tessili, abbigliamento e pelle, apparecchi elettrici ed elettronici, macchinari meccanici e mezzi di trasporto».