La Repubblica, 17 giugno 2016
Italia-Svezia, un’altra partita
Una partita completamente diversa da quella col Belgio, narciso da centrocampo in su e ballerino da centrocampo in giù. Anche l’Italia, all’esordio, ha ballato e sofferto, meno del previsto però. E vincere una partita in cui quasi nessuno ti dà favorito ha molti effetti benefici. Serve a Conte: se si fa come dico io si può andare lontano. Serve alla squadra: visto che non siamo così scarsi come credevate? Serve a tutto il gruppo, che potrebbe far sua una frase attribuita a Luciano De Crescenzo: “Siamo angeli con un’ala sola e possiamo volare solo stando abbracciati”. Prima che qualcuno precisi che l’Italia ha più di un’ala, nel linguaggio arcaico, il volare stando abbracciati significa che tutti devono dare tutto (e col Belgio l’hanno dato), altrimenti il nostro gioco non decolla. Dare tutto in termini di attenzione, di corsa, di sacrificio, di assistenza. Non disponiamo del deus ex machina, figura carismatica che finora agli europei s’è vista poco. Le tante partite decise negli ultimi o ultimissimi minuti, quando stanchezza e crampi si fanno sentire, dicono che un’onesta organizzazione di squadra può bilanciare l’assenza dei professori di tecnica. Debuttanti come Islanda e Albania hanno dimostrato che al gran ballo possono starci anche loro, ognuna con le sue armi, le sue forze, le sue debolezze, ma tutte impostate sul collettivo.Completamente diversa la partita di Tolosa per due motivi. Uno è il mutamento del clima intorno ai nostri. Ma davvero può bastare una sola partita per trasformare i figli di nessuno in eroi? Pare di sì. Le aspettative crescono in misura direttamente proporzionale all’affetto e alla stima ritrovati. Il secondo motivo è che l’Italia è chiamata a fare una partita diversa da quella col Belgio: non un mordi e fuggi da vietcong ma una manovra d’attacco più ragionata. La Svezia sì ha il deus ex machina, il grande totem: Ibrahimovic, che resta da prendere con le molle ma nemmeno con lui è riuscita a battere gli irlandesi: ha messo lo zampino, anzi lo zampone, nell’azione del pari su autogol, pari immeritato. Il 4-4-2 di Hamren è macchinoso e monotono. Chissà se ci farà il favore di mettere dall’inizio Berg e non Guidetti e riserverà pochi spiccioli a Ekdal. Che altro? Hanno un buon portiere, Olsson che spinge molto sulla sinistra, Granqvist tra gli stopper più marmorei e sgraziati che mi ricordi. È una Svezia decisamente meno forte del Belgio e baderà soprattutto a difendersi. Ma Conte avrà ripetuto cento volte ai suoi di non abbassare la guardia. Intanto, fa bene a non stravolgere una squadra che pure ha corso più di tutte. Lo fece Sacchi vent’anni fa in Inghilterra e gli disse parecchio male: a casa. I calcoli è meglio farli solo a qualificazione in tasca, cioè da domani sera. Se alcuni dei nostri ammoniti cercassero il cartellino giallo nel finale per saltare la terza partita non sarebbe un dramma. Forse il ct ha già programmato anche questa mossa.