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 2016  giugno 17 Venerdì calendario

Una deputata laburista contraria alla Brexit uccisa in strada • Un pensionato si suicida dopo aver perso quasi tutti i suoi risparmi • La Bce dice che la Popolare di Vicenza ha rifilato titoli rischiosi a 58mila clienti ignari • I legami tra ultrà russi e politica • La Sicilia dilaniata dagli incendi • Campi di facelia per nutrire le api


Britain first Nella cittadina inglese di Birstall la deputata laburista Jo Cox, 41 anni, è stata uccisa con sei proiettili e sei pugnalate. Era da poco uscita dalla biblioteca quando ha avuto uno scambio di opinioni con un uomo che indossava un cappellino bianco. L’uomo si chiama Thomas Mair, 52 anni. Una terza persona è intervenuta per calmarlo, ma non appena questa si è allontanata, Mair ha tirato fuori una pistola e ha fatto fuoco contro la deputata, gridando «Britain first», il nome di un partito di estrema destra. Quando Cox si è accasciata per terra Mair le si è avvicinato e le ha sparato ancora. Ha tirato fuori un pugnale e l’ha accoltellata diverse volte. Prima di andarsene l’ha presa a calci. Mair è stato arrestato nei paraggi. Nonostante il trasferimento in elicottero all’ospedale di Leeds, Cox è morta poco dopo (De Carolis, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

Vittima Jo Cox è diventata parlamentare laburista nel 2015, in un collegio del West Yorkshire tradizionalmente di centrosinistra. Padre operaio in una fabbrica di dentifricio, madre segretaria di scuola, prima di dedicarsi alla politica è sempre stata impegnata nelle organizzazioni non profit, con Oxfam, con Save the Children, con la fondazione di Melinda e Bill Gates. Laureata a Cambridge nonostante le difficoltà economiche, da volontaria era stata in Asia, Africa e Medio Oriente. Sposata con un volontario, due figli. Nel discorso di investitura alla Camera dei Comuni nel 2015 fu tra i pochi a sottolineare la convinzione che il destino del Regno Unito è nell’Europa. Si stava prodigando contro la Brexit e su Twitter aveva scritto: «L’immigrazione è una preoccupazione legittima ma non una buona ragione per lasciare l’Europa» (Cavalera, Cds).

Killer Thomas Mair, 52 anni, killer di Jo Cox, giudicato da tutti solitario, poco loquace ma tranquillo. Da 40 anni residente nella stessa casa popolare di Fieldheld, non aveva un lavoro fisso ma sistemava i giardini delle case in cambio di piccole somme. Nato in Scozia, a Kilmarnock, Mair ha avuto in passato problemi mentali. Dice il fratello: «Era stato in cura da uno psicoterapeuta, prendeva delle medicine, sembrava stare meglio. Non è un uomo violento. Non è neanche particolarmente attivo politicamente. Non so per chi voti, non ne abbiamo mai parlato». Però era stato un abbonato di una rivista sudafricana pubblicata da “The White Rhino Club”, gruppo estremista a favore dell’apartheid che si definisce «contrario alle società multiculturali e all’espansione dell’Islam». Un vicino: «Non posso credere che sia stato lui. Era un tipo solitario, ma affabile. Aiutava la gente con il computer all’ufficio di collocamento. Gli piaceva andare in biblioteca, forse usava il computer lì. Non so cosa facesse» (De Carolis, Cds).

Suicidio Antonio Bedin, 69 anni, ex perito chimico nel gruppo Ferroli. Aveva investito tutto nella Banca Popolare di Vicenza, ma pure lui, come gli altri 200mila azionisti delle ex Popolari venete, aveva dovuto assistere al devastante falò della svalutazione. E così le sue quote, acquistate con un investimento di 290mila euro e giunte nel tempo a valere anche mezzo milione, si erano ridotte a nemmeno 800 euro. Tuttavia sul conto aveva ancora 200mila euro. Era però preoccupato, forse anche per delle cure che avrebbe dovuto affrontare per alcuni problemi di salute. Con il fratello Gaetano si lamentava sempre della truffa subita: «Ce li hanno fregati quei soldi, non tornano più indietro», gli diceva spesso. L’altro giorno si è chiuso in camera da letto, ha scritto un biglietto: «Sto troppo male». Si è raccomandato per i suoi cani: «I soldi ci sono». Si è tirato un colpo di pistola alla testa. Sera di mercoledì, a Montebello Vicentino, centro di neanche settemila anime alle pendici dei monti Lessini.

