Il Messagero, 16 giugno 2016
Domenico Maurantonio, il 19enne morto in gita a Milano, non si è suicidato: qualcuno lo ha tenuto per le gambe a testa in giù dalla finestra del quinto piano dell’albergo e poi lo ha lasciato andare
Sospeso a testa in giù dalla finestra al quinto piano dell’albergo e poi lasciato andare all’improvviso. Una morte terribile, con un estremo tentativo di difesa: quello di cercare un appiglio appoggiandosi al muro. Domenico Maurantonio aveva diciannove anni, era in gita scolastica a Milano per visitare l’Expo con i compagni del liceo scientifico Nievo di Padova. Ma a casa non è mai tornato e dopo oltre un anno di indagini il legale della famiglia è pronto a depositare in Procura il risultato delle corpose indagini difensive. Tremila pagine che raccontano una storia completamente diversa rispetto alla ricostruzione dei fatti emersa fino a oggi: Domenico non si è sporto da solo dalla finestra nel corridoio dell’hotel, qualcuno lo ha tenuto appeso per le gambe a testa in giù. E il suo corpo, trovato a pochi centimetri dalla parete dell’edificio, sarebbe stato spostato. «Nel determinare la morte di Domenico hanno avuto un ruolo anche altre persone», sostiene l’avvocato Eraldo Stefani.
DEPISTAGGIO«Sia chiaro, qui non si accusa nessuno. Vogliamo la verità. Domenico è morto solo per la sua famiglia o anche per altri? Se non è deceduto per un malore e non si è suicidato, allora questa tragedia necessita di un’indagine ben più approfondita», afferma il difensore. Con il pool di periti, un medico legale e un ingegnere forense, ha fatto sopralluoghi, attività di repertamento, analisi di laboratorio. E il primo dato che si evince è quello dello sganciamento di Domenico. «Da qualcosa o da qualcuno? Le risultanze ci dicono da qualcuno, anche se non è dato sapere se questo sganciamento sia voluto o intenzionale», spiega Stefani. La prova che il ragazzo fosse appeso per le gambe è fornita dall’impronta «nitidissima» del palmo della mano destra con le dita rivolte verso il basso sul muro esterno, proprio sotto alla finestra. Forse lo studente si è appoggiato alla parete nel tentativo di aggrapparsi a qualcosa e questo, stando ai calcoli dell’ingegnere forense, «genera anche una rotazione del corpo, che infatti è caduto a una distanza di un metro e quaranta centimetri dall’edificio». Domenico è precipitato su alcuni gradini esterni, ma è stato ritrovato perpendicolare alla finestra. «Da quella scala qualcuno lo deve aver spostato – spiega il legale – Un tentativo di rianimare il giovane o più probabilmente di nascondere il cadavere o depistare le indagini».
ALCOL NELLO STOMACOSi sfoga Bruno Maurantonio, il padre del ragazzo: «È evidente che al momento della morte di Domenico con lui c’erano altre persone. Ora l’augurio è che chi sa finalmente parli». Stando alle deposizioni dei compagni, la sera del 10 maggio 2015 Domenico si è lavato i capelli ed è andato a letto. Verso le sei e mezza del mattino il compagno che dormiva accanto a lui si è accorto che il giovane non c’era ma si è subito riaddormentato. L’ultimo messaggio dal telefono dello studente è partito alle 5.20, il suo corpo è stato trovato alle 7.30. Tuttavia in base alle analisi del professor Massimo Montisci, dell’istituto di Medicina legale dell’Università di Padova, Domenico avrebbe bevuto «non meno di tre bicchieri di liquore o superalcolico» e lo avrebbe fatto «appena cinque minuti prima di cadere dalla finestra, l’alcol non era ancora entrato in circolo». Conclusione dell’avvocato Stefani: «Nei minuti antecedenti la sua morte il ragazzo non era solo. Stava bevendo con i compagni».