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 2016  giugno 17 Venerdì calendario

Nel tranquillo villaggio di Birstall, vicino Leeds (West Yorkshire), un uomo di 52 anni, forse gridando «La Gran Bretagna prima di tutto» («Britain first») e il nome di un partito di destra, ha ucciso, a coltellate e con tre colpi di pistola (l’ultimo alla testa), Helen Joanne Cox, parlamentare laburista, eletta per la prima volta l’anno scorso, 42 anni, sposata con due figli, detta affettuosamente Jo

Nel tranquillo villaggio di Birstall, vicino Leeds (West Yorkshire), un uomo di 52 anni, forse gridando «La Gran Bretagna prima di tutto» («Britain first») e il nome di un partito di destra, ha ucciso, a coltellate e con tre colpi di pistola (l’ultimo alla testa), Helen Joanne Cox, parlamentare laburista, eletta per la prima volta l’anno scorso, 42 anni, sposata con due figli, detta affettuosamente Jo. L’assassino dovrebbe essere l’uomo arrestato, l’inglese Thomas Mair detto Tommy, 52 anni, di cui il Daily Mirror pubblica una foto in cui appare in tuta mimetica e con un berretto da baseball in testa. Il profilo dell’episodio è ancora confuso: la deputata si sarebbe trovata in un bar dalle parti della biblioteca di Birstall, nel quale sarebbe scoppiata una lite tra due persone. Oppure, in questo bar o all’uscita di questo bar, il killer la aspettava. Sembra accertato che la poveretta sia stata vista sulla porta di questo locale, sanguinante, barcollante. Sarebbe caduta a terra, priva di sensi, tra due macchine parcheggiate. L’eliambulanza è arrivata dopo pochi minuti e l’ha portata all’ospedale di Leeds. L’attentato risale alle due del pomeriggio, e verso le cinque la Cox ha cessato di vivere. Un altro uomo sarebbe leggermente ferito. Un testimone, di nome Hithem Ben Abdallah, riferisce: «Sembrava che l’assassino avesse una pistola vecchia, un aggeggio della prima guerra mondiale o fatto in casa. Non il genere di pistola che si vede normalmente». L’ipotesi per ora è che l’attentato vada inserito, drammaticamente, all’interno della campagna inglese per la cosiddetta Brexit, il referendum che giovedì prossimo deciderà della permanenza della Gran Bretagna nell’Unione Europea. I due schieramenti (Exit e Remain) hanno deciso all’istante di sospendere ogni forma di propaganda, e dunque sulla campagna referendaria è sceso il silenzio. Jo era favorevole alla permanenza del suo paese nell’Unione Europea, in rete sono apparse subito foto che la mostrano alla manifestazione sul Tamigi per il no all’uscita. Ma era anche un gran difensore dei migranti e dell’intervento britannico in Siria e quindi come escludere che anche questo sangue faccia parte del sangue che gli islamici estremisti stanno spargendo nel mondo come reazione rabbiosa alle sconfitte che il Califfo sta subendo sul terreno? Sul movente per ora la polizia non si pronuncia.

Una delle due parti trarrà un qualche vantaggio da questa tragedia?
Chi sa. In astratto potrebbe spostare qualche consenso da quelli favorevoli all’uscita a quelli che vogliono rimanere. Se l’assassino fosse stato un arabo, il percorso dei consensi sarebbe magari stato inverso. Durante questi ultimi giorni di campagna elettorale si è parlato quasi solo di migranti. Ma è possibile che la morte della Cox non sposti niente.  

Cosa dicono i sondaggi? Chi è in vantaggio?
Tutte le rilevazioni dànno in vantaggio l’uscita. Ancora qualche giorno fa era in vantaggio il Remain. Ma è successo qualcosa, forse questa improvvisa accentuazione, nei comizi, del pericolo rappresentato dalle migrazioni. La propaganda favorevole alla Brexit ha insistito sul fatto che la Ue, per non inimicarsi Erdogan, ammetterà presto la Turchia e con l’apertura dei confini una massa di turchi poveri si riverserà in Gran Bretagna.  

Può succedere?
È una sciocchezza. Prima di tutto, nonostante le civetterie della Merkel con Erdogan perché si tenga i tre milioni di siriani che vivono nei campi turchi, l’ipotesi di un’entrata di Istanbul nell’Unione è altamente improbabile, se non altro perché Grecia e Cipro porrebbero il loro veto. E questo è sufficiente a bloccare tutto. Poi c’è il trattato di Le Toquet, che non sarà toccato dall’eventuale uscita della Gran Bretagna.  

Di che si tratta?
È un accordo bilaterale tra Francia e Gran Bretagna, in base al quale gli inglesi devono vigilare affinché dall’Inghilterra nessun clandestino passi in Francia e i francesi devono far lo stesso con i migranti che dalla Francia volessero passare in Inghilterra. Abbiamo parlato tante volte di quel popolo di disperati che vive a Calais: sono i francesi che li tengono fermi, in forza di quel trattato. Che continuerà a funzionare anche dopo il 23 giugno, qualunque sia l’esito del voto.  

Quanto costerebbe l’uscita della Gran Bretagna?
A loro, secondo calcoli del Cancelliere dello Scacchiere John Osborne, 30 miliardi di sterline solo per cominciare. L’aliquota base della loro Irpef sarebbe aumentata del 2% e quella marginale del 3%, tagli di almeno il 2% a sanità, pubblica istruzione e difesa, innalzamento delle tasse di successione, carburante e alcolici. Senza contare che l’atteggiamento della Ue verso gli inglesi sarà estremamente ostile, per scoraggiare eventuali uscite future. Per l’Europa, secondo alcuni, l’andata via degli inglesi potrebbe persino essere positiva. Ma avremo modo di parlarne prima di giovedì prossimo.