Banca L’ispezione della Banca centrale europea, condotta tra il 26 febbraio e il 3 luglio 2015 alla Popolare di Vicenza rivela che i profili di 58mila azionisti, tra vecchi e nuovi, non risultano in linea con le normative Mifid, la direttiva europea (Market in Financial Instruments directive) che, tra le altre cose, impone di classificare i clienti in modo adeguato per fornire loro servizi finanziari appropriati. L’ex presidente Gianni Zonin e l’ex amministratore delegato Samuele Sorato, oggi indagati per aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza, hanno portato con due aumenti di capitale i soci a 108mila con una crescita del 57% in soli due anni. Però «gli aumenti di capitale del 2013 e del 2014 – si legge nel documento - sono stati portati a termine adottando un approccio non in linea con le normative Mifid, poiché la Bpvi non ha stilato il profilo di rischio completo dei clienti attraverso i test prescritti oppure li ha alterati a suo vantaggio» (Galbiati, Rep).

Tifosi Alexander Shprygin, il capo dell’associazione dei tifosi russi che sarà espulso dalla Francia per i disordini commessi, ha iniziato come capo dei tifosi della Dinamo di Mosca per poi fondare l’Associazione nazionale. Nel 2010, quando uno dello Spartak morì in uno scontro con immigrati del Caucaso, cinquemila giovinastri di tutte le squadre cittadine razziarono il centro della capitale al grido di «Sieg Heil» (il saluto nazista) e «Russia ai russi». Poi Shprygin venne fotografato sullo stesso autobus che portava l’allora premier Vladimir Putin a deporre fiori sulla tomba del tifoso morto. Ha fatto l’assistente del vice presidente della Duma Igor Lebedev (che ha appoggiato gli hooligan di Marsiglia), figlio del leader storico dell’estrema destra Vladimir Zhirinovskij. Sembra anche che vari gruppi politici e giovanili nati in questi anni su iniziativa del Cremlino sono pieni di ultrà delle curve: Nashi, Camminiamo Insieme, la Giovane Guardia (Dragosei, Cds).

Incendi Nelle ultime 36 ore in Sicilia sono divampati 500 incendi. Da Palermo a Trapani, da Agrigento a Messina sono decine gli intossicati, tanta paura soprattutto in due scuole materne di Monreale. Colpa anche del forte vento di scirocco, che ha impedito ai Canadair di intervenire. Ma soprattutto colpa dei piromani: si pensa che siano ottanta i roghi dolosi, proprio alla vigilia della partenza del piano antincendio della Regione. Cefalù e la zona delle basse Madonie sono isolati e un centinaio le perosne allontanate da case a alberghi. Chiuso un tratto dell’autostrada Palermo-Messina. Bloccato anche un tratto della Palermo-Mazara del Vallo, fra Carini e Cinisi. Stop alle principali linee ferroviarie regionali, da Palermo in direzione di Messina, Catania e Agrigento. Non sono partiti neanche i servizi sostitutivi con i pullman, perché molte strade sono rimaste avvolte dal fumo. A Palermo è incendiato il Monte Pellegrino che sovrasta la città, duecento le persone evacuate dalle abitazioni. Nel mirino dei piromani è finita anche l’oasi costiera Wwf delle Saline di Trapani (Palazzolo, Rep).

Fiori A tutti i coltivatori di mais la Sis (Società italiana sementi), la più grande azienda sementifera italiana, donerà una partita di facelia, una pianta che fa fiori viola, irresistibili per le api. La Facelia fiorisce da metà maggio fino a luglio, quando le api hanno problemi a trovare dei fiori. «Per ogni dieci ettari di mais, uno verrà coltivato a facelia - spiega Marco Conti, direttore della Sis -. Al progetto hanno aderito i grandi consorzi agrari del territorio dell’Emilia Romagna come Emilcap, Terre Padane e Adriatico che producono mais italiano. Quando il fiore si esaurirà, si userà come sovescio, cioè come concime naturale (Camboni, Cds).

(a cura di Daria Egidi)